“Questa è la tua storia e la storia di qualcun altro.”
Durante la FGOFes2019 è stato proiettato a sorpresa per i presenti l’episodio 0 della serie Fate/Grand Order: Zettai Majuu Sensen Babylonia.
Una sorpresa per i fan, seguita dal suo immediato rilascio nella versione giapponese del celebre gioco per mobile.
La serie inizierà in Giappone il cinque ottobre di quest’anno , non si sa ancora di quanti episodi sarà composta, ma trasporrà l’intera singolarità di Babilonia.
Gli autori hanno inoltre dichiarato che intendono adattare non solo la trama principale, ma anche i momenti slice of life, numerosi all’inizio della storia. Questo fa sperare bene riguardo la qualità del prodotto, e ci permette di ipotizzare il numero degli episodi: 24 o 25.
Avremo più informazioni nei prossimi mesi.
Uno starting point per i neofiti?
L’episodio si presenta come una puntata introduttiva per chi a Fate/Grand Order non ha mai giocato.
Contiene infatti dei flashback di Romani e Mash, due dei protagonisti, e alla fine un breve recap delle singolarità precedenti, prive di trasposizioni. L’unica che vedremo adattata, oltre a Babilonia, sarà Camelot, trasposta in due film, il primo in uscita nel 2020 in Giappone.
Potete guardare qui un primo trailer.
La serie, comunque, non sarà fruibile perfettamente a chi non ha mai giocato al gioco per mobile. Fate/Grand Order possiede una trama lineare, che si articola in sette singolarità, una pseudo-singolarità e un arco narrativo finale. Durante queste viene delineata la caratterizzazione dei protagonisti, dei Servant e del nemico principale, presentato a poco a poco. Sebbene Babilonia sia una singolarità a sé, come tutte le altre, non è possibile estraniarla completamente rispetto al contesto.
Persino questo episodio zero, concepito proprio per “presentare” Mash e Romani non è del tutto accessibile ai neofiti. Giocare e vivere certi momenti o vederli riassunti in un paio di minuti scarsi non è assolutamente la stessa cosa.
Vedere l’evoluzione graduale dei personaggi, come vivono e come cambiano in base alle avversità sempre diverse che incontrano durante il loro cammino è un’esperienza molto più completa e gratificante.
È impossibile capire che tipo di percorso ha affrontato Mash grazie solo a quei pochi minuti. Se poi consideriamo che a Babilonia sono presenti un paio di momenti nei quali si fa diretto riferimenti ad eventi e personaggi della singolarità finale, è chiaro che questo anime sarà rivolto prevalentemente ai fan del gioco.
Fermandosi a questa serie, dunque, sarebbe impossibile sentirsi pienamente coinvolti nei confronti delle vicende dei protagonisti, tanto meno provare empatia.
Fate/Grand Order in Giappone è comunque estremamente popolare, ha fatto guadagnare ad Aniplex più di 3 miliardi di dollari e conta più di 17 milioni di download, quindi dubito ci siano effettivi problemi col pubblico di riferimento orientale.
Questi si pongono se parliamo di spettatori europei.
Sicuramente per un’esperienza completa e migliore vi consiglio di giocare alla versione per mobile e, dopo, approcciarvi a questo adattamento.
Tra fedeltà e originalità
Finite le premesse possiamo iniziare a parlare della puntata, che mi è piaciuta più del previsto.
Devo ammetterlo: la curiosità era tanta. E le aspettative non sono state deluse.
Un episodio 0 basato su Mash e Romani e sul loro vissuto a Chaldea prima dell’inizio del Rayshift aveva un grande potenziale, soprattutto per la possibilità di mostrarci volti o eventi originali o che nel gioco erano soltanto raccontati.
La puntata inizia con dei brevi flashback di Romani e veniamo a sapere che non è sempre stato a Chaldea, ma ha studiato in Germania e viaggiato per il mondo, cercando un posto nel quale potesse aiutare, rendersi utile per prevenire la distruzione dell’umanità.
Questa è una delle aggiunte rispetto al gioco, in cui invece non ci sono menzioni al fatto che il medico avesse viaggiato per il mondo. Si intravede un ponte, probabilmente a Parigi, delle città della Russia, oltre all’università in Germania.
Romani in una scena dell’episodio è di corsa, in fuga da qualcosa che lo insegue, disperato e in cerca di salvezza, e chi ha letto la singolarità finale sa quanto sia importante questa immagine. Rende perfettamente la caratterizzazione di un personaggio ingiustamente ignorato, che alla fine della prima parte della storia si rivela uno dei migliori scritti per il gioco.
Essendo poi l’episodio interamente dedicato a Mash e Romani era inevitabile che ci fossero diverse scene originali dedicate a loro. In Fate/Grand Order infatti, nonostante si lasci intendere che i due siano molto legati e si conoscano da anni, non ci sono flashback: Initium Iter risponde a questa mancanza, mostrandocene diversi.
Dal loro primo incontro, quando il Dottor Roman si presenta come suo medico e la intima di non chiamarlo senpai, ma solo col suo nome, fino a quando finalmente Mash può uscire dalla camera di contenimento nella quale era stata chiusa dopo la fusione con un Servant e Romani le mostra il cielo con un proiettore grazie a Da Vinci.
Leggono Andersen, guardano Sherlock Holmes, giocano persino a costruire aeroplanini di carta e farli volare per la stanza. La scena in cui parlano del significato della parola senpai è stupenda (e, tra l’altro, fa intuire che Romani avesse già intravisto qualcosa di Ritsuka, futuro Master di Chaldea).
Il loro è un legame molto sincero e dolce: la ragazza impara dal medico e viceversa.
È un rapporto tra pari, caratterizzato da uno scambio reciproco e dalla reciproca scoperta del mondo e delle emozioni umane, delle quali entrambi sono inesperti.
Mash apprende da Romani tutto ciò che sa sugli umani, e anche il medico fa lo stesso, nonostante si proponga come una guida. Sono entrambi due kohai dell’essere umani, che provano ad imparare appoggiandosi l’uno sull’altra.
Un’altra aggiunta che ho apprezzato molto è Marisbury. Finalmente possiamo associare un volto al nome Marisbury Animusphere, personaggio tanto importante per la lore dell’universo di Fate/Grand Order quanto enigmatico e misterioso. Nel gioco viene sempre mostrato come una sagoma scura, incappucciata. Anche i dialoghi che lo vedono coinvolto sono pochissimi, e l’unico effettivamente degno di nota è quello con Solomon, all’inizio della Singolarità Finale.
Nel gioco per mobile la sua presenza era infatti interamente finalizzata al Re dei Maghi: non si parla mai direttamente del suo master. Sia nel dialogo con Solomon che a Camelot, durante la spiegazione di Holmes su Chaldea, si nomina Marisbury solo per fornire informazioni sul suo servant. La sua figura è sempre tratteggiata superficialmente e il personaggio rimane avvolto nel mistero fino alla fine.
Questa puntata riesce, in pochi dialoghi, a fornirci un’idea più chiara di Marisbury e ad inquadrarlo meglio nella sua ambiguità.
È un uomo senza scrupoli e senza dilemmi morali, che non si fa problemi a sfruttare tutto e tutti per realizzare i propri scopi. Incluso se stesso.
Viene anche mostrata Leonardo Da Vinci, nella scena in cui decide di restare a Chaldea e aiutare, scena soltanto citata in Fate/Grand Order.
Da Vinci infatti racconta del proprio sdegno e disgusto quando scoprì degli esperimenti sui Demi-Servant condotti a Chaldea e pensò seriamente di ritirarsi nel proprio silenzio, senza più aiutarli in nessun modo. È solo grazie alla presenza di Romani che Leonardo decise, nonostante l’indignazione, di restare. Non per aiutare l’istituto in generale, ma per aiutare lui.
La Servant si rese conto che Romani, un semplice umano senza doti o talenti particolari, stava cercando di portare sulle proprie spalle il destino del mondo, nonostante nessuno glielo avesse imposto.
A Camelot il dialogo è molto toccante, e serve a far comprendere al giocatore quando Leonardo tenga al medico.
Si è sempre sentita in dovere di aiutarlo, di cercare di alleggerire quel peso che ha imposto a se stesso, di cercare di alleviare almeno un po’ la sua disperazione. Tutto perché lei sa, meglio di chiunque, con cosa Romani è costretto a convivere ogni giorno.
Romani
Romani è reso perfettamente in questa puntata.
In mezz’ora sono riusciti a far percepire allo spettatore la sua paura, la sua ansia e la sua disperazione, ma anche tutta la speranza che nutre per un domani migliore e il suo perenne sorriso, atteggiamento che gli è tanto caro da averlo influenzato nella scelta del suo nome.
Ho apprezzato la rappresentazione del sogno.
Nel gioco si fa riferimento molto spesso a un incubo che Romani ha avuto, e finalmente lo vediamo. L’immagine di lui che scappa da delle mani che cercano di trattenerlo e di trascinarlo verso la distruzione e la disperazione è indicativa del personaggio, che ha passato una vita disperato e incatenato proprio a quella visione che ha avuto, senza godersi mai veramente la desiderata umanità.
L’umano Romani Archaman ha vissuto per dieci anni una felicità fasulla, chiuso in una prigione che lui stesso si è costruito.
Anche il confronto con Lev nel quale parlano di come Mash si pone nei confronti dell’umanità è molto profondo e sembra anticipare il climax della Singolarità Finale.
Romani è un pessimista rispetto a se stesso, ma un ottimista rispetto al mondo che lo circonda.
È un atteggiamento complesso, ambivalente, ma che contribuisce a rendere questo personaggio tremendamente umano.
Paura, disperazione, rimpianto da una parte e speranza, amore e felicità dell’altra: Romani prova tutte queste sensazioni insieme e, sebbene qui neghi di essere un senpai di fronte a Mash, alla fine del suo viaggio io lo definirei proprio così.
Un senpai di quella meravigliosa storia di amore e speranza che è l’esistenza umana.
Mash
Se Romani esce molto bene approfondito da questo episodio, lo stesso non si può dire per Mash.
Non bastano pochi minuti di recap per far sentire allo spettatore il percorso che un personaggio ha affrontato nell’arco di un viaggio durato quasi un anno. I suoi desideri, la forma del suo cuore e il suo essere vengono plasmati e modellati da esso, ed è un peccato non avere potuto vedere quasi nulla.
Il problema, in questo caso, non è Mash in questo episodio, bensì come sarà gestita nel corso di tutta la serie.
Cercheranno di farci vedere l’evoluzione del personaggio durante Babilonia? Me lo auguro, perché altrimenti, se mai dovessero trasporre la singolarità finale, lo spettatore che di Fate/Grand Order conosce solo gli adattamenti non proverebbe neanche un minimo di empatia nei confronti di un personaggio che, al termine del suo viaggio, ne merita parecchia.
D’altra parte l’episodio descrive molto bene il punto di partenza di Mash, che si limita ad osservare il mondo attorno a lei.
È felice così, guardando gli altri sorridere, e questo ci fa capire quanto lei sia pura e innocente.
Conclusioni
L’episodio 0 di Fate/Grand Order: Zettai Sensen Babylonia ha totalmente soddisfatto le aspettative che avevo.
Per me è un’ottima sintesi tra le informazioni che il gioco aveva già fornito e nuovi e originali contenuti. Non snatura nessun personaggio, anzi cerca di comunicarli al meglio allo spettatore. Le animazioni sono fluide. La regia non stupisce, ho trovato molto più originale quella dello special Moonlight Lostroom, ma c’è tempo per giudicare.
Adesso non ci resta che aspettare ottobre, quando finalmente potremo iniziare questo viaggio in compagnia di Mash, Romani e degli altri e vedere se la serie si rivelerà all’altezza di questo episodio zero, promosso a pieni voti.
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