L’Italia da un anno a questa parte è in balia delle potenze maggiori per quanto riguarda i rapporti con Huawei. Da una parte ci sono gli USA, in continuo conflitto economico con la Cina da più di un anno; dall’altra c’è la Cina, che con l’Unione Europea e la Russia sta cercando di mantenere buoni rapporti per espandersi in Occidente. Huawei è l’elemento chiave per questa espansione, ma gli ultimi dubbi sulla sicurezza hanno frenato la sua partecipazione allo sviluppo del 5G in Europa.
Questione di sicurezza
Nonostante l’Inghilterra sia stato il primo terreno di test per il 5G fornito in collaborazione con Huawei, il resto dell’Unione non è ancora convinto, compresa l’Italia. Nell’ultimo rapporto del 2019 stilato dal COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) è però risultato chiaro un intento, ovvero aumentare la sicurezza:
“Si auspica un innalzamento degli standard di sicurezza idonei per accedere all’implementazione di tali infrastrutture (5G, ndr), valutando l’esclusione delle aziende cinesi dall’attività di fornitura di tecnologia per le reti 5G.”
Ma non è l’unica nota presente nel documento del COPASIR, poiché esso finisce con una dichiarazione ancora più palese:
“Il Comitato non può che ritenere in gran parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G.”
L’influenza statunitense
Alla fine è chiaro che c’è lo zampino degli interessi geopolitici, ancor più che economici, americani. L’accusa fondamentale è che Huawei ha rapporti molto intensi con il Partito Comunista Cinese, svolgendo attività di spionaggio industriale. Eppure le prove non sono sufficienti e/o chiare per reggere tale accusa, come ha ribadito con convinzione l’azienda di Shenzhen.
Dunque un problema economico che avanza ancora e che mette in una morsa il Belpaese, che ora sembra aver deciso di escludere i cinesi dalla creazione delle infrastrutture. Una mossa che da una parte forse gioverà nel rapporto con gli USA, specialmente con Donald Trump che ha sempre l’asso nella manica chiamato “dazio”, mentre dall’altra potrebbe ostacolare la nascita della “Nuova Via della Seta” che ha come meta europea proprio Trieste.
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