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Amazon, le interazioni con Alexa rimangono nel server anche dopo averle “cancellate”

Tramite una lettera scritta al Sen. Chris Coons, Amazon ha ammesso che non sempre cancella i dati delle interazioni vocali tra Alexa-Echo e l’utente e, quando lo fa, spesso rimangono ancora alcune trascrizioni in memoria. Una rivelazione che può spaventare il pubblico e, senza dubbio, porre nuovi quesiti sulla realtà della tutela della privacy.

Una scelta “limitata”

La lettera scritta in data 28 giugno e pubblicata oggi qui è stata richiesta espressamente da Coons lo scorso mese. La domanda posta da Coons inizialmente riguardava le interazioni tra Amazon Echo e l’utente e la loro memorizzazione nel server. In particolare, per quanto tempo esse rimangono in memoria. La risposta dell’azienda di Jeff Bezos è giunta questa settimana.

Brian Huseman, Vicepresidente per la Public Policy di Amazon, ha dichiarato nel documento che l’azienda ha sempre tenuto nei server le registrazioni vocali e le trascrizioni fino alla richiesta esplicita da parte dell’utente di cancellarle. Un’analisi condotta da CNET, però, ha rilanciato la teoria secondo cui questi file, in realtà, rimarrebbero nel database anche dopo la richiesta del consumatore.

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Huseman ha confermato questa teoria, aggiungendo che “è naturale che certe informazioni restino in memoria”, per due semplici ragioni: i dipendenti di Amazon dovrebbero togliere i dati manualmente dallo storage globale, e Amazon in alcuni casi decide volontariamente di tenere alcuni dati senza avvertire l’utente. Ancora, Huseman ha comunicato che l’azienda non tiene tutti i file audio, ma solo quelli relativi agli acquisti, che siano viaggi Uber o la consegna di pizze a domicilio.

Una trasparenza parziale quella della compagnia, che ha suscitato non poche reazioni negative. Huseman ha però assicurato che in futuro cercheranno di cancellare tutti i dati che l’utente vuole rimuovere. Con alcune eccezioni.

La necessità di migliorare l’AI di Amazon

Conservare file audio e di testo è, secondo la compagnia e gli sviluppatori stessi di Alexa, necessario per migliorare l’AI all’interno dei dispositivi Echo. In questo modo, infatti, Echo può garantire delle prestazioni migliori e più veloci, aggiustate in base alle esigenze e alla routine dell’utente.

In questo modo però si presenta un altro problema: gli sviluppatori e i dipendenti che si occupano di migliorare l’AI possono accedere alle registrazioni vocali, ovvero sapere come vive una persona sconosciuta. Riguardo a questa prassi, Amazon è stata poco chiara, affermando soltanto che rimane uno “strumento necessario per migliorare Alexa nel tempo, allenando l’intelligenza artificiale”.

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E ciò vale anche per i dispositivi Amazon Echo Dot Kids, che quindi registrano e conservano i dati di bambini anche sotto i 13 anni, violando certi punti del Children’s Online Privacy Protection Act. Chris Coons lo ha compreso, ma non si è sbilanciato nelle sue dichiarazioni:

“La risposta di Amazon lascia aperta la possibilità che le interazioni con Alexa-Echo non vengano cancellate dai server dell’azienda. […] Gli americani hanno il diritto di comprendere come i loro dati personali vengono usati dalle grandi compagnie. Continuerò a lavorare per permettere a consumatori e aziende di trovare un compromesso, per usare ma proteggere i dati personali.”

FONTE

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Francesco Santin

Francesco Santin

Studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche, ex telecronista di Esports, giocatore semi-professionista e amministratore di diversi siti e community per i quali ho svolto anche l'attività di editor e redattore.

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