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Anime = Tette&Culi [Luoghi comuni sugli anime]

Gli anime sono roba da pervertiti

La community italiana degli anime vive di luoghi comuni: la storia dell’animazione giapponese, in Italia, è ricca di concetti che il pubblico ha determinato in assenza di informazioni precise. Nessuno ha mai dato spiegazioni chiare, e così si sono diffuse rapidamente idee sbagliate.

Un esempio lampante sono i target, considerati come dei dogmi; quando sentiamo shonen immaginiamo automaticamente un’opera per ragazzi, dai toni quasi infantili, eppure serie come Kaiji o Aku no Hana presentano contenuti maturi pur riferendosi a quella fascia di pubblico. E’ la rivista a determinare se un manga è seinen o meno, non il tono o le tematiche. Per quanto semplice possa sembrare, però, tale spiegazione non sembra mai essere abbastanza per chiarire la situazione: il pubblico vive nella confusione, e i pochi influencer che ci sono non fanno abbastanza per sbrogliare la matassa. Così, in un clima indefinito, ogni appassionato subisce quotidianamente discussioni sulla subordinazione dell’anime rispetto al manga, sull’estrema sessualizzazione dei personaggi femminili o sulla scarsa qualità della computer grafica giapponese.

Dopo aver vissuto sulla mia pelle l’impossibilità di risolvere tali problematiche commentando qualsiasi post di Facebook in merito, ho preso l’ardua decisione di mettere a disposizione quel poco che so per realizzare una serie di video in cui smentire, tramite le mie opinioni, alcuni luoghi comuni piuttosto diffusi nella nostra community.
Nel video che vi presento oggi ho voluto affrontare gli argomenti citati precedentemente, per buttarmi alle spalle i preconcetti maggiori sin dall’inizio.
Buona visione!

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