A partire dal 2020, ci sarà possibilità di soggiornare e girare spot e film
Una storica apertura della NASA, quella che apprendiamo dalle testate d’oltreoceano. L’agenzia spaziale statunitense ha infatti deciso di aprire al pubblico (privato o business) la sua parte di Stazione Spaziale Internazionale. Le attività commerciali della NASA non influiranno e non interferiranno con quelle delle altre Agenzie. L’ISS, lo ricordiamo, è gestita anche dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, da quella europea ESA, della giapponese JAXA e della canadese CSA-ASC.
Ciò significa che, a partire dal 2020, con due voli all’anno predisposti al trasporto di civili, chiunque in grado permettersi il viaggio potrà soggiornare nello spazio, per scopi puramente personali o commerciali.
Immaginate una proposta di matrimonio a gravità zero, o una pubblicità girata interamente nello spazio. Le possibilità sono infinite, quasi come le stelle dell’universo. E infinito, o quasi, è anche il budget necessario per accaparrarsi questa avventura spaziale. L’affitto parte infatti da 35.000$ a notte. Le compagnie incaricate del viaggio dovranno inoltre garantire anche le spese di trasporto e di sostentamento, provvedendo anche a cibo, acqua e beni di prima necessità. L’elettricità, pagata a parte, avrà una tariffa di 42$ per kilowattora. La connessione internet costerà invece 50$ per GB.
Gli astronauti privati, che dovranno rispondere a precisi requisiti medici e dovranno essere sottoposti a un periodo d’addestramento, potranno restare nello spazio per un massimo di 30 giorni, a differenza dei sei mesi permessi agli equipaggi scientifici.
Jeff Dewitt, CFO della NASA, in conferenza stampa da New York ha auspicato che “l’innovazione e l’ingegno dell’industria statunitense possano accelerare una florida economia commerciale nell’orbita bassa della Terra”
Donald Trump ancora contro la NASA
Questa apertura dell’agenzia americana arriva quasi in contemporanea con l’ennesima polemica sollevata dal presidente Donald Trump. Anche stavolta, il tycoon non si è risparmiato nei confronti dell’Agenzia, criticando le sue attività scientifiche, commettendo però l’ennesima gaffe.
Il presidente ha infatti pubblicato un cinguettio in cui si lamentava dell’enorme mole di denaro e risorse che si stanno investendo nei confronti della Luna, affermando che il futuro dell’esplorazione spaziale non è il nostro satellite, ma Marte.
For all of the money we are spending, NASA should NOT be talking about going to the Moon – We did that 50 years ago. They should be focused on the much bigger things we are doing, including Mars (of which the Moon is a part), Defense and Science!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 7, 2019
Ecco, qui arriva l’imprecisione astronomica: per Trump la Luna non è il nostro satellite, ma fa parte del pianeta rosso. Il tweet ha fatto il giro del web, causando clamore ed ilarità.
Cosa intendesse realmente il presidente Trump non ci è dato saperlo. È probabile che il “which the Moon is part” non si riferisse a Marte, ma alle “bigger things” che gli scienziati americani stanno facendo. È infatti noto il rinnovato interesse degli statunitensi verso il nostro satellite, così come è noto anche l’interesse di Elon Musk nei confronti del pianeta rosso.
Sicuramente i pochi caratteri messi a disposizione di Twitter hanno inficiato sul senso del discorso del presidente, ma non ci stupiremmo se il signor Trump avesse seriamente qualche strampalata teoria sulle origini della Luna.
Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su Facebook, Instagram, Telegram, YouTube, Discord, Steam e Twitch.