Shenmue 3, il ritorno della creatura di Yu Suzuki dopo ben 18 anni
Parlare di questo titolo è sicuramente difficile. Ancor più difficile è circoscrivere questa saga in un preciso periodo di sviluppo videoludico. Shenmue di Yu Suzuki, coi suoi primi due capitoli, è stata una saga a dir poco visionaria, che ha anticipato di molto quelle che poi sarebbero state le generazioni d’oro dei videogiochi. Il primissimo titolo, uscito nel lontano 1999 sul leggendario Dreamcast, si rivelò essere un diamante grezzo, passato in sordina e di gran lunga uno dei migliori titoli di sempre. Oggi, a 18 anni di distanza dal secondo capitolo, le vicende di Ryu e Shenhua trovano finalmente una conclusione e lo fanno, ancora una volta, in modo atipico. In questa recensione parleremo approfonditamente di Shenmue 3, un titolo fuori dal tempo. Uscito su PS4 e su PC al prezzo di € 59.99, è pronto a farci commuovere con la continuazione di un’epopea videoludica. Prima di iniziare a parlarne più nel dettaglio però, è doveroso fare due premesse; la prima è che, come vedremo a breve, questo titolo arriva sul mercato dopo un travagliato percorso di sviluppo e addirittura una campagna di raccolta fondi. Il secondo punto è che questo titolo, per quanto abbia evidenti e palesi problemi di limitazioni tecniche, va affrontato in modo particolare ed ugualmente dignitoso. Detto ciò, ripercorriamo brevemente il percorso di sviluppo di Shenmue 3.
Come una fenice
Come abbiamo detto poc’anzi, questo terzo capitolo è arrivato sul mercato in modo a dir poco turbolento. Partiamo proprio dalle origini. Forse in pochi sapranno che il primo storico Shenmue, acclamato ancora oggi come uno dei migliori titoli di sempre, è stato anche il gioco con maggior budget nella storia della sua epoca. Si parla di un budget pari a quasi 50 milioni di dollari per il primo titolo e parte del secondo. Nonostante la produzione in pompa magna, col coinvolgimento di registi, scrittori e i migliori sviluppatori di SEGA, Shenmue e il suo seguito furono un flop di vendite. Per questo motivo, il titolo tardò a mostrarsi, fin quando all’Electronic Entertainment Expo 2015, un timido e impacciato Yu Suzuki salì sul palco di Sony. In quella stessa occasione, annunciò l’apertura di una campagna su Kickstarter per raccogliere fondi al fine di pubblicare il titolo dopo svariati rinvii. Quella campagna infranse molteplici record tra cui il raggiungimento dell’obiettivo di crowdfunding più rapido di sempre. Di fatto vennero raccolti la bellezza di 6 milioni di dollari rispetto ai “soli” 2 richiesti per il budget del titolo. Assieme ad altre raccolte fondi collaterali a questa, si raggiunsero poi i 7 e rotti milioni. Capirete bene che, per un titolo tripla A, si tratta di un budget ridottissimo e veramente limitante. Nonostante ciò, siamo riusciti ad avere tra le mani questo seguito ed oggi parleremo proprio dei miracoli produttivi fatti su Shenmue 3.
Le leggende non muoiono mai
Shenmue è sempre stato riconosciuto come un titolo con una componente narrativa a dir poco sublime, unica e identificativa nel suo genere. Prima di addentrarci nella trama del terzo capitolo, ripercorriamo le origini dei cammini di Ryu e Shenhua. Ryu è un ragazzo giapponese il quale si trova coinvolto nell’omicidio del padre, Iwao Hazuki, nel suo dojo per mano di un misterioso uomo. Questo strano figuro che scopriremo poi chiamarsi Lan Di, ha rubato lo Specchio del Drago, antico cimelio custodito da Iwao-San, per un fine a Ryu sconosciuto. Dopo varie peripezie Ryu riuscirà ad imbarcarsi per Hong Kong in cerca di quel misterioso uomo. Qui si chiude il primo capitolo. Il secondo invece, ben più lungo e intricato, vede il nostro Ryu coinvolto negli intrighi di misteriosi clan e associazioni cinesi che saranno poi la sua fonte per trovare Lan Di. Proprio in questo capitolo viene introdotta nella seconda parte del gioco la dolce Shenhua. Ryu e la giovane donna scoprono di essere in qualche modo collegati entrambi ai misteriosi specchi. Leggendaria è la scena finale coi due che, una volta entrati nella caverna abbandonata, troveranno le rappresentazioni dei due specchi su una parete della miniera. Proprio con questa scena, in alta definizione, si apre questo Shenmue 3. Non vi nascondiamo che si tratta di una scena ancora d’impatto dopo tanto tempo, soprattutto per chi è particolarmente legato a questa saga.
La trama mantiene tutti i crismi dei precedenti capitoli. I nostri due protagonisti ripartono proprio dal coloratissimo villaggio di Bailu a Guilin, dove ci aveva condotto la nostra Shenhua. Da qui, Ryu intraprenderà un percorso che lo porterà lentamente ad approfondire sia i legami tra il padre di Shenhua e lo specchio, sia le informazioni che lo porteranno sempre più vicino al raggiungimento del suo obiettivo. La verità è più vicina che mai per i nostri giovani che hanno intrapreso questo viaggio senza rendersi conto del pericolo ben più grande di loro. Che dire, la narrativa resta il caposaldo di questo titolo. Un modo di narrare ormai riconoscibile e inimitabile per la sua delicatezza ed unicità nell’affrontare una storia così apparentemente semplice ma al contempo matura. Non lasciatevi scoraggiare dall’incipit lento e giustamente “ripetitivo” poiché ci fionda nella quotidianità del nostro protagonista. Non rimarrete delusi dalla trama che sicuramente ripaga dell’attesa e che ci pone dinanzi ad una grande e triste verità. Per quanto possa andare bene a livello di vendite Shenmue 3, difficilmente vedremo un quarto capitolo e quindi la conclusione delle vicende narrata. Sappiate però che, non tutti potrebbero apprezzare il gioco. Questa vera e propria esperienza riuscirà a toccare corde particolari maggiormente in chi è fan da sempre. Che sia questo un addio? In ogni caso, ciò che è stato fatto rimarrà con noi perché le leggende non muoiono mai.
In bilico tra passato e futuro
Dopo aver parlato del punto forte di questo titolo, siamo giunti alla componente che tristemente risulta insufficiente sotto quasi tutti i punti di vista: il gameplay e il comparto tecnico. Questi due elementi, strettamente legati tra loro, trovano in questo terzo capitolo una vera e propria involuzione. Se prima eravamo al cospetto di titoli visionari e che anticipavano di tanto il futuro, con una formula “open” che avrebbe poi fatto scuola ai moderni open world, oggi ci troviamo dinanzi ad un gioco estremamente limitato. Partiamo proprio dalle basi, i combattimenti. Il combat system e le sfide, figlie di Virtua Fighter, sono in questo titolo molto meno presenti e lasciano più spazio alla narrazione. Sebbene le innumerevoli combo e la varietà di mosse minuziosamente riportate, la realizzazione tecnica è pessima, con fluidità dei movimenti infima e input lag marcato.
La legnosità dei personaggi e i poligoni realizzati malissimo, minano anche l’esperienza di gioco. Soprattutto durante le interazioni con cittadini e figure completamente di contorno, noterete quanto vi sia mancanza di espressività nei volti e di plasticità nelle pose. Più di una volta vi troverete dinanzi a volti statici, alcuni dei quali anche erratamente riportati nel doppiaggio. Avete capito bene, soprattutto col doppiaggio inglese, noterete degli errori legati al sesso dei personaggi doppiati. Questo per sottolineare il pessimo lavoro svolto anche con la lingua. Nettamente più espressivo e ben realizzato il doppiaggio giapponese.
Stesso discorso legato al comparto grafico. Questo titolo sembra indietro di almeno una generazione e a nulla possono gli ambienti di gioco così minuziosamente realizzati e coloratissimi. Negli ambienti di gioco però, nell’effettivo gameplay, risaltano ancora una volta le inadempienze. I luoghi sono sì esplorabili, ma cosparsi di muri invisibili e aree di gioco precluse da banali linee di dialogo che ne indicano l’inaccessibilità. Anche dei semplici fiori risulteranno una parete insormontabile per il nostro Ryu. Noterete tutti questi dettagli durante la raccolta di oggetti utili quali cibarie o piante medicinali. Anche queste azioni puramente secondarie non sono per nulla semplificate ed anzi sono figlie di un passato ormai lontano.
Per raccogliere un fiore o un’erba dovrete infatti prima mettere il focus su di essa e poi aspettare un’apposita animazione per raccoglierla. Ciò non solo rallenta il gameplay, ma scoraggia i giocatori nel ripetere questa attività. Insomma, non vogliamo infierire oltre, ma vogliamo sottolineare un’importante questione. Tutto ciò che vi abbiamo elencato è logicamente causato dalla limitatezza di budget a disposizione dello studio di Yu Suzuki. Per questo, non ci sentiamo particolarmente amareggiati dal titolo per quanto riguarda il comparto tecnico. Risulta però fondamentale riconoscerne l’estrema insufficienza e riportarla agli occhi di tutti i videogiocatori. Un titolo con una dicotomia marcata, tra il futuro che una volta rappresentava ed il passato che oggi, tristemente, è.
Risorgere dalle proprie ceneri
In seguito a tutte queste asprità di cui abbiamo dovuto parlare, è nostro dovere portare questa riflessione. Nonostante tutte le evidenti lacune che presenta questo titolo e dopo aver detto che questo gioco è per pochi, capiamo il perché di questa affermazione. Ci riferiamo, come detto fino ad ora, a tutti coloro che hanno a cuore l’operato di Suzuki-San in tutti questi anni. Per questo, hanno a cuore il progetto e vogliono emozionarsi ancora come una volta. Yu Suzuki è stato un visionario del panorama videoludico che, con la sua formula FREE, ha anticipato generazioni intere. Di cosa si tratta esattamente? La formula FREE sta per Full Reactive Eyes Entertainment che permette quindi interazioni con l’ambiente di gioco e chi ne fa parte.
Vedere oggi questo titolo arenato nel passato è un vero dispiacere, soprattutto per tutti i fan legati al brand. Questa avventura videoludica ha fatto la storia anche per le vicende di sviluppo ad essa legata e che hanno portato alla miracolosa uscita di Shenmue 3. È innegabile che così facendo si sta precludendo la possibile uscita di un seguito che, allo stato attuale, è pura utopia. Se è vero che Ryu e Shenhua sono rimasti sempre i due giovani che hanno sfidato la sorte e le avversità, senza mai cambiare, il panorama videoludico è cambiato e con loro le esigenze della generazione corrente. La colonna sonora di questo titolo risulta risolutrice: una melodia di un’altra decade che oggi potrebbe risultare piacevole, ma a noi estranea.
Il risveglio dal sogno
Tiriamo quindi le somme su Shenmue 3. L’attesa di 18 anni si è fatta sentire, ma siamo stati parzialmente ripagati. Dal punto di vista narrativo vengono mantenute le tradizioni e, fatta eccezione per una prima parte lenta, la qualità è molto alta. Lo stesso discorso non vale per il gameplay e per il comparto tecnico che, sotto quasi tutti i punti di vista deludono. Se prima Shenmue era l’avanguardia, un vero e proprio sogno per tutti i viedogiocatori, oggi ci siamo dovuti svegliare da questo sogno e guardare in faccia la realtà. Inadempienze tecniche sicuramente dovute al basso budget a disposizione ma che non per questo devono essere giustificate. Non lasciatevi ingannare però: questo titolo è consigliato quasi esclusivamente ai fan più affezionati e i fedelissimi di Yu Suzuki, non i giocatori dell’ultima ora.
Per tutti i motivi sopra elencati diamo un voto quasi simbolico e che potrebbe essere variabile in base al pubblico che sta leggendo questa recensione;
VOTO: 7/10
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