Una delle più grande icone del cinema orientale si scaglia contro gli Stati Uniti
Padre spirituale degli anime, vincitore del premio Oscar al miglior film animato nel 2003 e fondatore dello Studio Ghibli: Hayao Miyazaki attacca apertamente il pensiero americano. Su alcuni blog giapponesi (Hachima Kikou e Yaraon) sono recentemente riemerse interviste che evidenziano l’odio di Miyazaki nei confronti delle produzioni americane (sembra però manchi la fonte dell’intervista nel suo originale formato cartaceo).
“Gli americani sparano, fanno esplodere e simili e quindi anche nei loro film riportano cose del genere. Se qualcuno è identificato come il nemico, va bene allora ucciderne un numero infinito. Il Signore degli Anelli è così. Se quello che ho di fronte per me è il nemico, si uccide senza discriminare tra civili e soldati. Questo rientra nei danni collaterali.
Quante persone vengono uccise negli attacchi in Afghanistan? Il Signore degli Anelli è un film che non si fa problemi nel farlo. Leggendo l’opera originale si può capire che quelli uccisi sono asiatici e africani. Quelli che non lo sanno, ma affermano di amare il fantasy, sono degli idioti.”
Insomma, ci troviamo di fronte a parole forti, che faranno sicuramente discutere. Certo, è indubbio che l’esempio con Il Signore degli Anelli lasci abbastanza perplessi: l’opera cartacea, come ben saprete di Tolkien, è inglese; la trasposizione cinematografica è invece quasi interamente neozelandese. Che il celebre regista non si riferisse piuttosto alla cultura occidentale in generale?
Hayao torna poi a parlare, questa volta di Indiana Jones:
“Anche nei film di Indiana Jones, c’è un ragazzo bianco che, “bang”, spara alla gente, giusto? I giapponesi che si divertono con questo senza farsi tanti problemi sono incredibilmente imbarazzanti. Tu sei quello che, “bang”, viene colpito. Guardare quei film senza alcuna auto-consapevolezza è incredibile. Non c’è orgoglio, nessuna prospettiva storica dietro. Non sai come sei visto da un Paese come l’America.”
Qui l’animatore non solo si scaglia sull’opera in se, ma anche sui connazionali che apprezzano il prodotto senza porsi troppi quesiti. Dal commento è poi facilmente intuibile che il particolare riferimento del regista fosse a questa celebre scena.
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