C’è chi va in pensione e chi diventa un corriere per il cartello
L’oramai storico regista ed attore Clint Eastwood torna al cinema, dopo il disastroso 15:17- Attacco al treno, con The Mule, pellicola che lo vede nei doppi panni di regista e protagonista e si sobbarca l’onere di cancellare il brutto ricordo della sua ultima pellicola. Ci sarà riuscita? Samuele Malloci e Lorenzo Marcoaldi sono stati per noi all’anteprima e tenteranno di darci una risposta.
La recensione di Samuele
Dopo il suo ultimo, disastroso, film, Clint Eastwood necessitava di una prova di forza, di un riscatto. La sua ultima fatica, dove torna nei doppi panni di attore e regista, The Mule, nella sua semplicità è esattamente questo.
Il film, largamente tratto da una storia vera, si avvale di una sceneggiatura lineare e solida, scevra da colpi di scena o particolari momenti di forte dramma o tensione, quasi uno slice of life sulla storia di questo ottuagenario fioraio che diventa corriere del cartello messicano. Non aspettatevi quindi inseguimenti o sparatorie al cardiopalma, ma una storia semplice, a tratti divertente ed a tratti toccante, ben narrata dall’inizio alla fine. Alla sceneggiatura viene in contro un comparto tecnico adatto, fotografia e, sopratutto, regia sono prive di orpelli. La direzione di Eastwood non deve, però, essere vista come pigra o paragonata ad un regia definibile “da mestierante”, anzi, trasuda consapevolezza e racconta la storia con una precisione quasi chirurgica, pulita. Unica nota di demerito sono le indagini portate avanti dalla DEA, spesso frettolose e grossolane all’atto, sempre mostrate troppo poco, un maggiore focus su questa sottotrama avrebbe aiutato a costruire un pathos maggiore che sicuramente avrebbe giovato alla pellicola, che di contro come dicevo poc’anzi è a volte sin troppo statica.
A livello di performance attoriali Clint Eastwood sfrutta la sua oramai veneranda età e le relative limitazioni contestualizzandole nel protagonista e regalando una performance lodevole; dall’altro lato della barricata Bradley Cooper e Michael Peña si calano perfettamente nel ruolo di agenti della DEA con Cooper che spicca rispetto al collega per mero screentime.
In conclusione
In definitiva la storia di questo vecchietto, un po’ razzista e avulso alla tecnologia, che in alcune scene trasmette la voglia di Clint Eastwood di parodizzare sé stesso, che si trova a trasportare folli quantitavi di coca in giro per l’America è avvincente e scorre bene, regalando circa due ore di tranquillo divertimento.
VOTO:7.5
La recensione di Lorenzo
Con quasi 90 anni sulle spalle, era ormai da tempo che non si vedeva Clint Eastwood al cinema nelle vesti di attore. L’attesa, però, sembra non esser stata ripagata a dovere, il cowboy dagli occhi di ghiaccio questa volta non convince proprio.
Basato su un articolo scritto da Sam Dolnik per il New York Times, The mule racconta la vita di Earl Stone; anziano costretto a lavorare come corriere della droga per far fronte ai problemi economici. Ispirato dall’incredibile caso, Clint Eastwood modella la vicenda per dar vita ad un personaggio degno del suo cinema e della sua poetica ormai tipica.
Con lo stesso sceneggiatore di Gran Torino (forse l’ultimo grande capolavoro del buon Clint), The Mule era una pellicola che in principio prometteva parecchio, forse anche troppo. Ed è proprio qui che forse riscontriamo uno dei primi problemi.
Cosa non convince
Per quanto ci sia l’intento, la scrittura del film forse non è all’altezza dei messaggi che si volevano veicolare. Si passa dalle tipiche frasi fatte del poliziotto saccente pronto a sdrammatizzare con i collaboratori di giustizia fino a scene talmente sature di emozioni tanto da risultare quasi caricaturali. Nel film non manca poi di certo l’ironia cinica tipica di Eastwood, peccato che ogni tanto questa sfoci in una certa goffaggine che lascia abbastanza perplessi. Il pubblico viene quasi invitato a ridere dell’ignoranza del protagonista della pellicola, che in molte situazioni vedremo esprimersi in tono tanto genuino quanto retrogrado.
In The Mule, Eastwood si è servito di Earl per trasmettere temi che per forza di cose gli sono tanto cari: La morte, la vecchiaia e, più di tutti, il tempo. Il tempo è “l’unica cosa che non si può comprare” (tanto per citare il film), e sarà proprio il meccanismo che in qualche modo spingerà il protagonista ad entrare nei loschi giri dei cartelli. Il desiderio era infatti quello di recuperare il tempo perso, ed essere finalmente riaccettato nella propria famiglia dopo averla trascurata per il lavoro ed i propri interessi.
L’ossessione per il tempo è forte, mai però quanto l’odio che serba il protagonista nei confronti di internet e degli smartphone. L’ironia sulle nuove generazioni che “non sono in grado di cambiare una gomma senza Google”, risulta blanda quanto banale.
Sufficiente ma non all’altezza
In un certo senso, Eastwood vuole nuovamente raccontare gli Stati Uniti, mostrandoci un lato decisamente avverso del sogno americano. Pecca però nei modi e, in un certo senso, nella forma. Non sempre riesce nel suo intento e in alcuni momenti potrebbe sembrare rozzo. O quantomeno superficiale.
Sostanzialmente questo The Mule non aggiunge niente di interessante alla leggendaria carriera dell’iconico attore e regista di San Francisco.
VOTO: 6
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