Xbox Game Pass: resoconto, impressioni e analisi della next gen da un giocatore PlayStation di vecchia data
La scelta più saggia nel veicolare la propria preferenza verso un sistema di gioco piuttosto che un altro è quella di valutare quale di questi è in grado di offrire un livello qualitativo e quantitativo più in linea con le proprie esigenze oltre, ovviamente, a dover rientrare in una fascia di prezzo compatibile con le proprie tasche.
Ebbene, la spinta positiva che ebbe PlayStation 4 durante il suo inizio vita e la quantità enorme di esclusive di qualità, hanno permesso alla console di superare le 103 milioni di unità vendute, sorpassando colossi come Wii e la PlayStation capostipite, fino a diventare la seconda console casalinga più venduta della storia subito dopo l’irraggiungibile PlayStation 2.
Novità sotto il televisore
Ebbene, fra quelle 103 milioni di console c’è anche quella del sottoscritto che, da una manciata di anni a questa parte, monopolizza il mio intrattenimento videoludico, se non fosse per qualche indie acquistato su Steam per due noccioline e una pacca sulla spalla e fatto girare su un vecchio PC usato principalmente per scrivere.
Fare questo lavoro tuttavia permette di avere una visione piuttosto completa del mercato, dando sì ulteriore conferma di quanto optare per PlayStation 4 sia stata una scelta più che giusta, ma anche di tutto ciò che è precluso a causa di una scelta tanto monopolista. Una console tuttavia è una bocca da sfamare sempre ingorda di nuovi titoli e di attenzioni, e la consapevolezza del non poter dedicare ad una seconda arrivata la necessaria dedizione (unita inoltre ad una smodata ma a volte vacillante forza di volontà), mi ha sempre dissuaso dal fare ulteriori acquisti, facendomi inoltre guadagnare la stima della mia fin troppo paziente consorte.
Finché un brutto giorno, durante una innocua navigata su Amazon, la sezione dedicata alla cronologia mi propose la Master Chief Collection (che avevo rimirato in un momento in cui avevo particolarmente bisogno di affetto) al prezzo di ben 14 euro. Questo dato, incrociato con la consapevolezza che una povera Xbox One stava giacendo inscatolata da anni nell’armadio di un caro amico, mi ha mosso a compassione e ha fatto in modo che, da qualche mese a questa parte, la mia PlayStation 4 diventasse gelosa verso questa inaspettata (seppur temporanea) compagna di ripiano.
E così, fra crivellare un Brute e spiaccicare un Flood, arriviamo all’appena passata GamesCom di Colonia ed in particolare allo stuzzicante annuncio di 2 mesi di Xbox Game Pass Ultimate a soli 2 euro. Dopo un’attenta sbirciata al catalogo e galvanizzato della fresca inclusione di Devil May Cry V, sottoscrissi l’abbonamento sotto lo sguardo atterrito di PlayStation 4 sempre più timorosa di essere abbandonata in autostrada.
Ribaltamento di dinamiche
Come si sa, Xbox Game Pass propone un modello di business differente rispetto al consueto acquisto del singolo gioco: ciò che si compra è infatti il tempo a cui si ha accesso alla sterminata libreria proposta, portando in dote un radicale cambiamento delle dinamiche di scelta, fruizione e godibilità dei titoli stessi. La differenza si avverte in modo ancora più marcato a seguito della scelta di non rinnovare l’abbonamento, che porta all’ulteriore consapevolezza di avere tempo limitato e quindi a macinare giochi con una certa impazienza, auto imponendosi di rispettare le tempistiche della propria scaletta mentale con l’obiettivo di depennarne più titoli possibili. La conseguenza diretta è quella di dare priorità ad esperienze lineari e relativamente brevi a spese di quelle più impegnative per tempo e difficoltà. E così nel mio caso Gears of War: Ultimate Edition e Devil May Cry V hanno preso il posto di Ashen o Dead Cells i quali, dopo una quindicina di ore, sono stati relegati nella categoria “belli, ma magari un’altra volta”. Allo stesso modo il bellissimo Hollow Knight ha lasciato spazio al meno frustrante e altrettanto bello Ori and the Blind Forest.
Questa tendenza portata all’estremo potrebbe spingere il giocatore meno paziente ad abbandonare un titolo alla prima difficoltà, portando ad una inconcludenza generalizzata e rigettando il concetto stesso di sfida che è intrinseco di numerosi generi. D’altra parte, l’esborso di denaro per un singolo videogioco è invece incentivo all’impegno e alla dedizione, dovendo in qualche modo giustificare i quattrini spesi e “convertirli” così in tempo di gioco, superamento di sfide e quindi divertimento e soddisfazione.
Allo stesso tempo un così nutrito catalogo può portare a dedicarsi a giochi precedentemente non prioritari, facendo sì scoprire ottimi titoli che non si sarebbero conosciuti altrimenti, ma anche a rimandarne altri non inclusi nell’abbonamento ma considerati più importanti, mettendo così in pausa la tabella di marcia su di un backlog già normalmente irraggiungibile.
Next gen is coming
Il recente X019 inoltre ha dato ulteriore dimostrazione sia di quanto Microsoft consideri i servizi il futuro dell’industria, sia della posizione di netto vantaggio in cui si trova Xbox Game Pass rispetto ai diretti competitor. La notizia dell’introduzione di Project xCloud direttamente nell’abbonamento ha inoltre permesso al servizio di compiere quell’ulteriore balzo tecnologico, affiancando e superando i concorrenti anche sul versante streaming.
PlayStation Now ha infatti bisogno di una svecchiata che gli permetta di raggiungere il 4K (ormai reale standard di mercato) e ne venga ampliata l’accessibilità su dispositivi portatili. La necessità più impellente a livello di catalogo invece è quella di puntare maggiormente sulla qualità che sulla quantità; l’enorme cifra di oltre 700 giochi attualmente inclusi in Now è infatti composta per lo più da titoli PS2 e PS3, relegando il catalogo PS4 a nomi piuttosto datati o di scarsa attrattiva (ad eccezione delle recenti aggiunte God Of War e Uncharted 4). Considerato sia che Sony si trova per l’ennesima volta a rincorrere Microsoft sul fronte dei servizi, sia il parco di eccellenze che compongono i suoi studi first party e relative IP, sarebbe una scelta piuttosto miope e poco lungimirante non includere le esclusive (quantomeno alcune) in day one su Now in un prossimo futuro. Si spera che quando la compagnia giapponese uscirà finalmente allo scoperto dopo il silenzio stampa in cui si è rinchiusa negli ultimi anni, annunci un reale adeguamento dei suoi servizi. In un ipotetico scenario in cui i sequel di Horizon, God Of War e Days Gone (solo per citarne alcuni) fossero inclusi in Now al day one, Sony avrebbe davvero la forza per sverniciare la concorrenza. Tuttavia, l’estrema popolarità del marchio PlayStation e l’attuale posizione di vantaggio sul mercato, potrebbero far sì che questa strategia venga tenuta ancora nel cassetto per poi essere usata come piano B nel caso in cui le cose per Playstation 5 si mettessero male. Ci si augura tuttavia che Sony abbia imparato la lezione e che non pecchi più di presunzione come successe al lancio di PlayStation 3.
E poi pare esista anche un ulteriore competitor chiamato Google Stadia. Se qualcuno lo conoscesse o avesse qualche informazione a riguardo lo scriva nei commenti.
Insomma, visto in questa prospettiva e con le informazioni parziali che abbiamo a questo punto, sembra proprio che il futuro sorrida a Microsoft, se poi consideriamo che Scarlett potrebbe arrivare sul mercato quasi a costo zero grazie al programma Xbox All Access, ci sono ottime prospettive che a fine 2020 la PlayStation 4 del sottoscritto possa trovarsi per la prima volta bullizzata ed in inferiorità numerica dopo essere stata per tanti anni la reginetta del ballo.
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