È un meteorite figlio del sistema solare che all’anagrafe spaziale risponde ad Acfer 094, pesa 82 grammi ed è stato rivenuto sulla Terra, precisamente in Algeria, nel 1990. Nuove tecniche di indagine microscopiche e spettroscopiche che utilizzano raggi X ed emissione di elettroni lo hanno portato alla ribalta, mostrando la presenza di buchi, resti fossili di quelli che si pensa fossero cristalli di ghiaccio risalenti all’origine del Sistema Solare.
La struttura individuata ricorda una spugna, con i tipici fori, ma delle dimensioni di un globulo rosso.
“Questi spazi si formano quando per effetto della presenza di acqua, sotto forma di ghiaccio, la struttura originale composta di polvere cosmica si aggrega e ne segue la forma”, spiega il planetologo giapponese Megumi Matsumoso che ha coordinato il gruppo dell’Università di Kyoto, in collaborazione con l’Accademia Cinese delle Scienze ed il Museo di Storia Naturale di Londra.
L’origine del meteorite
La data di nascita di questo meteorite è da ricercare 4,6 miliardi di anni fa, all’inizio del Sistema Solare: infatti, questa tipologia di aggregati è creata a partire dai gas delle nebulose o da residui di proto-pianeti. Dalla mappatura del meteorite inoltre, se ne scopre anche la provenienza: pare provenga dalle regioni più interne del Sistema Solare. Questi dati, uniti alla composizione del campione analizzato, fanno supporre che si tratti dei resti di un planetesimale, ossia un oggetto roccioso primordiale alla base della formazione dei pianeti, asteroidi e del sistema solare.
Testimone dell’inizio
Cosa ci dice questo sasso spaziale? Ci dà importanti informazioni riguardo l’origine del Sistema Solare e la sua espansione; aggiunge importanti elementi per le teorie sul processo di formazione dei Pianetesimali e ci offre un’interessante visione sui materiali presenti lassù. Nell’attesa di altre scoperte,
Per Lapidibus, ad Astra
Attraverso i sassi, alle stelle
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