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Judgment, la recensione: Il pugno duro della giustizia

Judgment, il pugno duro della giustizia sovrasta il crimine

A poco più di 7 mesi dalla release ufficiale in Giappone, arriva in tutto il resto del mondo e anche da noi in Italia, l’attesissimo spin-off della più famosa saga dedicata alla mafia nipponica: Yakuza. Un’altra esclusiva PS4 che si prospetta davvero di valore. Attualmente non è prevista l’uscita su pc, a differenza di Yakuza 0 etc. Il titolo è stato sviluppato con un budget più alto del solito, questo a conferma del grande successo che gli Studios stanno ricevendo globalmente. A conferma di ciò, troviamo l’attore Takuya Kimura che presta le fattezze per il protagonista. Judgment, il nuovo titolo di Ryu Ga Gotoku in collaborazione con SEGA, punta ad essere un’alternativa nonché un’evoluzione alla serie principale. Stavolta infatti, a differenza dei titoli precedenti, ci troveremo a giocare nei panni degli uomini di giustizia, nello specifico di un ex-avvocato divenuto detective. Ecco quindi l’interrogativo davanti al quale ci pone il gioco: cosa succede quando il pugno duro della giustizia è più forte di quello del crimine? Per rispondere a questa domanda, ma soprattutto per discutere a pieno di come questo titolo potrebbe portare un genere di nicchia al grande pubblico, fiondiamoci nella recensione di Judgment.
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Ossimori videoludici

Quando parliamo del Ryu Ga Gotoku Studio, parliamo di uno dei dipartimenti di sviluppo di videogames più celebri nel panorama videoludico nipponico. Insieme a SEGA, sotto il nome di Amusement Vision ha dato i natali al più grande “successo di nicchia” degli ultimi tempi: la saga di Yakuza. Parlare di successo di nicchia suona a molti come un ossimoro. Se pensiamo ad un successo, associamo questa parola ad un titolo che ha venduto un numero di copie stratosferico ed a livello globale. Titoli come Yakuza 0 o Yakuza Kiwami invece, hanno riscosso un successo localizzato, ristretto a specifiche aree del mondo. Anche in Italia è riuscito a farsi sentire assumendo sempre più nomea. Ecco perché parliamo di un successo di nicchia. Un titolo, o meglio in questo caso, una serie di titoli che hanno conquistato critica e pubblico senza mai tenere i riflettori puntati su di sé.

Yakuza 1

Eppure, abbiamo visto i primi risultati di questo passaparola tra videogiocatori con l’incredibile annuncio dello scorso E3. La serie dedicata ai malavitosi nipponici infatti, inizialmente esclusiva delle console Sony, è stata lanciata anche sul mercato PC. Questo ha incredibilmente espanso il bacino d’utenza al quale punta lo studio. Eppure, molti utenti nel suolo italico si sono posti dei paletti nei confronti di questo gioco tanto bistrattato. Vuoi per la barriera linguistica e per il mancato adattamento, vuoi per la titubanza nei confronti del genere, non è mai riuscito a sfondare. Eppure, grazie anche alla presenza della lingua inglese, non è molto difficile apprezzare a pieno i lavori dello Yakuza Studio. Con Judgment questi problemi non ci sono. L’adattamento in Italiano è stato finalmente implementato, con sottotitoli fedelissimi alla lingua originale. Riuscirà quindi questo spin-off a raggiungere un successo mondiale tanto atteso?

Anche il bene può fare del male…

Iniziamo con ciò che riguarda più nel dettaglio il gioco e iniziamo parlando di quella che senza ombra di dubbio è la componente migliore: la trama. Partiamo col dire che Judgment come detto in precedenza è uno spin-off della serie principale; esso infatti si colloca esattamente nello stesso mondo dove i nostri criminali passano le loro giornate, ma in un tempo diverso. Il posto che ci darà croce e delizia sarà Kamurocho, il fittizio Kabukicho realmente esistente, un quartiere malfamato di Tokyo. Kamurocho è ormai un quartiere stretto nella morsa dei vari clan malavitosi quali i Kyorei, la famiglia Matsugane del clan Tojo e molte altre associazioni minori. Il nostro protagonista è il detective Takayuki Yagami, ex-avvocato dal passato tormentato. Prima di essere un mercenario al servizio del migliore offerente, Tak era uno dei più promettenti avvocati difensori dell’agenzia Genda. Dopo essere riuscito a scagionare un presunto serial killer, quasi impossibile da difendere, la sua fama ha cominciato a crescere. La sua carriera però è andata clamorosamente in declino quando lo stesso uomo che era riuscito a scagionare, ha dato prova della sua folle mente; egli infatti ha brutalmente ucciso la sua compagna e dato fuoco all’intera casa dove abitavano. Yagami da quel momento non è più riuscito a difendere un singolo imputato, abbandonando la carriera giuridica. Ora Takayuki è solamente un detective disposto a fare qualunque cosa per soldi, come riscuotere debiti per gli yakuza o pedinare mariti infedeli.

Tak e Kaito
Assieme al suo mentore Masaharu Kaito, gestisce l’agenzia e cerca di farsi strada nel delirio di Kamurocho. La sua vita però sarà stravolta da una serie di omicidi di alcuni malavitosi ai quali sono stati cavati gli occhi, tutti nella stessa maniera e tutti appartenenti allo stesso clan. Da quel momento, deciderà di indagare sui presunti omicidi per scoprire “la Talpa” che si nasconde dietro tutto questo. Non aggiungiamo oltre per non rovinare l’esperienza di gioco a chiunque sia intenzionato all’acquisto. Questo è l’incipit narrativo di Judgment. Partiamo col dire che la trama proposta dal Ryu Ga Gotoku Studio è semplicemente sublime. Judgment mette i giocatori dinanzi ad un tripudio di character design, espedienti narrativi acutissimi ed un mare di riferimenti, sapientemente piazzati, agli yakuza movies, fonte di ispirazione dell’omonima serie videoludica. La trama è matura, adulta, cruda, non aspettatevi scelte narrative per edulcorare delle scene o altro: Judgment è un titolo favolosamente spietato, senza mezze misure. Questo titolo riesce a mostrare l’altra faccia del Giappone che siamo abituati a vedere. Dimenticatevi le luci dei cartelloni pubblicitari, la cultura dell’armonia e del rispetto: quivi troviamo solo una Kamurocho marcia, tanto quanto il nostro protagonista in fondo è.

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Gare d’appalti gestite da imprese malavitose, strozzinaggio, sequestri di persona, falsificazioni di bilanci ed estorsioni. Atmosfere noir, con forti richiami a capolavori del cinema del Sol Levante quali la trilogia di Outrage di Takeshi Kitano. Già la saga principale di Yakuza ci aveva abituato a momenti di pura denuncia sociale, ma in questo titolo, l’espressione di tale rancore nei confronti della malavita raggiunge lo zenit. Questo non può che essere un bene e non fa altro che confermare quanto il medium videoludico, se sfruttato a dovere, sia il mezzo di propagazione delle idee più forte attualmente.
Questo strato di seriosità però, sarà saggiamente intervallato dagli ormai classici ed iconici “siparietti alla Yakuza”, immancabili in Judgment. Altro valore aggiunto è il ritmo col quale si sviluppa la trama; il gioco parte subito in quarta, mostrando brevemente il passato del nostro protagonista. Fin dalla prima missione, vengono posti intrecci narrativi che sapremo per certo essere sviluppati in futuro. Mille intrighi e sottotrame che fanno delle vite di Tak, Kaito e i vari malavitosi, i mezzi perfetti per parlare di qualsivoglia aspetto della vita tokyense. Plot twist mai banali e sconvolgimenti di trama repentini. Insomma, cosa altro dire. La storia di questo spin-off convince a pieno e risulta perfettamente narrata, mai banale e adulta.

Vola come una farfalla, pungi come un’ape

Dopo aver esaltato la trama di questo gioco, parliamo del gameplay puro, del quale avremo molto da dire. Iniziamo con le basi. La storia principale di Judgment è suddivisa in 13 capitoli dalla durata medio/lunga e consta di svariate missioni primarie e secondarie. In particolare, le missioni secondarie sono numerosissime e molto varie. Ma andiamo con ordine. Le missioni in generale metteranno a dura prova le nostre doti da detective. Come principali infatti, dovremo pedinare sospettati, raccogliere indizi, eseguire interrogatori o estorcere informazioni con la forza. Il tutto, ricordandoci che gli Yakuza non guardano in faccia a nessuno e che quindi questi criminali potrebbero ammazzarci da un momento all’altro. Le missioni uniscono il meglio degli ultimi capitoli di Yakuza, in particolare lo 0, e incorporano meccaniche tipiche dei più rinomati titoli di investigazioni, come Phoenix Wirght. Proprio riguardo questo storico titolo per console Nintendo infatti, vedremo nel corso della storia veri e propri tributi allo storico avvocato difensore della casa di Kyoto. Le bossfight delle missioni principali sono veramente ardue, soprattutto se giocate a difficoltà elevate. La risoluzione degli enigmi e dei casi non sarà mai banale ed anzi, vi richiederà parecchio ragionamento in alcuni casi ove gli enigmi si faranno molto complessi. Proprio questo è il pregio principale delle missioni secondarie.

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Esse sono varie, alcune complesse altre meno, ma che in generale possono offrire un buon livello di sfida. Molte sono strettamente legate agli npc coi quali potremo stringere un legame di amicizia, altre invece sono parte del lavoro dell’agenzia investigativa Yagami. In linea generale sono nettamente superiori alle secondarie presenti negli altri titoli del Ryu Ga Gotoku Studio. Detto ciò, come potrà il nostro detective difendersi dalle lame affilate degli Yakuza? Fortunatamente, al nostro Takayuka sono state insegnate le arti marziali che, a suo dire, ha sviluppato “grazie alla strada”. Il detective ha due stili di combattimento: la tigre e la gru. Lo stile della gru è il più consigliato per gli scontri con gruppi numerosi di nemici, grazie ad una serie di combo rapide e con colpi ad area come i calci rotanti. Lo stile della tigre invece è quello di sfondamento, quello di peso che dovremo sfruttare per abbattere nemici singoli particolarmente pericolosi. Le mosse della tigre infatti sono quelle che fanno in generale più danno e riscuotono maggior successo in combattimento. Punta di diamante del combat system, le mosse speciali e la barra EX. Con questo vostro asso nella manica potrete sia eseguire attacchi speciali che resistere ai colpi letali dei nemici che tolgono vita permanentemente.

Lo stile della gru
Un altro pregio infatti, come sottolineato già prima, è il livello di difficoltà. I nemici più potenti, ma soprattutto i boss, avranno dei colpi anch’essi EX i quali toglieranno vita permanentemente. Strettamente legato al gameplay è l’albero delle abilità. Questo è molto ampio e vario, diviso in tre macro-categorie. Esse comprendono i più classici aumenti di vita, forza ed equilibrio, un numero elevatissimo di mosse da sbloccare e varie abilità che vi faciliteranno le azioni di gameplay principali e secondarie. Abbiamo infatti la possibilità di scassinare le porte più facilmente, di aprirle senza rompere il fil di ferro utilizzato, di non essere scovati quando si sta pedinando un obiettivo e molto altro. Oltre queste principali componenti di gameplay e di combat system, abbiamo anche una miriade di funzioni extra. Molte di esse sono in relazione stretta alla mappa, per cui le approfondiremo dopo. Una di queste che è importante sottolineare è ad esempio lo sviluppo di amicizie con vari npc, i quali ci forniranno sia quest secondarie che la “reputazione”, grazie alla quale riceveremo dei benefici. In particolare, con le amiche del nostro Yagami, potremo sviluppare delle vere e proprie storie d’amore. E voi, andrete alla ricerca della “best waifu?”.

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Sulla carta tutto molto bello ed originale senza dubbio, ma è sul lato tecnico che questo titolo perde clamorosamente punti. Nonostante durante i combattimenti, che sono molto piacevoli, non ci siano effettivi problemi, i modelli 3D risultano gravemente statici, legnosi come si suol dire. Soprattutto in movimento possiamo notare le falle tecniche di Judgment. Mentre corriamo o camminiamo tranquillamente, il personaggio sbanderà a destra e a manca, scontrandosi con i passanti che, con una fastidiosissima animazione si scanseranno. Questo rallenta incredibilmente i movimenti per il quartiere e fa risaltare i vari bug del sistema. Compenetrazioni di alcuni modelli nelle mura, improvvise scomparse di poligoni e tragici cali di frame con un numero elevato di nemici a schermo. Premettiamo che il titolo è stato testato su una PS4 Slim e non su una Pro, eppure in un paio di casi possiamo notare i frame calare clamorosamente. Queste mancanze si rispecchiano anche sul piano grafico e stilistico. Judgment non offre il meglio delle animazioni facciali o la grafica spacca mascella dei titoli di recente uscita. Possiamo notare infatti un’estrema trascuratezza di certi volti e modelli 3D, tanto come alcune aree di gioco che addirittura sembrano di vecchia generazione. Per concludere quindi, il gameplay di Judgment è bello, vario e ben articolato, con proposte di gioco per tutti i gamers e di tutte le difficoltà. Sul piano tecnico il titolo non brilla e risulta in molti casi da rivedere completamente.

Kamurocho, oh Kamurocho

Passiamo quindi alla descrizione dettagliata del nostro amato quartiere. Il quartiere nel quale si svilupperanno tutte le vicende che dovremo affrontare. Kamurocho si ispira al quartiere di Tokyo realmente esistente di Kabukicho, quartiere che nasce appunto dal teatro delle maschere Kabuki. Un interessante parallelismo con la storia di Judgment, fatta di maschere, attori e comparse. La città è viva, attiva, luminosa perché piena di insegne al neon, ma è altrettanto tenebrosa. I vicoletti, le zone di periferia di Kamurocho svelano la natura di chi vi abita. La mappa è abbastanza grande, facilmente percorribile in corsa, ma per i più pigri vi sono anche i taxi, che per la modica cifra di 410 Yen, vi porteranno ovunque voi vogliate. La mappa però, non si sviluppa in verticale, quanto in orizzontale. Oltre le innumerevoli palazzine che potranno essere esplorate, nei limiti delle mura invisibili, non ci sono punti di vera e propria verticalità.

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Il ciclo giorno notte permette di fare una distinzione tra Kamurocho di giorno e di notte. Durante le ore di sole non dà il meglio di sé, ma è durante la notte invece che si mostra nel suo pieno charme. Sicuramente non è la migliore delle mappe che si siano viste in titoli così open, ma non sfigura dinanzi ad altri titoli di recente uscita. La mappa però, mostra le sue infinite qualità quando parliamo delle attività e dei luoghi visitabili sulla mappa. Kamurocho pullula di ristoranti nei quali mangiare, market nei quali comprare di tutto e di più, ma anche palazzoni che nascondono sedi di clan Yakuza, strip club e perché no uffici di esattori delle tasse. Insomma, a parlare di quante attività ci sono sulla mappa, non basterebbe un libro. Ma non finisce qui. Fra tutti questi luoghi visitabili, vi sono locali nei quali Judgment dimostra quanto, così come per i titoli della serie Yakuza, Ryu Ga Gotoku Studio conosce come far innamorare un giocatore…

Focus On: i minigiochi, la vera ciliegina sulla torta

Quando si valuta un gioco, in base a cosa lo si ritiene valido o meno? Trama, gameplay, grafica? Sicuramente tutto questo rappresenta le fondamenta di una valutazione quantomeno positiva. Un’altra componente che però spesso si sottovaluta, è la proposta di gioco; vale a dire, cosa ci permette di fare il gameplay e quante cose possiamo fare? Se questo fosse l’unico parametro sul quale basarsi, sicuramente Judgment sarebbe il classico titolo da 10. Perché affermiamo ciò? Oltre quanto già detto fino ad ora, in Judgment abbiamo quelli che sono i minigiochi più divertenti e accattivanti che si siano visti in un action del genere. La proposta varia dal più banale Poker, BlackJack, il gioco dei dadi, il baseball, lo sport nazionale del Giappone, fino alle punte di diamante, il Mahjong e addirittura una vera e propria sezione di gioco dedicata al Pinball. Questa straordinaria qualità deriva dall’incredibile lavoro fatto nel corso degli anni nei vari Yakuza dove addirittura abbiamo il Karaoke. Tutti questi minigiochi non solo rubano ore intere ai giocatori che, come noi, amano racimolare crediti extra con i vari “games inside the game”, ma spezzano la seriosità che si viene a creare con la trama.
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Il Mahjong è senza alcun dubbio quello che meglio rappresenta queste qualità, un gioco da tavolo nato in Cina e divenuto patrimonio del Giappone. Nella nostra amata Kamurocho non solo avremo interi club ad esso dedicato, ma dei veri e propri circoli nei quali entrare a far parte. Se tutto questo non vi basta, abbiamo il minigioco dei minigiochi, la ciliegina sulla torta: i VR Games. In Judgment infatti, c’è una particolarissima sala gioco la quale ti permette di giocare ad un simpatico minigame “in VR”. Il nostro protagonista infatti, una volta indossato il visore, verrà catapultato su una mappa di gioco che unisce il gioco dell’oca al monopoly. Lanciano i dadi avanzeremo e sceglieremo dove andare. In base alla casella sulla quale ricadremo, ci saranno degli imprevisti, sia buoni che brutti, da affrontare. Cosa aggiungere a quanto detto. Una stratificazione immane del gameplay che raggiunge livelli mai visti. “Vi siete stufati delle solite mazzate con la Yakuza? Perché non vi concedete una bella pausa con qualche tessera del Mahjong o una bella mano di BlackJack?”.

Giudizi di un certo spessore

Come per ogni recensione, è giunto il momento di tirare le somme sull’ultima fatica del Ryu Ga Gotoku Studio. Judgment è il titolo di cui avevamo bisogno. Sul piano narrativo ha ben pochi rivali. Una storia del genere, narrata con tanta verità non si vedeva da molto sul mercato, soprattutto se la commisuriamo al bacino d’utenza al quale punta questo titolo. Judgment nasce dalla nicchia di giocatori coltivata dallo Yakuza Studio e si impone come l’esclusiva su PS4 che fa la differenza. Il gameplay è vario ed offre sia una sfida che delle proposte per tutti i giocatori. Sul piano tecnico emergono i veri limiti di uno studio che, per quanto ecceda in game design e narrative design, non brilla dal punto di vista tecnico-grafico. Per tutti questi motivi, consigliamo pienamente l’acquisto a chiunque sia alla ricerca di giochi che sappiano sì intrattenere, ma emozionare. Il voto quindi, non può che essere:

Pro

  • Trama sublime
  • Gameplay vario ed originale
  • Sfide alla portata di tutti

Contro

  • Graficamente non eccelso
  • Tecnicamente non brilla
  • Framerate non sempre stabile


VOTO: 8.8/10

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