Sulla Terra sta per giungere l’inferno… e sarà un solo uomo a portarlo con sé!
Uno dei titoli più sbalorditivi del 2016 è stato senza alcun dubbio Doom, il reboot di una delle saghe più importanti che la storia dei videogiochi abbia mai conosciuto e padre del genere First Person Shooter. Se quattro anni fa, Doom presentava il ritorno del Doom Guy (rinominato Doom Slayer per l’occasione) nella scena FPS recuperando gli stilemi del genere e fondendoli con una componente fortemente action, il suo successore Doom Eternal tenta nell’impresa di spingere ancora più in là l’asticella qualitativa del predecessore con un impianto di trama molto più strutturato e una personalizzazione del nostro slayer e del suo arsenale più profonda e soddisfacente, nonché una struttura dei livelli più interessante e densa di segreti da scovare. Noi abbiamo passato all’incirca tre ore con il titolo di Bethesda, toccando con mano le novità, e ci siamo fatti la nostra prima impressione sul titolo.
Il tratto che più ci ha sorpreso è stato l’inserimento di una trama che accompagna l’incedere dell’azione dello Slayer. Se nel primo capitolo la storia era più un pretesto per la carneficina e rimaneva sullo sfondo per non rubare il palcoscenico al gameplay furioso e adrenalinico, Doom Eternal ci mette davanti una mole di informazioni e di dettaglio su quanto stia avvenendo sulla Terra molto interessante, impreziosito, mano a mano che si prosegue, da cutscene lunghe e dialoghi importanti che delineano trama e avvenimenti, costruendo attorno al protagonista qualcosa di nuovo e di inedito. Il Doom Slayer non sarà solo un fantoccio nelle mani del giocatore, ma inizierà ad acquisire maggiore spessore come personaggio senza tradire la sua origine. Per i livelli che abbiamo esplorato, siamo entrati in contatto con iconografie nuove che descrivono ed espandono meglio la cosiddetta lore della saga, anche grazie ai soliti codex rinvenibili in giro per i livelli, e ci hanno fatto sentire maggiormente coinvolti e desiderosi di saperne di più. Ovviamente è presto per poter dire se la storia abbia grande rilievo all’interno di Doom Eternal, ma di sicuro il titolo sembra voler andare verso questa direzione e le affermazioni rilasciate dal team di sviluppo, relative al fatto che Eternal duri di più rispetto ad altri titoli del genere, sembrano supportare la tesi. Sebbene gli accenni di cui abbiamo fatto esperienza non fossero molti, sono stati sicuramente di rilievo e ci hanno fatto sperare sulla qualità generale dell’opera su questo fronte. Siamo genuinamente curiosi e non vediamo l’ora di saperne di più.
Non vi preoccupate. Il gameplay rimane ancora il cuore del titolo che anche questa volta non si smentisce nella sua dinamicità e nella violenza. Il gameplay di Doom rimane invariato nella sua velocità e brutalità, ma con Eternal la vostra scelta delle armi e l’uso delle abilità si farà più oculata e – ve lo possiamo assicurare – più appagante: questa volta uccidere un nemico con un’arma invece di un’altra o sconfiggerlo con un’abilità oppure una finisher invece di riempirlo semplicemente di piombo vi premierà con il rilascio di punti vita, scudo o munizioni a seconda della kill. Nelle prime fasi di gioco non ne sentirete il bisogno, tuttavia andando avanti salirà la necessità di razionalizzare le munizioni che andranno via via scarseggiando, così come la possibilità di trovare oggetti curativi e così via. Dovrete essere rapidi ed efficienti, sicuri dei vostri mezzi e sfruttare tutto lo sfruttabile per guadagnare vantaggio. Le risorse per la mappa saranno poche e negli encounter più importanti (che si faranno sempre più tosti) avrete bisogno di utilizzare la testa per non venire sopraffatti. Il detto “chi si ferma è perduto” trova in Doom Eternal un’applicazione più che concreta in quanto i nemici, soprattutto i più grossi e cattivi, ci cercheranno per annientarci, dunque saremo costretti a muoverci e a rimanere sempre sull’offensiva anche in momenti nei quali vita e munizioni scarseggiano. Da questo punto di vista, il nuovo Doom si propone di essere punitivo nel giusto modo, sicuramente una nota positiva che ci ha piacevolmente colpito.
Alcuni potrebbero pensare che buona parte delle novità e delle reintroduzioni possano andare ad inficiare quello che Doom e il suo reboot hanno significato in questi anni, tuttavia ciò che ci siamo ritrovati tra le mani è un prodotto molto maturo che potenzia una formula originale già di per sé ben costruita. Una naturale evoluzione che ci ha appassionato per tutte le tre ore che abbiamo passato e che ci fanno fortemente desiderare di provare il gioco completo per confermare le nostre sensazioni. Sensazioni che ripetiamo essere fortemente positive: le alte aspettative che avevamo quando siamo entrati nella sala di prova (dove ad attenderci c’erano dei super PC che ci hanno permesso di provare il tutto a 1080p e 60 FPS granitici) sono state ampiamente superate. Ciò che crediamo è che questo siamo il miglior Doom mai realizzato e in grado di donarci davvero tante, tante ore di pura carneficina in modalità singleplayer. Non vediamo l’ora che arrivi il 20 marzo.
Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su Facebook, Instagram, Telegram, YouTube, Discord, Steam e Twitch.