Non c’è momento migliore di questo per essere nerd
Avengers Endgame e Game of Thrones: nell’ultimo periodo possiamo affermare con certezza di aver assistito al traguardo di alcuni dei cammini decennali più importanti degli ultimi anni. Tappe importanti che segnano un memorabile momento della storia per il mondo dell’intrattenimento e per noi incurabili nerd.
Oggi siamo però qui per raccontarvi di un’altra, importantissima fermata; che non segna però la fine di un percorso, bensì l’inizio di un nuovo tracciato ancora poco battuto. Stiamo ovviamente parlando di Detective Pikachu, attesissima pellicola che porta i Pokémon sul grande schermo, finalmente affiancati da attori in carne e ossa.
Una novità assoluta. Un sogno di milioni di appassionati dell’ormai famosissimo brand dedicato ai simpatici mostriciattoli tascabili. The Pokémon company e Warner Bros hanno combinato le loro forze per esaudire i desideri di tutti noi.
Samuele Malloci e Lorenzo Marcoaldi sono stati per noi all’anteprima e ci racconteranno un po’ di quello che sarà sicuramente uno dei film evento dell’anno.
La recensione di Samuele
Quando giocai la prima volta a Pokémon avevo appena imparato a leggere, ero un inetto, un disastro totale, mi ricordo che finirlo fu come scalare una montagna con un braccio amputato e un paio di infradito, ma me ne innamorai. Non tanto del gioco, alla fine la trama delle prime generazioni era quel che era, ma del concetto di questi mostriciattoli catturabili e di questo mondo così diverso ed al contempo così simile al nostro.
Sono passati parecchi anni da allora, so leggere senza troppi problemi e da qualche giorno mi sono ritrovato ad innamorarmi di nuovo del mondo di Pokémon, questa volta, però, è stato diverso, me ne sono innamorato con gli occhi di un adulto.
Non un film per bambini
La parola chiave qui è adulto. Prima ancora di parlare nel dettaglio degli aspetti tecnici del film mi sembra necessario fare un po’ di chiarezza su questo punto: Detective Pikachu, a modesto parere del sottoscritto, non è un film per bambini. Non un film alla Shrek con vari livelli di lettura ma proprio un film che richiede, oltre ad una certa conoscenza del mondo Pokémon e sopratutto delle prime generazioni, un certo livello di maturità per essere apprezzato a pieno, maturità che, per fare un esempio, il me bambino citato sopra non avrebbe mai avuto.
Questo è un male? Assolutamente no. Certo, può inficiale a livello di vendite una pellicola che si rivolge ad un pubblico così specifico (appassionati con una certa maturità mentale) ma colpisce nel segno tocca le corde che dovrebbe toccare.
Detective Pikachu non mi ha fatto tornare bambino, mi ha fatto amare i Pokémon da adulto. Ditemi voi se è poco.
Costruire un mondo
Dove la regia del film è basilare ma chiara, un vero plauso va fatto al comparto degli effetti speciali che ha creato un mondo vivo e pulsante in ogni suo aspetto. Praticamente ogni scorcio, sfondo e scena è colmo di elementi in CG che si mescolano alla perfezione col resto, restituendo un effetto generale stupefacente.
Ryme city è una città estremamente realistica e complessa, curata in ogni particolare, dove i pokemon non solo si muovono ma interagiscono con l’ambiente, i protagonisti e persino le comparse, dando così alla location spessore e carattere. Perché ho scelto questi due aggettivi? Ci arriviamo subito.
Un noir metropolitano
Perché Ryme City è protagonista della pellicola tanto quanto lo sono Tim e Pikachu, il film, infatti, pur contenendo ovvie scene action e un’atmosfera Urban Fantasy si sviluppa come un vero e proprio noir metropolitano, con tutti i crismi (e purtroppo anche i cliché) del caso.
Il team di sceneggiatori, tra cui possiamo notare Dan Hernandez e Benji Samit (sceneggiatori dell’ottima serie The Tick in esclusiva su Amazon Prime), ha infatti creato una storia che si contraddistingue per un ritmo serrato anche se mai frettoloso, ricca di colpi di scena, fraintendimenti e misteri tipici del noir, il tutto attorniato dalla ingombrante presenza che è la giungla metropolitana di Ryme City.
In conclusione
Detective Pikachu è un film che mi ha stupito ed emozionato. Ha colpito il me ventiquattrenne tanto quanto il primo film animato e i giochi colpirono il me bambino, regalandomi l’emozione unica di vedere un franchise che amo crescere e maturare con me.
Consiglio spassionatamente a qualunque appassionato la visione, anche per il semplice brivido che proverete nel momento in cui vi renderete conto che [SPOILER]
VOTO: 9
La recensione di Lorenzo
Tutti conoscono i Pokémon: vostra madre, vostro padre, i vostri fratelli e probabilmente anche il vostro gatto. Come ben saprete The Pokemon Company ha finalmente sfruttato la fama dei mostriciattoli tascabili per portarli sul grande schermo. Eppure Detective Pikachu non è un film per tutti, oppure no?
Ci troviamo a Ryme City, un noto magnate multimilionario ha deciso di fondare l’unico polo mondiale dove i Pokémon e gli umani possono coesistere contemporaneamente. In pace e liberi. Senza le note poké ball.
E sarà proprio all’interno di questa realtà che verrà proiettato il protagonista Tim, intento a ritrovare il padre scomparso dopo un misterioso incidente. Ben presto Tim si renderà però conto di essere in grado di comprendere e decifrare il Pokémon di suo padre, un simpatico Pikachu interpretato da Ryan Reynolds.
Il vero protagonista
Parliamoci subito chiaro: Indipendentemente da ciò che si potrà pensare sulla pellicola, non c’è dubbio che sia proprio Pikachù a rubare continuamente la scena. D’altronde chi più di lui meritava di sottrarre tutti i riflettori? La scelta di Ryan Reynolds post-Deadpool è singolare e non di certo casuale. una personalità irriverente e decisamente sopra le righe; è ovvio che qui l’intento fosse quello di strizzare l’occhio proprio a quella fetta di pubblico che ovviamente si aspettava un film per ragazzi ma desiderava anche di più. Il dubbio viene immediatamente spontaneo, forse anche i produttori si sono resi conto che il fandom di Pokémon è principalmente composto da inguaribili ventenni?
Un mistero da risolvere e tanta investigazione, il film si fa carico di allestire quello che potrebbe venir definito un noir per ragazzi. Tornano ovviamente gli elementi tipici, e non c’è di certo un noir senza metropoli. Qui più di ogni altra cosa stiamo difatti parlando di una caratteristica essenziale.
Con un appeal pezzato dei più luminosi neon (impossibile non ricordare Blade Runner o il più recente Mute), la sopracitata Ryme City si presenta viva e brulicante di Pokémon in ogni dove. Proprio questi ultimi rappresentavano forse quella che era la sfida più grande: è possibile combinare i Pokémon in veste realistica con attori in carne ed ossa, rendendo poi il tutto gradevole e credibile? Si intuiva già dai trailer, risposta ovviamente affermativa. Insomma, l’ottima CG delle celebri creature tascabili risulta perfettamente amalgamata e funzionale con l’ambiente messo in scena.
Da Ludicolo barista a Machamp regolatore del traffico, ancora una volta a spiccare più di tutti è Pikachu. Un dettaglio incredibile farcito di una gamma di espressioni facciali irresistibili, sarà impossibile non innamorarsi del celebre topo elettrico giallo prima dell’esaurimento del minutaggio.
Altalenante e imperfetto
Passato il fantastico primo atto a contemplare i Pokémon a schermo, si iniziano ad accusare i problemi di quello che forse non è un film perfetto. Detective Pikachu cade spesso in ordinarietà di trama troppo semplici per quello che voleva essere. Lo spiegone è sempre dietro l’angolo nella paura che lo spettatore non sia in grado di comprendere e decodificare la più leggibile delle situazioni. Uno sviluppo a volte ridondante con un risvolto probabilmente troppo prevedibile. Le citazioni (velate o meno) alla serie di videogiochi non si faranno mancare, il sentore è quello di una pellicola che si cerca di accontentare tutti, ma in fondo centrerà completamente il segno solo nel cuore dei più appassionati. Per coglierne tutte le sfaccettature è infatti richiesta una conoscenza perlomeno basilare di tutti gli elementi che compongono il mondo dei Pokémon.
Il finale non lascia accenni per le prossime pellicole, ma risulta alquanto ovvio che l’intento sia proprio quello di lanciare un franchise. Come inizio è sicuramente lodevole, noi però ci auguriamo che sia un incentivo, un punto di partenza per sperimentare una formula che avrebbe ancora tanto da dire.
Voto: 6 ½
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