Vi siete mai resi conto di quanti manga vengono pubblicati in Italia? Sin da quelle prime iniziative targate anni ’90 il panorama si è espanso vertiginosamente, arrivando a rappresentare uno dei mercati più fertili dopo il Giappone. Agli occhi di un lettore medio, i cataloghi degli editori risultano allo stesso tempo una fortuna e una maledizione: è impossibile, infatti, che ogni opera venga pubblicizzata alla stessa maniera. Se le opere più celebri ed importanti risaltano senza troppa difficoltà, molti titoli rimangono sullo sfondo nell’attesa che qualcuno possa scoprirli.
Per questo motivo, ho deciso di approfittare della mia lunga lista di letture – e dei titoli che arrivano in redazione – per indicare dei manga da conoscere e recuperare in questa nuova rubrica intitolata Reading Manga. Le tre opere di cui parleremo oggi sono novità di Star Comics, fresche ed appetibili a qualsiasi tipo di pubblico.
To Your Eternity
L’essere umano è una creatura tanto fragile quanto determinata. Vivere comporta una serie di difficoltà crescenti che l’uomo è tenuto a superare, se vuole condurre un’esistenza tranquilla e sopportabile. Nonostante ogni complicazione, la bellezza del mondo è il motore che anima le nostre azioni e ci spinge a conoscere sempre di più: oggi è una brutta giornata, ma domani chissà.
To Your Eternity, nuova fatica di Yoshitoki Oima, indaga su quanto l’umanità sia complessa e stratificata attraverso lo sguardo ignorante di un essere indefinito di forma sferica. Un po’ come se fosse una divinità, l’autrice di A Silent Voice pone tale creatura in un contesto post-apocalittico per usarla come uno strumento di ricerca. “L’immortale”, capace di assumere qualsiasi forma desideri, viene a contatto con una realtà che non conosce e che lo incuriosisce; il mondo è cambiato, è divenuto ostile, eppure gli umani continuano ad andare avanti.
Scoprire l’umanità
Il primo che incontra, un giovane rimasto solo, gioca su di lui un impatto determinante: anche se la neve copre l’orizzonte e nessuno ritorna ormai da tempo, la speranza non deve morire.
Noi uomini abbiamo un tempo prefissato da passare su questo pianeta; siamo mortali, e in quanto tali abbiamo il bisogno innato di scoprire, relazionarci e vivere. Per quanto la morte possa porre fine alla nostra esistenza, non cancella ciò che siamo stati.
Ogni uomo, d’altronde, vive senza sapere dove stia andando: l’unica indicazione che abbiamo è quella di esserci, di esistere. Impostando la serie tramite una struttura a racconti autoconclusivi (legati comunque da una successione temporale), la Oima orchestra una rappresentazione certosina delle ambizioni, delle paure e delle speranze, attraverso lo sguardo attento dell’essere sferico. To Your Eternity è, a tutti gli effetti, un viaggio nel pantheon delle emozioni umane: un viaggio che, in quest’epoca di incertezze, sembra sempre più necessario.
Demon Slayer
Che Shonen Jump abbia avuto i suoi problemi negli ultimi anni non è una novità: il battle, genere di punta della rivista, ha subito una grave contrazione. Se prima bastava ricalcare il modello di Dragon Ball per avere risonanza, la pubblicazione di titoli come Shingeki no Kyojin ha letteralmente cambiato le carte in tavola. Oggi il pubblico è più grande, vuole una maggiore varietà e, soprattutto, opere che rispecchino la realtà difficile in cui vive. Demon Slayer (Kimetsu no Yaiba) di Koyoharu Gotouge è il simbolo di come WSJ ha risposto a tali necessità: un battle, classico per anima e struttura, che adotta toni più seri e si rivolge tanto al ragazzo quanto al giovane adulto.
Il quotidiano del protagonista Tanjiro è infatti sconvolto dall’esistenza dei demoni, elemento fondamentale del folklore giapponese: ciò che aveva sempre pensato appartenere alle storie, alla fantasia, in realtà esiste e può accadere chiunque. Lo sterminio della sua famiglia è rapido e improvviso, una carneficina che non ha alcun intento empatico: se poche pagine presentano la vita normale del protagonista, con altrettanta semplicità l’autore la distrugge irrimediabilmente.
La velocità del dolore
Il ritmo narrativo, talvolta anche troppo veloce, corre così tanto per evidenziare l’irrazionalità travolgente del soprannaturale; la felicità di Tanjiro si è rotta, e non gli resta che affrettarsi per ripararla. Con questa fretta si susseguono tutti gli eventi, tant’è che anche il solito lungo addestramento si conclude in pochi capitoli. Quel che può essere indubbiamente visto come un errore (perché lo è), serve in realtà anche a rispecchiare l’inquietudine crescente di Tanjiro: se vuole che la sorella torni ad essere umana, deve affrettarsi e diventare un cacciatore di demoni.
Non è che Demon Slayer sia così diverso da un Gamaran a caso, anzi, ricorda più quello che Hunter x Hunter (fine esempio di modernità).
La scrittura di Gotouge, tuttavia, è onesta e priva di quei fastidiosi filtri che servono a rendere la storia più adatta ai ragazzini. Negli eventi del volume non si nasconde la brutalità della morte o la fragilità dell’essere umano, tant’è che entrambi sono centrali nelle tematiche.
Proprio per questo motivo, Demon Slayer è una lettura adatta ai tempi in cui viviamo: basta eroi senza macchia e senza paura, a noi servono persone.
Perfect World
Io sono quel tipo di persona che le opere coi malati le odia. Non sono un cinico bastardo, né tantomeno ho idee disagiate riguardo ai disabili: penso solo che nella maggior parte dei casi queste storie siano banali o banalizzate. Raccontare le difficoltà sociali di una persona è un compito complicato, perché presuppone la comprensione di quei problemi e la capacità di parlarne senza retorica.
Il più delle volte, invece, ci si trova davanti a prodotti monotematici e pedanti (sOnO cOmE nOiiii), in cui l’unica cosa da comprendere è quanti soldi vogliano spillare con la commozione.
Perfect World, a guardare la copertina, m’ha fatto proprio quest’impressione. Nel mondo fumettistico giapponese pochi hanno osato trattare tematiche così delicate e quando l’unica competizione è rappresentata da un certo Toshiyuki Inoue…beh, risaltare non è semplice.
L’opera di Rie Aruga, invece, è stata capace di guadagnare una certa attenzione internazionale perché, al contrario di ogni mia aspettativa, estremamente sincero nell’affrontare la disabilità. Tsugumi Kawana, impiegata in uno studio di interior design, reicontra per caso il suo primo amore delle superiori, Ayukawa, e scopre che nel periodo in cui non si sono visti ha avuto un incidente, a causa del quale ha perso l’uso delle gambe.
Rapportarsi con la disabilità
Tramite un attento storyboarding, la Aruga descrive la reazione di Kawana come ben lontana da quel “poverino” che l’ipocrisia ci spingerebbe a pensare: a scoprirlo rimane sconvolta, tanto da portarla a fare “un passo indietro”. Relazionarsi con una persona affetta da disabilità non è semplice: puoi adottare quel classico comportamento pietoso da “tu sei uguale a me” (basato in realtà su un sentimento di superiorità), oppure comportarti come faresti con chiunque. La seconda opzione, tuttavia, è ben più difficile da prendere: quei problemi peseranno sempre, e non si può evitare di considerarli.
Kawana sente inizialmente di non potersi avvicinare proprio perché quella sedia a rotelle ha lo stesso valore di una barriera architettonica; cosa vuol dire amare un disabile? Doverlo aiutare nei compiti più semplici, prendersi cura di lui? Oppure accettare quella condizione e capire che, in realtà, non è cambiato nulla?
Facile a dirsi, certo, ma tendere una mano non vuol dire evidenziare le problematiche di una persona. Un disabile non si sentirà mai integrato fin quando sono gli altri a fare tutto per lui.
Capita a tutti di sentirsi bloccati, di vedere le aspirazioni di una vita scivolare via perché l’imprevedibilità degli eventi colpisce con la stessa forza di una bomba atomica.
Dal canto suo, Ayukawa sente le complicazioni date dal non poter più camminare, ma non vuole che pesino sulla sua realtà. Anche se non può camminare, anche se ogni giorno è un’incognita, non vuole smettere di essere sé stesso. Non sono gli eventi che capitano a determinare chi siamo, quello è un compito che spetta solo a noi.
Leggere manga
Con l’ultimo commento vi invito a recuperare, in particolare, To Your Eternity e Perfect World. Oggigiorno ognuno di noi è sempre più incerto e solo, nel grande caos delle cose. La necessità di ritrovare uno spazio personale, in cui far fronte ai problemi, diventa sempre più centrale.
Per questo motivo mi sento di consigliare quelle due opere, che trattano da vicino e con delicatezza la complessità del mondo con le sue ramificazioni.
Demon Slayer, invece, è uno shonen manga ben più canonico che riuscirà indubbiamente a fare breccia tra gli amanti del battle.
Di seguito trovate le schede personali di ogni titolo; nel mentre, vi saluto con un sentito see you, space cowboys!
- Autore Koyoharu Gotouge
- Dimensioni 11,5×17,5
- Stampa b/n
- Pagine 192
- Sovraccoperta No
- Cover con alette No
- Autore Rie Aruga
- Dimensioni 11,5×17,5
- Stampa b/n
- Pagine 176
- Sovraccoperta Si
- Cover con alette No
- Autore Yoshitoki Oima
- Dimensioni 11,5×17,5
- Stampa b/n
- Pagine 192
- Sovraccoperta Si
- Cover con alette No
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