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Planetes: comprendere il mondo vuol dire vivere

L’adattamento animato di Planetes: perchè guardarlo oggi? 

L’anime di Planetes è l’adattamento di un manga di Makoto Yukimura (noto anche per Vinland Saga), anch’esso molto bello ed assolutamente imprescindibile per qualsiasi appassionato dell’hard sci-fi. Tale genere sta pian piano scomparendo dai palinsesti a causa di un pubblico sempre meno incline a determinati generi e stili.
La controparte animata del fumetto di Yukimura, a mio avviso, rappresenta una delle serie  più interessanti del post 2000, arrivando anche a migliorare l’opera originale per svariate ragioni: alcune tematiche ed alcuni passaggi di sceneggiatura del cartaceo vengono infatti enfatizzati e resi molto più approfonditi ed interessanti.
Nonostante questo reputo la lettura del manga di Planetes imprescindibile e complementare alla visione dell’anime; nonostante in certi punti sia meno incisivo dell’adattamento animato, è dotato di un finale più poetico e di flashback su alcuni personaggi che vanno a delineare in modo completo la storia.

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Planetes è un’opera di un realismo indescrivibile sia nelle vicende narrate e quindi comprendendo i vari personaggi e le loro evoluzioni, sia a livello tecnico che scientifico (cosa molto rara considerando il media dell’animazione giapponese, che spesso ci abitua ad uno sci-fi molto atmosferico e poco tecnico).

Il progresso tecnologico: solo benefici o medaglia a due facce?

Planetes segue la storia di un gruppo di raccoglitori di detriti spaziali della Sezione Space Debris, un’unità della multinazionale Technora Corporation, il cui compito consiste nel prevenire danni o distruzioni di satelliti, stazioni orbitanti e navi spaziali da parte di rottami e detriti liberi di vagare lungo l’orbita terrestre (quello che spesso viene anche definito inquinamento spaziale).
Per farlo si servono di una nave spaziale vecchia di trent’anni, la DS-12, ribattezzata dal proprio equipaggio Toy Box, e di attività extraveicolari cui sono stati precedentemente addestrati.
La storia si svolge fra il 2075 e il 2080, e la colonizzazione dello spazio sembra essere diventata realtà. Sulla Luna è stata costruita una stazione permanente come punto di partenza per la colonizzazione di Marte e degli altri pianeti del Sistema Solare.

Non tutti però sono favorevoli a questa scelta. Organizzazioni clandestine come il “Fronte per la Difesa Spaziale”, attivosul versante terroristico, sono decise a contestare le nazioni più potenti del pianeta per impedire all’uomo di sprecare tutte le proprie risorse per la soddisfazione di un desiderio meramente egoistico.
L’estrema complessità dei temi trattati, dei personaggi e delle varie situazioni, rendono impossibile fare un’analisi unilaterale dei vari scenari, pertanto in un anime come Planetes è bene a mio avviso analizzare ogni cosa nei suoi pro e nei suoi contro. Ed è su questo concetto che si snoda tutta la storia, senza una vera e propria contrapposizione netta tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, tutto è incredibilmente vero, realistico: dalle situazioni di natura scientifica, alle reazioni dei personaggi.

Il progresso tecnologico stesso viene infatti visto come un vero e proprio strumento per spingere l’umanità verso degli stadi sempre più avanzati in cui il raggiungimento del benessere e del puro piacere della scoperta, sono delle motivazioni più che sufficienti per sostenerlo, ma allo stesso tempo l’inquinamento dell’atmosfera dai detriti ed uno squilibrio evidente tra le nazioni più ricche e quelle più povere, non possono non far nascere nella mente dello spettatore delle riflessioni sul perché l’uomo sia così egoista con il proprio prossimo e con ciò che lo circonda.

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Tale è il motivo per cui i personaggi sono così veri; perchè nonostante certe volte si comportino in maniera indubbiamente immorale, dietro ad ogni comportamento c’è una scelta di vita e di pensiero che spingeranno lo spettatore a capire e ad immedesimarsi in quel personaggio.

L’importanza dei personaggi

Il cast è sicuramente molto ampio ed ogni personaggio avrà il suo ruolo e la sua posizione all’interno dell’opera senza essere trascurato, ma a due di essi è riservata indiscutibilmente un’importanza decisamente maggiore rispetto al resto ed essi sono Tanabe ed Hachirota.

Tanabe è la nuova arrivata nella sezione detriti; ragazza con la testa fra le nuvole, molto dedita al lavoro, ma anche molto ferrea verso i suoi ideali e verso un concetto di amore puro che a suo avviso è la cosa più importante nell’universo. Hachirota di contro è un ragazzo molto spensierato, pragmatico e talvolta incurante della componente emotiva che riguarda le persone. Il suo sogno è quello di mettere dei soldi da parte per arrivare a comprarsi un’astronave tutta sua e vivere un’avventura che plachi la sua voglia di conoscere ed esplorare l’universo.

Nonostante l’incompatibilità apparente dei due personaggi, nel corso della serie avranno modo di conoscersi meglio e di apprendere l’uno dall’altro, capendo che la vita non è solo bianco o nero.
Altra cosa interessante è che le loro forti convinzioni verranno duramente messe alla prova: spesso arriveranno a rinnegare loro stessi in situazioni particolarmente avverse e difficili, in cui la natura egoistica dell’uomo prende il sopravvento a causa di istinti primitivi e ci fanno scegliere ciò che è facile a ciò che è giusto.

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Lo spazio come una bella donna: bello e dannato

Il fascino indiscutibile dell’ignoto ha reso molti uomini schiavi dello spazio stesso, quasi come se fosse una donna irraggiungibile e tremendamente dannata.
Molti personaggi rimarranno succubi dello spazio, vivendo per esso e morendoci anche, dimenticandosi dei legami umani e di tutto il resto.
Che senso ha tutto questo? Lo spazio è davvero così amorevole nei tuoi confronti o sei solo te ad essere così ossessionato dalla scoperta che dimentichi tutto quello che hai attorno?

Ebbene la risposta è abbastanza scontata: allo spazio non importa nulla di te, sei soltanto un essere indifeso nei confronti di un ambiente ostile e pieno di radiazioni che ti fanno ammalare ed infine morire.
Con una premessa così pessimistica ma allo stesso tempo realistica, Planetes continua a mostrare il suo modus operandi bilaterale non demonizzando e non osannando nulla, ma prendendo la cosa esattamente per quella che è.

Il fascino dello spazio è innegabile, ma non va demonizzato, così come non va preso come unica ragione di vita. Vivere una vita da soli non ha alcun senso, vivere solo per sè stessi non ha valore, tutto perde di significato e perfino l’immensità dello spazio non riesce a colmare il vuoto della solitudine.

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L’importanza di avere un porto in cui fare ritorno e il vero significato del termine spazio

Dove pensi che sia il vero confine tra le Terra e lo spazio? Secondo me non c’è confine, non c’è una separazione. Non ci sono dei veri confini in questo mondo e credo che sia giusto così

Questa frase pronunciata da uno dei personaggi della serie, rappresenta probabilmente uno degli spunti di riflessione maggiori che l’opera vuole porci. Nel momento in cui ci rendiamo conto che la vita è piena di sfumature e non è caratterizzata da confini netti che separano in modo distinto una cosa e l’altra, ecco che anche il concetto di spazio stesso crolla, perchè non esiste un luogo che non fa’ parte di esso. La Terra fa’ parte dello spazio e noi stessi siamo una parte di quello spazio, quindi a che pro spingersi sempre oltre i propri limiti se non riusciamo neanche a comprendere noi stessi?
Ogni singolo atomo, ogni singola particella fa’ parte di quest’universo ed è su questo concetto che si snoda a mio parere il significato più profondo della serie: ovvero l’importanza di sentirsi a casa.

Ogni nave ha bisogno di un porto in cui fare ritorno

Frase celebre ripetuta più volte nell’arco della serie, va secondo me presa nel senso più ampio del termine. Il sentirsi a casa è uno stato d’animo che trova la sua dimensione nei rapporti umani e in un luogo di appartenenza, cose sui cui l’uomo dovrebbe lavorare molto per trovare una certa stabilità interiore.
Va bene quindi voler conoscere quello che c’è fuori, va bene anche avere una passione sfrenata per l’ignoto (cosa che garantisce all’umanità il progresso di cui ha necessariamente bisogno per evolversi e per progredire), ma una nave senza un porto in cui fare ritorno non ha alcun senso di esistere.

 

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Apparato tecnico

L’anime di Planetes gode di un comparto grafico tecnico molto solido, anche se deve fare i conti con un’animazione altalenante ed occasionalmente poco definita, soprattutto in alcuni episodi particolarmente poco ispirati anche da un punto di vista di scrittura (il che comunque rimane un piccolissimo neo all’interno di una serie oggettivamente superba da ogni punto di vista).
La presenza di moltissime inquadrature in campo lungo e di lenti movimenti di camera studiati alla perfezione per riuscire a rendere al meglio la sensazione di assenza di gravità e di vuoto, rendono la regia di Planetes a dir poco fenomenale ed uno dei tanti motivi per cui ho preferito l’anime al manga.

Il manga infatti (per quanto sia molto bello anche da un punto di vista puramente grafico) non riesce a rendere bene tanto quanto l’anime il senso di immensità dello spazio e di piccolezza dell’uomo di fronte ad esso, vista la presenza innumerevole di tavole in cui spesso e volentieri i soggetti sono predominanti rispetto al resto. Ottimo uso anche della computer grafica che si integra alla perfezione con l’animazione tradizionale, non risultando mai fuori luogo o esageratamente presente, cosa comunque abbastanza tipica di un’animazione relativa al periodo fine 90/inizi 2000 in cui la cgi iniziava a prendere piede nelle produzioni animate seriali, fungendo da supporto e da valore aggiunto a tutto il resto (vedasi anche opere come Ergo Proxy, Cowboy Bebop, Last Exile).

Conclusione

Planetes è indubbiamente uno dei miei anime preferiti in assoluto; essendo un amante dell’hard sci-fi è abbastanza facile fare breccia nel mio animo mostrando una filosofia profonda relativa a certe tematiche, ma sono anche abbastanza convinto che Planetes rappresenti un po’ quella serie che possa e debba essere vista da qualsiasi appassionato di anime in generale e non solo dagli appassionati del genere. Difatti l’estrema eterogeneità della serie (dovuta a sfumature comedy, slice of life e talvolta dai risvolti sentimentali), diventa un vero e proprio punto di forza atto a snodare al meglio le varie tematiche ed a renderle fruibili a chiunque senza che la parte fantascientifica prenda troppo il sopravvento, rischiando in tal modo di annoiare i meno interessati ai tecnicismi.

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Degno di nota è inoltre il profondo cambio di atmosfera dalla prima alla seconda parte dell’opera; la serie infatti diventerà sempre più profonda e intrisa di riflessioni molto pesanti di natura religiosa-esistenziale e del tutto contrapposte all’atmosfera iniziale decisamente meno opprimente.

 

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Tommaso Felici

Tommaso Felici

Sono veramente euforico

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