Ecco a voi la recensione di Devil May Cry 5
Nel 2001 Capcom pubblicò su PlayStation 2 un titolo destinato a fare la storia del genere action, fatto di combo spettacolari e di personaggi egregiamente caratterizzati: Devil May Cry. Il gioco, originariamente concepito come il quarto capitolo della serie di Resident Evil, riscosse un enorme successo tra pubblico e critica, grazie soprattutto al protagonista Dante, figlio di un demone – Sparda – e di un’umana di nome Eva; il mezzo demone sarebbe entrato poi a far parte dell’iconografia videoludica moderna come uno dei personaggi meglio strutturati di sempre. Il successo di Devil May Cry tuttavia ebbe una battuta d’arresto con il suo diretto seguito, che distruggeva quanto di buono fatto con il titolo originale. Per fortuna, Devil May Cry 3 e 4 sono tornati ad essere ottimi videogiochi, capisaldi del genere stylish action. Dopo un ulteriore passaggio a vuoto, rappresentato da DmC, reboot della serie, il titolo ideato da Hideki Kamiya è tornato a prendersi il suo posto nell’olimpo dei videogiochi con Devil May Cry 5, disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC. Venite a scoprire cosa ne pensiamo nella nostra recensione!
Dante, figlio di Sparda..
Il comparto narrativo di Devil May Cry 5 è quello che nella valutazione prenderebbe il voto più basso. Non siamo davanti ad un masterpiece dello storytelling, né tuttavia ad un titolo con una trama banale e poco ispirata; Dante, Nero ed il nuovo arrivato V si troveranno infatti a combattere l’invasione di Urizen, re dei demoni, che sta acquisendo potere grazie al sangue umano raccolto dalle radici del Qliphot, un enorme albero demoniaco che infesta Red Grave City. Toccherà ai nostri anti-eroi dunque distruggere le radici del Qliphot e sconfiggere il malvagio Urizen, il cui piano, almeno nelle prime battute del gioco, resta sicuramente poco chiaro. I colpi di scena, utili a comprendere al meglio il passato di Dante e Nero, mettono a posto dei plot holes creatisi nei precedenti capitoli, e riusciranno sicuramente a mozzare il fiato al giocatore in più di un’occasione. Insomma, se la trama in sé resta piuttosto banale, la mitologia di Sparda e della sua discendenza viene arricchita in maniera piuttosto prepotente. Se dunque la trama del nuovo Devil May Cry risulta convincente solo a sprazzi, nonostante sia ben raccontata, il titolo eccelle in merito alla caratterizzazione di tutti i personaggi, principali e non. Dante resta lo stilosissimo mezzo demone visto nelle altre incarnazioni della saga, e regalerà ai tanti fruitori dell’opera momenti “tamarri” che resteranno a lungo impressi nelle loro menti; ogni cutscene in cui è presente il canuto protagonista infatti trasuda epicità da tutti i pori, riprendendo in pieno le caratteristiche del personaggio visto nei precedenti capitoli del brand. Nero invece, introdotto in Devil May Cry 4, ha addirittura guadagnato spessore rispetto a quanto visto in passato; il ragazzo infatti, orfano del Devil Bringer, è diventato molto più maturo e “stylish”. La perdita del braccio demoniaco ha infatti limitato le capacità di combattimento di Nero, che, voglioso di rivalsa, farà di tutto pur di porre fine alla sciagura portata da Urizen, acquisendo consapevolezza dei propri mezzi e della propria situazione con il proseguire della storyline principale. Menzione d’onore invece per V, il nuovo arrivato, che forse insieme a Dante è tra i migliori personaggi visti nel corso della saga. Questa sorta di mago oscuro infatti è sicuramente meno stiloso degli altri due protagonisti, ma nonostante ciò riesce a non sfigurare ed in alcuni casi a farsi preferire ai due personaggi menzionati in precedenza. La sua camminata lenta, il suo libro di poesie di William Blake e Griffon, l’unica sua evocazione in grado di parlare e la cui caratterizzazione ci ha semplicemente strabiliato, fanno di lui una delle più gradite e particolari aggiunte alla saga di Devil May Cry, oltre che una delle più importanti per ciò che riguarda la storyline iniziata nel lontano 2001. Nonostante dunque alcune incertezze relative alla struttura narrativa, non possiamo non promuovere, seppur con riserva, il comparto narrativo del nuovo titolo Capcom.
Demons Will Cry
Il combat system di Devil May Cry è stato sempre il punto centrale della saga creata da Hideki Kamiya; con l’andare del tempo infatti, i vari capitoli dell’epopea di Dante hanno sempre più abbandonato gli enigmi, massivamente presenti nel capostipite arrivato nel 2001, per dedicarsi interamente al continuo perfezionamento di un sistema di combattimento che ha ispirato gran parte dei videogiochi appartenenti al filone action. Fatta questa doverosa premessa, possiamo affermare che Devil May Cry 5 rappresenta molto probabilmente l’apice del genere stylish action. Il suo combat system infatti, variegato ed adattato alla perfezione ai tre personaggi giocabili, richiederà un bel po’ di tempo per essere padroneggiato a dovere; le combo che è possibile inanellare sono tantissime, ed i tanti tasti da premere per la loro corretta realizzazione ci ha fatto sentire, in alcuni casi, in un picchiaduro. Ovviamente, come in ogni altro capitolo della saga, le combo andranno acquistate con le classiche sfere rosse rilasciate dai nemici e non solo, così come i Devil Breaker di Nero. Altra doverosa precisazione, dedicata a tutti quelli che dopo aver provato la demo del gioco pensavano ad un combat system lento e poco spettacolare: mai siete stati più in errore. Una volta acquisita padronanza di Nero, Dante e V infatti vi ritroverete davanti al miglior sistema di combattimento mai visto in un capitolo della saga; veloce, spettacolare, tecnico, e soprattutto divertentissimo. Ma andiamo con ordine, procedendo ad analizzare uno ad uno i tre diversi stili di gameplay dei tre personaggi principali.
Il ritorno di Nero
Nero rappresenta per certi versi il lato di gameplay più classico di Devil May Cry 5. Il ragazzo introdotto in Devil May Cry 4 è ancora equipaggiato con la sua fida Red Queen, una spada dotata di un particolare meccanismo simile all’acceleratore di una moto che le permette di acquisire ulteriore potenza grazie alle fiamme sprigionate dall’attivazione del suddetto, e con la Blue Rose, un particolare revolver a doppia canna che permette di sparare dei potentissimi colpi caricati. A differenza del precedente capitolo della saga tuttavia, Nero non è più in possesso del Devil Bringer, il suo braccio demoniaco, che è stato sostituito dai Devil Breaker, delle braccia meccaniche dalle abilità variabili. L’innovazione apportata al gameplay di Nero sta proprio nei Devil Breaker, che giocano un ruolo principale all’interno di ogni combattimento; questi andranno equipaggiati all’inizio di ogni missione, e se durante il loro utilizzo il nostro eroe dovesse subire dei danni, questi andranno distrutti. L’uso dei Devil Breaker è deputato alla pressione di un tasto, e le loro funzionalità sono piuttosto variabili; sarà infatti possibile attaccare i nemici con una copia del Devil Bringer, rallentarli, distruggerli a suon di “pugni-razzo” e così via. Alcune braccia meccaniche inoltre doneranno a Nero la possibilità di curarsi o quella di spostarsi più velocemente da un nemico all’altro. Per raggiungere i gradi più alti delle combo, come sempre divise in gradi che vanno da D ad SSS, bisognerà tuttavia sfruttare anche la possibilità di infliggere ingenti danni alle orde di demoni presenti distruggendo, con un dei tasti dorsali del controller, il Devil Breaker attualmente equipaggiato. Inoltre, una volta lockato il nemico, potremo utilizzare il Devil Breaker per tirare quest’ultimo a noi. Queste braccia meccaniche dunque sono l’unica vera innovazione apportata al gameplay di Nero; un gameplay che resta comunque incredibilmente fluido e divertente, e che se padroneggiato a sufficienza saprà soddisfare il palato di ogni giocatore.
Dante is back!
Anche il gameplay di Dante ha subito qualche variazione, ma è rimasto comunque molto fedele ai canoni della saga di Devil May Cry, in particolare a quanto visto in Devil May Cry 3. Il nostro amato mezzo demone ha infatti ancora in dotazione la Rebellion e le indimenticabili Ebony ed Ivory, oltre ad un fucile a canne mozze ed il set di Balrog, che gli permetterà di tempestare i malcapitati demoni con calci e pugni infuocati. Al roster delle armi di Dante si aggiungono un bazooka, un cappello (?), una particolare motocicletta utilizzabile anche come spada, ed il set di Cerberus già visto in DmC 3. Da non dimenticare ovviamente la possibilità di utilizzare l’amato Devil Trigger per far trasformare Dante nella sua forma demoniaca, utile sia a sferrare attacchi devastanti sia a recuperare l’energia persa in battaglia. Tramite la pressione dei due grilletti sarà possibile in ogni momento passare da un’arma ad un’altra, permettendo al giocatore di inanellare incredibili e stilosissime combo con tutto l’arsenale a nostra disposizione. Il tecnicismo utilizzato da Capcom per sviluppare il gameplay di Dante si è inoltre sostanziato ancora una volta nella selezione e nello switch di vari stili di combattimento; questi, presi di peso da Devil May Cry 3, sono quattro: Trickster, Gunslinger, Swordmaster e Royal Guard, e sono selezionabili in qualunque momento tramite la pressione di uno dei quattro tasti del d-pad. Selezionando lo stile Trickster, Dante guadagnerà la possibilità di muoversi più agilmente e di schivare a gran velocità gli attacchi delle deformità che gli si pareranno lungo il cammino; Lo stile Gunslinger invece, come intuibile dal nome, permetterà al protagonista di utilizzare le sue armi da fuoco in maniera poco convenzionale e sicuramente più spettacolare rispetto al solito, regalando la possibilità di creare combo senza utilizzare alcuna arma da mischia. Utilizzando invece Swordmaster avrete la possibilità di dare sfoggio di alcune mosse speciali dell’arma da mischia equipaggiata, come ad esempio la classica roteata della Rebellion o il balzare in sella alla moto/spada per investire i malcapitati demoni. Royal Guard invece rallenterà, seppur di poco, lo stile di combattimento di Dante, permettendogli tuttavia di parare qualsiasi attacco venga sferrato dal nemico o dal boss di turno. Il corretto utilizzo degli stili di combattimento, unito allo switch delle armi da fuoco e da mischia, dona un’enorme profondità al combat system di Dante, che nonostante necessiti di tempo per essere appreso alla meglio rappresenta sicuramente una delle componenti più riuscite di questo titolo.
V, una spettacolare aggiunta
Arriviamo dunque alla vera novità di Devil May Cry 5, vale a dire il misterioso V, personaggio su cui Capcom ha svolto un lavoro semplicemente incredibile. Questa sorta di evocatore infatti non partecipa direttamente alla battaglia, ma combatte grazie a due suoi famigli, Shadow e Griffon. Il primo, una sorta di pantera, è sostanzialmente l’arma da mischia di V mentre il secondo, somigliante ad un corvo, rappresenta l’arma a distanza. La particolarità del combat system di V è quella di poter utilizzare contemporaneamente le due evocazioni, con delle potenzialità praticamente infinite. Grazie a Shadow infatti potremo bersagliare i nemici con artigliate, aculei e quant’altro, mentre Griffon dall’alto scaglierà attacchi elementali elettrici come fulmini, esplosioni e così via. Entrambi i famigli possono essere potenziati tramite l’utilizzo di una barra del Devil Trigger di V, che permetterà loro di sferrare attacchi praticamente devastanti. Da segnalare tuttavia la presenza di due health bar, una per ogni famiglio, che se portata a zero renderà questo inutilizzabile per un più o meno lungo periodo di tempo. L’uso di tre barre di Devil Trigger invece permetterà a V di evocare un nuovo e distruttivo famiglio chiamato Nightmare, la cui discesa in battaglia determinerà nella gran parte dei casi la vittoria del misterioso ragazzo. Una volta portata a zero la barra vitale dei nemici tuttavia, toccherà al fragile V finire il lavoro; nel caso in cui non si riesca ad eseguire in tempo una finisher sul demone di turno infatti, questo dovrà essere di nuovo sconfitto. L’utilità di Shadow e Griffon tuttavia non risiede solo nell’attacco ma anche nella schivata; in particolare infatti Shadow permetterà a V di muoversi più velocemente mentre Griffon porterà il ragazzo fuori dal raggio d’azione degli attacchi nemici. Altra feature parecchio interessante riguarda il Devil Trigger; dato il massiccio utilizzo di questo infatti, Capcom ha previsto la possibilità di ricaricare l’apposita barra tramite la lettura del libro che V si porta dietro. Attenzione però, poiché durante la lettura delle poesie di Blake il ragazzo sarà vulnerabile a tutti gli attacchi, che saranno impossibili da schivare. V rappresenta dunque una vera e propria evoluzione di un gameplay già parecchio divertente, ed è sicuramente la più gradita aggiunta di questo nuovo capitolo di Devil May Cry. Durante la nostra prova infatti abbiamo notato come le sessioni con V siano molto più divertenti da affrontare rispetto a quelle degli altri due personaggi, che restano comunque tanta, tantissima roba.
Meraviglia tecnica
Sotto il profilo tecnico Devil May Cry 5 è praticamente eccellente. Il RE Engine, motore grafico già utilizzato con eccellenti risultati nel remake di Resident Evil 2, porta su schermo una mole di dettagli impressionanti, una pulizia dell’immagine praticamente perfetta, una fluidità invidiabile (almeno su PlayStation 4 PRO) ed animazioni fantastiche. I personaggi principali sono infatti animati in maniera eccellente, così come le combo che, per quanto esagerate, sono rese in maniera particolarmente realistica. Di eccellente fattura anche i modelli poligonali dei protagonisti, ricchi di dettagli e dal design eccezionale; stessa cosa anche per gli svariati nemici e per i boss, tutti molto belli da vedere e da uccidere. Degna di nota anche la soundtrack “dinamica”, che aumenterà di volume in base al punteggio raggiunto durante i combattimenti; ogni traccia si sposa egregiamente con quanto succede a schermo, ed in particolare quella del boss finale ci ha fatto venire i brividi. Da rivedere invece le ambientazioni; Capcom, negli scorsi capitoli, ci aveva infatti abituato a ben altri setting che fanno impallidire le ripetitive zone di Red Grave City e dell’interno del Qliphot. Un vero peccato, data la maestosità del comparto tecnico di questo titolo. Di buona fattura inoltre anche la realizzazione e la regia delle cutscenes di intermezzo, tutte ad alto tasso di spettacolarità.
In conclusione..
In conclusione dunque Devil May Cry 5 è tranquillamente definibile come uno dei migliori action della generazione corrente; il titolo targato Capcom farebbe divertire qualunque utente grazie a dei personaggi dalla caratterizzazione eccellente ed a un combat system perfezionato rispetto al passato e reso più tecnico. Una volta superate le difficoltà d’approccio a questo infatti, vi ritroverete davanti ad un titolo capace di donare grandi soddisfazioni a chiunque voglia vestire ancora una volta il cappotto rosso di Dante e vivere un’avventura che resterà a lungo nella memoria degli amanti del genere. Continua dunque, senza alcuna battuta d’arresto, la rinascita di Capcom che, dopo la pubblicazione di Monster Hunter World sembra esser finalmente tornata ai fasti d’un tempo. Ora attendiamo fiduciosi un nuovo capitolo della saga o magari un remake del primo Devil May Cry con il RE Engine..
VOTO 9.0
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