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Frogbyte 2019: perché i LAN Party sono necessari per i videogiocatori?

L’ultima edizione del Frogbyte mi ha fatto pensare molto al concetto di LAN Party, alla sua importanza e a come venga tendenzialmente sottovalutato. Ormai si è abituati alle community online, a ritrovarsi su Discord e/o TeamSpeak, o qualsiasi altro programma VoIP per giocare insieme. Con l’avvento e lo sviluppo della rete, i LAN Party sembra siano pian piano scomparsi, se non per pochi grandi eventi. È davvero così? Se sì, è necessario farli ritornare in auge?

Cos’è un LAN Party?

Partiamo da una definizione molto semplice per i neofiti: un LAN Party è un incontro tra videogiocatori, i quali portano il proprio computer (o sfruttano quello di un amico) per giocare assieme tramite cavo Ethernet o in wireless, ma pur sempre in una rete locale (LAN = Local Area Network). Come dice il nome stesso, però, la LAN è solo un elemento del ritrovo mentre la festa è il secondo e, forse, il più importante, poiché rappresenta l’interazione stessa tra i partecipanti.

Solitamente questi ultimi sono abbastanza da comporre due squadre per qualsiasi gioco, che sia DotA 2 (dunque 5v5), Battlefield (dunque un numero non definito), Counter-Strike, Call of Duty, e tanti altri titoli. Ci sono LAN Party di piccole dimensioni dove si inseriscono magari dei bot per giocare, e ci sono raduni estremamente grandi come il DreamHack (il più grande LAN Party del mondo) o il QuakeCon (il più grande degli USA) dove magari è possibile trovare pure posto per dormire, lavarsi, cibarsi e stare tutti insieme appassionatamente.

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La durata non è mai fissa: può andare dal weekend (come nel caso del Frogbyte) alla settimana intera; spesso dipende dalla natura dell’evento che comprende il LAN Party stesso. Durante la “festa locale” gli appassionati tendono a mostrare il proprio PC nella sua bellezza, altri cercano di vincere i tornei organizzati in loco e dunque potenziare il proprio computer con nuove componenti messe in palio. L’host fornisce luogo, rete, alimentazione e i premi, mentre gli utenti portano il proprio kit per giocare, cibo e tutta la loro energia.

Cos’è il Frogbyte?

Il Frogbyte, come abbiamo trattato in un breve articolo di presentazione due mesi fa, è il LAN Party più grande d’Italia. Si svolge a Pordenone durante la fiera del Radioamatore di aprile e dura tre giorni, dal venerdì alla domenica.

Ormai l’evento è giunto alla sesta edizione ufficiale, ma tutto è in realtà nato nel novembre 2011 grazie all’A.F.B.P. (Associazione Fragger Basso Piave), la quale è riuscita a raccogliere abbastanza adesioni da portare a Pordenone Fiere 30 partecipanti, sufficienti per richiedere un piccolo posto nel padiglione 4.

Nel 2013, poi, la voce è giunta ai Players’ Lair e ai FurLAN, i quali si sono uniti all’A.F.B.P. e hanno dato vita al Frogbyte LAN Party nell’aprile 2014, con ben 106 partecipanti. A essi, poi, si sono congiunti i lan.h4xor di Trieste. La crescita esponenziale non è cessata e, all’ultima edizione di aprile 2019, i partecipanti sono diventati 300 e sono giunti anche da Lombardia e Piemonte, confermandosi il LAN Party più grande d’Italia.

LoL, Overwatch, Call of Duty 2, Rocket League sono solo alcuni dei videogiochi protagonisti dell’evento con tornei aperti a tutti gli iscritti. Ogni titolo videoludico proposto può essere scelto per una grande partita di gruppo, grazie all’incessante lavoro dello Staff che si occupa di raggruppare gli interessati per farli giocare tutti insieme. E i videogiochi non sono gli unici elementi che compongono il LAN Party.

Negli anni sono giunti artisti come Kenobit e QuadratoX a suonare sul palco del padiglione, dove hanno luogo anche conferenze sulla psicologia dei videogiochi o sulla loro storia. Inoltre, il team di animatori si occupa di organizzare piccoli giochi lontani dal PC, ogni anno diversi e sempre più divertenti (e sempre con piccoli premi in palio). Insomma, un evento variegato organizzato ad hoc e ormai imperdibile. Chi ci partecipa una volta non ne può più fare a meno.

Il “Natale dei videogiocatori”

Da piccoli l’evento più atteso dell’anno era sempre Natale, con i suoi regali e i pranzi in famiglia (forse noiosi, ma sempre con del cibo buono). Magari in quei pacchi si nascondeva la prima console, o il primo computer, e da lì nasceva la passione per il mondo dei videogiochi. Ma scomparsa la magia di Babbo Natale e giunti nel mondo degli adulti, spesso quell’attesa si sposta verso un altro orizzonte, un altro appuntamento annuale.

Nel mio caso, e credo anche nel caso di molti altri Frogbyters, l’evento più atteso è diventato proprio questo LAN Party. Personalmente, è la terza edizione (anche consecutiva) alla quale partecipo, e dopo la prima è diventato molto difficile per me mancare. Nel 2017 mi sono iscritto assieme alla community nella quale ero moderatore e redattore, VanQuest, e ho conosciuto tanti altri appassionati della zona formando con loro un nuovo gruppo; l’anno successivo ho partecipato assieme a loro e, infine, per quest’ultima edizione ho invitato i pochi membri rimasti della mia community online, sparsi per tutta Italia, e con il gruppo del 2018 ci siamo iscritti (28 persone in tutto) in un unico team.

Questo “Natale dei videogiocatori” però non c’è in altre parti d’Italia, se non in dimensioni molto più ridotte. Nemmeno a grandi fiere come il Games Week di Milano. È forse un problema di investimenti? In parte sì: basta vedere come la realtà degli Esports abbia appena iniziato a coinvolgere per bene il nostro Paese (vedi la finale di Rainbow Six: Siege a Milano) nonostante in altre parti d’Europa – come la Svezia – sia ben più sviluppata, persino a livello scolastico.

È questa una mancanza importante? Considerando il pubblico potenzialmente interessato e dunque il mercato generato dall’evento, : si creerebbe un nuovo settore sul quale potrebbero intervenire investitori di tutta Europa, rendendo il nostro un Paese ulteriormente interessato alla fetta giovane della popolazione italiana ed europea e al futuro del sempre più grande mondo videoludico.

LAN Party in Italia: perché serve riportarli in auge?

Perché serve dunque riportare in auge la realtà dei LAN Party che prosperava maggiormente quando Internet stava ancora nascendo? Non solo per i motivi economici detti prima, ma anche per motivi sociali: portare più LAN Party in Italia cambierebbe la cultura stessa dei videogiochi che, negli ultimi anni, rischia continuamente di maturare connotati negativi a causa dei media nazionali.

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Basta osservare il DreamHack: tre edizioni annuali in Svezia, due in Spagna e una in Francia. Senza contare quelle sporadiche in Danimarca, Germania o, fuori dall’Europa, India, Texas e Georgia. È una realtà ormai più che affermata e che conta migliaia di partecipanti ogni anno, per milioni di euro di entrate. E per centinaia di ore di puro divertimento.

Pensare a un Frogbyte organizzato a Milano o a Roma non è così tanto un sogno dati gli ultimi sviluppi dell’evento. L’ultima edizione ha decisamente dato segnali positivi, con l’aumento dei partecipanti da 250 circa a 300 e il sold-out dei biglietti in nemmeno una settimana. Ciò riempie d’orgoglio e fiducia sia gli organizzatori che gli iscritti stessi, tra i quali ormai è nata la discussione riguardante il futuro del Frogbyte. Aumenterà il numero di padiglioni occupati? Finirà per diventare un evento conosciuto e organizzato anche oltre il Triveneto? Certamente lo si spera.

Ma, come detto prima, è una realtà difficile da realizzare che necessita di maggior interesse, investimenti e collaborazioni. E in Italia non sono ancora sufficienti, purtroppo, ergo non è ancora possibile andare oltre le dimensioni regionali per quanto il potenziale non manchi.

Se vi interessa sapere di più riguardo il Frogbyte, non mi resta altro che invitarvi a visitare il sito, il canale Youtube e il canale Twitch, dove ho avuto il piacere di castare le finali del torneo di League of Legends. E, ovviamente, vi invito a partecipare alla prossima edizione di aprile 2020. Una data un po’ lontana, ma almeno avrete tempo per prepararvi adeguatamente.

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Francesco Santin

Francesco Santin

Studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche, ex telecronista di Esports, giocatore semi-professionista e amministratore di diversi siti e community per i quali ho svolto anche l'attività di editor e redattore.

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