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My Hero Academia, Stagione 4: Commento episodio 1

Ammettiamolo senza pregiudizi: l’assenza di My Hero Academia si fa sentire. Sarà per la capacità della storia di Kohei Horikoshi di riuscire sempre a coinvolgere lo spettatore in una marea di emozioni diverse? O magari sarà perché l’adattamento animato di BONES riesce a conferire al materiale originale quell’alito di vita che lo rende unico?

La risposta cercatevela da soli. Però permettetemi un consiglio: aspettate di vedere Lo scoop della 1-A dello Yuuei. Perché? Semplice, perché l’episodio aggiunge un’altra possibile risposta: i personaggi. Di modi per reintrodurci alla storia ce n’erano di innumerevoli, e chi tra voi ha avuto a che fare con i filler lo sa. Eppure è stato scelto proprio quello di farci entrare nuovamente nella loro dimora dopo più di anno; di farci assaporare quell’atmosfera familiare che li lega e CI lega a loro. Questi personaggi li vogliamo bene, e caspita se non ce ne siamo appena ricordati!

My hero academia

Bene, ma com’è andata in casa BONES in questo fatidico anno? Cosa dobbiamo aspettarci sul piano tecnico e contenutistico da questa quarta stagione? L’arrivo del nuovo film ha in qualche modo inciso sulla qualità generale della serie TV così come ha fatto nella terza stagione? E se l’ha fatto, dobbiamo preoccuparci?

La quarta stagione ha visto parecchi dei suoi nomi più importanti andarsene o al massimo assumere ruoli che li tenessero meno ancorati alla produzione. A causa del nuovo film, infatti, Kenji Nagasaki ha ceduto il ruolo di regista per assumerne uno “meno impegnativo”. E lo stesso vale per Takahiro Mori, che è passato dall’essere chief animation director ad animation director e key animator. Anche Yoshihiko Umakoshi abbandona il ruolo di CAD a causa del suo nuovo impegno con Doremi, mentre Takashi Mitani è stato indaffarato con Carole & Tuesday.

Quindi… dobbiamo preoccuparci? Non eccessivamente. Sul fatto che in molti se ne siano andati non ci piove, e loro mancanza (specialmente quella di Umakoshi) sarà più che sentita. Tuttavia, la serie ha avuto una programmazione migliore di quella precedente. Che, praticamente, vuol dire che i membri dello staff rimasti e quelli arrivati a sostituirli hanno avuto più tempo per fare tutto al meglio. L’eccellente Hitomi Odashima rimane nel suo ruolo di CAD (e ci regala anche questa fantastica ending) e a sostituire Nagasaki nel ruolo di regista arriva Masahiro Mukai. Mentre il primo va ancora scoperto, specialmente nelle scene d’azione, Odashima è un punto fisso… e questa volta ha avuto persino più tempo a disposizione. Per questo sono certo che contribuirà notevolmente a trasformare quello che i fan definiscono uno dei migliori archi del manga in un qualcosa di memorabile. Insomma: meno mani diverse ma probabilmente molto più incisive.

Non che Mukai non si sia fatto notare… comunque. E purtroppo sia in positivo che in negativo. Il regista ha praticamente diretto la peggiore sigla d’apertura in termini di regia e animazioni che il franchise ha mai offerto, e il suo primo episodio ha anche fatto spazio a delle preoccupanti animazioni riciclate. Al contempo, però, ci ha anche regalato un episodio (re)introduttivo davvero piacevole. E non soltanto perché questo riesce a celare efficacemente il riassunto all’interno di una narrazione coerente e interessante, ma anche perché ripresenta la serie in una maniera diversa rispetto a quello a cui eravamo abituati. I suoi caratteristici contrasti con la luce sono fantastici e le sue peculiari inquadrature ampie colgono senza necessità di altre addizioni l’amarezza che l’attuale condizione di All Might ha scatenato dentro l’animo del nostro Midoriya, di noi spettatori e del nuovo giornalista.

E non catturano solo quella, ma anche l’ambiente circostante, dando più risalto ai fondali, ai colori e al lavoro svolto in fase di compositing. Perché alla fine è proprio l’ambiente a farla da protagonista. Le condizioni atmosferiche faranno da specchio al turbamento di Midoriya e dello spettatore dinanzi alle ottime osservazioni del giornalista e li accompagneranno schiarendo i cieli quando questo confesserà di non avere cattive intenzioni. I filtri fotografici si tingono dello stesso calore scaturito dalla tiepida confessione del personaggio, e nel cielo si accende la stessa speranza che il breve discorso con Midoriya dona al nostro giornalista. Attorno ai personaggi c’è della vita. Il percorso degli uccelli durante l’episodio; il topolino; le piante; persino i cittadini increduli che occupano più spazio di un eroico All Might all’interno di questa inquadratura; tutte dimostrazioni di un forte interesse nel creare un mondo ricolmo di una vita funzionale alla narrazione.

Un approccio affascinante e nuovo per il franchise che, almeno per adesso, non mi ha fatto rimpiangere per nulla quello di Nagasaki. Adesso, però, non resta che vedere Mukai in azione. Letteralmente.


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Matteo Mellino

Matteo Mellino

Matteo Mellino, sul web Mr. Gozaemon. Tormenta continuamente amici e familiari parlando dell'argomento che più lo affascina e al quale dedica tutto il suo tempo libero: l'animazione giapponese. Più pigro di Spike, testardo quanto Naruto ma sempre positivo come Goku.

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