Il classico rimedio base per far funzionare i computer secondo i tecnici delle scuole – spegnere e riaccendere il pc – funziona anche per i rover della NASA. Curiosity, il rover giunto su Marte nel 2012, ha infatti ripreso le sue attività dopo un semplice reset.
Gli eredi di Opportunity
Come ben sappiamo, Opportunity ha finito la propria missione il 13 febbraio inviando un ultimo toccante messaggio alla Terra. Ma a fornire altri dati riguardo Marte ci pensano già – e ci penseranno – InSight e Curiosity. Quest’ultimo però, dopo aver riscontrato un problema nel boot-up, si è avviato in safe mode in attesa della risoluzione del disguido.
È bastato poi un banale riavvio il 19 febbraio a far riprendere le sue attività, riuscendo in seguito ad avviarsi per ben 30 volte senza riscontrare nuovamente lo stesso problema precedente. Steven Lee, leader del progetto Curiosity al NASA Jet Propulsion Laboratory, si è espresso così al riguardo, con sorpresa:
“Non siamo ancora certi della causa, e stiamo ancora raccogliendo tutti i dati rilevanti alla analisi completa. Da quell’unico reset del computer ha operato normalmente, il che è un buon segno. Studieremo la sua memoria per capire cosa è successo.”
Una lenta ripresa
Tornare a raccogliere dati sulla superficie marziana non è attualmente la priorità di Curiosity. Per evitare incidenti simili in futuro serve prima comprendere l’accaduto, come ha detto Lee.
“Limiteremo i comandi al veicolo per minimizzare i cambiamenti nella sua memoria. Non vogliamo distruggere le poche prove riguardanti il problema al boot-up. Dunque, le ricerche saranno sospese per un po’ di tempo.”
Il ruolo di Curiosity
La regione esplorata da Curiosity, Glen Torridon, è sì estremamente importante data la presenza di argilla, ergo di acqua. È proprio grazie agli studi svolti su di essa che è possibile definire l’ambiente che in passato ha permesso a diversi organismi di sopravvivere sul gigante rosso. Ma serve tempo per tornare totalmente operativi.
Le attività non si fermeranno comunque qui. Un team si dedicherà allo studio del reset, mentre un’altra squadra si occuperà di tutti i dati ricevuti per studiare approfonditamente Glen Torridon. A 200 metri da Curiosity, infatti, si trova un potenziale punto strategico dove scavare in profondità. Le parole di Ashwin Vasavada, lo scienziato dedicatosi al progetto Curiosity, sono positive:
“Il team di ricercatori è entusiasta all’idea di poter scavare il primo sample da questo luogo affascinante. Non sappiamo ancora come quest’area sia legata alla storia del Monte Sharp, ma le immagini più recenti ci fanno pensare molto.”
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