Un cult istantaneo
Da qualche tempo a questa parte vedo continuamente il riproporsi della medesima formula: Netflix lancia un nuovo originale e il pubblico impazzisce letteralmente , parlandone fino allo sfinimento.
Anche questa volta non ci siamo smentiti, Love, Death & Robots è infatti già riuscita a conquistare uno spazio di favore nel cuore di molti utenti. Netflix e non.
Complice la breve durata degli episodi insieme alla struttura antologica, la serie animata per adulti scritta e diretta da Tim Miller (per chi non lo sapesse, il regista del primo Deadpool) non è perfetta ma fila che è una bellezza.
Con una premessa a dir poco interessante, nella sua durata lo show si occupa principalmente di alcune tematiche quali appunto la morte, l’amore e i robot. Non c’è dubbio che già di base il prodotto si presenti con un incipit accattivante. Seriamente, a chi non piacciono i robot?
Insomma, Love, Death & Robots si prospetta come il più originale degli originali Netflix, e finalmente ci siamo decisi a recuperarla.
L’idea iniziale era quella di fare una recensione, ma, data la vastità degli episodi insieme alla diversità delle tematiche trattate, abbiamo pensato che sarebbe stato meglio individuare quelle che, secondo noi, sono le puntate più riuscite dello show.
Riuscita ma non perfetta
Però è bene fare anche un piccolo preambolo generale: Lo show funziona sicuramente, è una serie antologica e ciò significa che ogni episodio è a se stante. Le puntate sono di breve durata, il che permette di vederle tutte in una manciata di ore (anche se data la diversità delle atmosfere, forse non è la scelta più saggia). Tecnicamente stiamo poi parlando di 18 gioiellini, il meglio che l’animazione contemporanea possa offrire a livello visivo. La conferma che i prodotti animati non hanno i limiti fisici imposti dal cinema tradizionale in live action. Il tutto diventa ancor più spettacolare quando, senza alcun paletto, vengono veicolati messaggi forti e cinici, che di questi tempi poco si vedono anche nel cinema o nella televisione in generale.
Il risultato è un prodotto coraggioso e fresco, che poco ha a che vedere con i progetti precedentemente visti sulla famosa piattaforma di streaming negli ultimi anni. Anche il solo proporre una serie antologica, a discapito della serialità dei prodotti ormai ridondante, è una decisione sicuramente encomiabile.
Insomma, qual è il problema? Beh il problema è forse che, a fronte di questi 18 episodi, non tutti si presentano con una narrativa poi così efficace. La violenza viene spesso usata nel mero tentativo di stupire e, i dialoghi (come le trame), non brillano di certo in termini di originalità. Nella maggior parte dei casi, i colpi di scena non sono veramente coinvolgenti ma piuttosto disorientanti.
In sostanza gli episodi temono il confronto (per prodotti di questo genere è veramente impossibile non farlo), perché a fronte di una manciata di perle assolute, ci sono altrettante puntate decisamente inconsistenti.
La speranza, è quella di vedere un prodotto ancora più riuscito per una potenziale seconda stagione.
Bando alle ciance, andiamo a vedere quelli che riteniamo essere gli episodi più riusciti della serie.
5. Beyond the Aquila Rift – Oltre Aquila
In Love, Death & Robots non sono pochi gli episodi dallo stile estremamente realistico, fra questi è sicuramente Beyond the Aquila Rift a risultare come uno dei più riusciti. Con un’intrigante quanto inquietante colpo di scena finale, Oltre Aquila è forse una delle puntate più incredibili a livello visivo. Dalla scena di sesso girata in modo sublime fino all’inquietante recitazione dei personaggi “più veri del vero”, a conti fatti questo corto risulta uno dei più riusciti.
Con un agghiacciante risvolto finale, è innegabile l’influenza esercitata da Matrix su quest’opera.
4. Three Robots – Tre Robot
Un simpatico trio di robot dalle fattezze uniche si trova a visitare i resti di una città dopo una non ben definita catastrofe ambientale. Nel mentre della loro passeggiata, si ride e si scherza mentre si cerca di ricostruire le usanze di una forma di vita ormai estinta dalla terra: l’uomo.
Il vero punto di forza qui sono proprio i dialoghi fra i tre personaggi che, fra di loro, funzionano perfettamente. Il trio sa ovviamente ben poco sulla razza umana, e sarà proprio questa inconsapevolezza la matrice di gran parte delle battute. Inizialmente intrigati nello scoprire come funziona l’apparato digerente umano, andranno a definire internet come un “network precedentemente usato per scambiare foto di gatti”. E saranno proprio i gatti a dare un risvolto decisamente divertente e inaspettato.
“Una volta che hai visto una città post-apocalittica, le hai viste tutte”.
3. When the Yogurt Took Over – Il dominio dello yogurt
Ancora una volta troviamo un episodio dal carattere ironico, questa volta decisamente più surreale e assurdo. When the Yogurt Took Over ci racconta di una società che lascia le redini del potere ad uno yogurt diventato senziente dopo una serie di esperimenti da laboratorio. Sulla carta irragionevole, di fatto riuscitissimo. In soli 6 minuti il corto riesce a divertire, confondere e a far riflettere.
I registi Victor Maldonado e Alfredo Torres sono gli stessi di Three Robots, questa volta troviamo però un significato più attuale e straniante.
2. The Witness – La testimone
In molti l’avrete notato sicuramente: le somiglianze tra La Testimone e Spider-Man: Un Nuovo Universo sono molteplici. Ovviamente, non è un caso. A firmare questo corto è stato difatti Alberto Mielgo, uno degli animatori dell’ultimo acclamato film sull’uomo ragno.
La trama del corto è semplice quanto efficace: la protagonista assiste a un omicidio da una finestra, l’assassino si rende conto della presenza di quest’ultima e cercherà di inseguirla per tutta la città. La semplicità della storia risulta così piuttosto un pretesto per mostrarci una realtà intrigante quanto coinvolgente. Il frenetico inseguimento sarà il mezzo per scoprire una realtà futuristica di quel genere di cyberpunk ormai ben definito da Blade Runner. Neon, sessualità e decadenza faranno da sfondo a uno degli episodi più riusciti della serie.
1. Zima Blue
Nel momento in cui ho iniziato a scrivere questa classifica solo su una posizione non avevo dubbi: il primo classificato. Zima Blue è infatti l’episodio più riuscito della serie senza ombra di dubbio alcuna.
Zima è un artista avvolto da un manto di misteriosità senza eguali. Oltre alla sua risaputa genialità, sul suo conto si sa ovviamente ben poco. Salito alla ribalta grazie ad alcuni dettagliatissimi murali raffiguranti diverse vedute spaziali, Zima ha fatto della sua arte un marchio tramite l’inserimento di forme geometriche dal colore blu(da qui Zima Blue), diventando man mano sempre più concettuale. Un sovversivo, che è alla continua ricerca di un identità personale.
Identità, esistenzialismo e ricerca di se stessi, in soli 10 minuti vengono veicolate alcune delle tematiche più interessanti della fantascienza. Zima Blue è sicuramente il capitolo più riuscito di questo Love, Death & Robots, perché stiamo forse parlando dell’episodio che più di tutti riesce a trasmettere un vero significato compiuto.
Lo stile torna poi un altra volta al servizio dei fatti narrati: minimalista nella forma con linee nette e decise. Un capolavoro.
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