La next gen sarà la last gen? Timori di un nostalgico su comunicazione e spettacolarità degli annunci
È ufficiale: siamo in pieno hype per la next gen.
Notizie, dettagli e leak più o meno verificati rimbalzano per il web facendo più volte il giro del mondo. La fame di informazioni è alle stelle e dietro le quinte dei siti specializzati i redattori scalpitano per pubblicare il più velocemente possibile ogni nuovo particolare.
Insomma, non ci sono Cyberpunk 2077 o The Last of Us: Parte II che tengano, il reveal delle console next gen è sempre il culmine massimo dell’hype del settore. Basti pensare al botto mediatico che fece la presentazione a sorpresa di Xbox Series X ai The Games Awards 2019, in grado di catalizzare su di sé l’attenzione durante le settimane successive: ennesima riprova sia del successo della strategia di Phil Spencer, sia che l’esternalizzazione dall’E3 funziona alla grande.
E a proposito di E3, Sony ha nuovamente fatto parlare di sé annunciando la sua seconda assenza di fila alla celebre manifestazione di Los Angeles, a prova di quanto il marchio PlayStation sia arrivato ad un livello di popolarità tale da poter dettare le proprie regole all’interno del settore.
Ma non siamo qui a fare un riassuntone della situazione della next gen, siamo qui a parlare di quanto questa sensazione di curiosità e hype ci mancherà in futuro.
Una generazione di transizione
Dopo otto generazioni di console ci si aspetta che le dinamiche siano ormai ben rodate, eppure questa nuova tornata di macchine parte con alcune caratteristiche piuttosto inedite: la nona si presenta infatti come una generazione di transizione fra due mondi, in bilico fra la fisicità e le forme massicce di Xbox Series X e la virtualizzazione di Google Stadia.
Il nuovo servizio del colosso di Mountain View ha infatti avuto il merito di indicare per la prima volta in maniera chiara e definita le regole del videogioco in streaming, lontano dai goffi tentativi di PlayStation Now e dalle costrizioni hardware di Game Pass. Che poi la realizzazione sia ad oggi deficitaria poco importa: l’obiettivo è chiaro e Sony e Microsoft stanno correndo ai ripari proponendo all’interno delle loro console (attuali e future) quello che è il corrispettivo servizio in abbonamento.
Se oggi come oggi pensare al dominio del cloud risulta piuttosto avveniristico, basta rivolgere il proprio sguardo ad appena 7 anni fa, quando l’annunciata necessità di Xbox One di essere sempre connessa a Internet ci sembrò assolutamente pretenziosa. Alla luce di questo confronto appare quindi più che mai lecito supporre che nel corso di questa generazione i servizi prenderanno il sopravvento, liberandosi dai vincoli di questo hardware mortale per assurgere nel cloud al fianco di Stadia (sempre se questa sopravvivrà abbastanza). Insomma, nonostante la fine delle console sia stata a lungo profetizzata fin dai tempi delle riviste cartacee, è molto probabile che questa sia la volta buona, e se il digitale non è mai riuscito a rimpiazzare completamente il supporto fisico, con i servizi in streaming la strada è obbligata.
Può essere quindi pronta un’utenza ancora restia ad abbandonare le versioni pacchettizzate dei giochi, a dire addio alle console fisiche in toto? Probabilmente no, o almeno non nel breve termine.
Questione di personalità
Atari 2600, NES, Sega Mega Drive, Game Cube: basta citare qualche esempio per evocare nella memoria di ogni appassionato non solo l’aspetto della console, ma anche quel particolare periodo della propria vita durante il quale quello specifico pezzo di hardware è diventato parte integrante del proprio salotto. Dalla forma dello chassis all’esperienza tattile del controller, dalle schermate dell’eventuale sistema operativo, fino alle intro di accensione: tutto questo contribuisce a definire una vera e propria personalità in grado di smuovere nostalgie e attaccamenti verso la console stessa. Provate a lanciare il video sottostante e diteci se vi lascia indifferenti.
Ebbene, il reveal di ognuno dei singoli sopraccitati elementi che vanno a definire le console è fonte e motore di quell’hype che un singolo gioco non sarà mai in grado di uguagliare, e nell’ottica di un futuro prossimo senza tutto questo non si può che supporre una perdita di spettacolarità per quanto riguarda la parte di comunicazione.
Una strada a senso unico
Con buona pace dei nostalgici, il passaggio al digitale ed in particolare allo streaming è inevitabile ed irreversibile. Servizi come Netflix e Spotify sono entrati nella quotidianità di milioni (per non dire miliardi) di persone, e per quanto si possa discuterete di cosa si stia effettivamente acquistando dal momento in cui si sottoscrive un abbonamento, la praticità e l’accessibilità di servizi come questi vanno di fatto ad annullare il rimpianto della copia fisica (al netto di casi specifici quanto sporadici dettati dall’attaccamento al singolo prodotto, nei quali si preferisce comunque l’acquisto retail).
Ebbene, durante la nona generazione Sony e Microsoft in particolare cercheranno di traghettare la propria utenza verso il relativo servizio di riferimento, in una tabella di marcia dettata in particolare da Stadia, la cui offerta oggi trascurabile non può far altro che crescere. E quindi, nonostante non ci sia modo di vedere con chiarezza ciò che ci aspetta oltre PlayStation 5 e Xbox Series X, è più che mai auspicabile che la decima generazione si giocherà su dispositivi minuscoli ed anonimi come i Chromecast o addirittura su app, rendendo di fatto gli imminenti annunci delle console next gen gli ultimi della storia.
Niente più terrificanti ed improbabili render, niente più speculazioni su quale sarà la più potente, niente più supposizioni su prezzi di uscita e giochi al lancio: solo un desolante ed infinito more of the same rotto saltuariamente dalle notizie di un annunciato aumento di risoluzione conseguente al rinnovamento della server farm di turno. Distopico, no?
Veterani con doppio stick
Ciò che tuttavia non si può rinnovare con un aggiornamento software o l’aggiunta di qualche migliaio di rack, è il controller: unico superstite a questa vaporizzazione dell’hardware casalingo.
Oggigiorno l’uscita di una console è infatti anche una buona occasione per rinnovare il controller, rendendone più ergonomica la forma, aumentando la sensibilità dei tasti, migliorando la tecnologia di vibrazione o aggiungendo nuovi elementi quali microfoni od improbabili strisce luminose.
Ebbene, ancora non è chiaro quali occasioni e con quale frequenza si sfrutteranno per fare un rinnovamento dei controller. Allo stesso tempo è lecito supporre che la retrocompatibilità totale promessa dai servizi in streaming non permetterà più enormi stravolgimenti su questo fronte, dovendo presumibilmente mantenere i controller compatibili con l’intero parco titoli.
Quali annunci faranno quindi gioire i videogiocatori in futuro? Esisterà qualcosa di altrettanto esaltante quanto le attuali notizie sulle nuove console? Questo non ci è ancora dato saperlo, tuttavia l’idea che questo 2020 possa essere l’anno degli ultimi reveal di sempre non può che renderci un po’ malinconici, e allo stesso tempo, donarci ulteriore motivazione per cercare di godere al meglio di questi nuovi attesissimi annunci.