La Casa di Carta è una serie tv spagnola pubblicata dal 2017 su Antena 3 e successivamente su Netflix. La terza stagione, uscita il 19 luglio 2019, ha diviso l’opinione degli spettatori, i quali non sono rimasti del tutto soddisfatti.
Il nuovo colpo
La nuova rapina, ideata da Berlino a Firenze, mostra un differente modo di agire rispetto alla precedente, ideata dal Professore. Nella precedente l’obiettivo era la Zecca di Stato, nell’attuale si è presa di mira la Banca Centrale di Spagna, un obiettivo decisamente più importante e pericoloso. Nelle prime due stagioni, il Professore, metodico e razionale, prevede nei minimi dettagli ogni singola variabile, facendo sembrare la rapina alla zecca una vera e propria partita di scacchi tra lui e la detective Raquel. Nella terza stagione, si segue un piano meno calcolato che però lascia più spazio alla scelta personale dei singoli personaggi. Poste le differenze tra le due rapine, possiamo notare anche una netta somiglianza nel modo di agire. Infatti troviamo moltissimi punti in comune, come: i Dalì, l’importanza dell’opinione popolare, i vestiti e la parvenza di giocare una partita di scacchi con la polizia. Il nuovo colpo quindi cerca di riproporre il primo, alzando la difficoltà e il montepremi, senza però stravolgere la linea guida che ci ha accompagnato per le prime due stagioni.
Problemi
Di fatto, il nuovo colpo non presenta nulla di nuovo, andando a marciare sui punti forti delle prime due stagioni, senza mostrare una nuova idea di base. Alla lunga questa partita di scacchi può risultare ripetitiva, lasciando i meno appassionati poco presi rispetto all’altra rapina. Troviamo come nuovi ingressi: Lisbona, Bogotá, Palermo e Marsiglia. Le new entry della banda, in confronto alla caratterizzazione dei vecchi personaggi, lasciano parecchio a desiderare. Infatti l’unico degno di nota è Palermo, il quale risulta la misera ombra di Berlino, cercando di essere in tutti i modi il Berlino del nuovo colpo, ma non riuscendo mai ad arrivare abbastanza in alto per esserlo. Marsiglia ha avuto due linee di dialogo, non mostrando quasi nulla del personaggio. Bogotá compare decisamente più spesso, relegato alla figura di macchietta ironica che fa da sfondo agli altri personaggi principali. Ed infine Lisbona è passata da essere una degna avversaria ad un burattino del Professore. È importante sottolineare come i nuovi ingressi non abbiano avuto un flashback introduttivo, limitandosi ad una semplice presentazione in corso d’opera.
Conclusione
La terza stagione ha evidenti problemi di scrittura. Tralasciandoli, la serie marcia sui punti salienti delle altre due stagioni, presentando un buon terzo atto che però non supera i precedenti. La stagione è buona ma ha moltissimi punti negativi, ai quali non si può passare sopra. Decisamente buona la regia e la colonna sonora, le quali regalano allo spettatore delle scene di ottima fattura, prime fra tutte le scene di tensione. Altre invece, soprattutto quelle legate alle emozioni di alcuni membri, risultano decisamente forzate e banalizzate. Convince a pieni voti l’ispettore Sierra, la quale si presenta come una valida alternativa alla sua ex-collega. Nel complesso, quindi, la serie è buona ma non eccellente, come se avessero avuto fretta nel realizzarla per cavalcare l’onda del successo.
Voto: 7.5
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