Molte opere classiche di qualsiasi natura sono esenti dal copyright dal primo gennaio 2019.
Il primo gennaio 2019 ha sancito la scadenza dei diritti d’autore di tantissime opere della musica, della letteratura e dell’intrattenimento in generale, che sono diventate di pubblico dominio. Tra le opere più importanti possiamo annoverare ad esempio il cartone animato Felix the Cat, i diritti americani de La coscienza di Zeno di Italo Svevo, una raccolta di racconti scritti da Hemingway dal titolo Three Stories and Ten Poems ecc. Molti di voi staranno pensando che è normale e che ogni anno scadono dei diritti d’autore, ma il 2019 è un anno cruciale. Tutte queste opere che perderanno il copyright hanno in comune che il loro diritto d’autore è stato registrato nel 1923.
Tutto questo deriva da una legge chiamata Copyright Term Extension Act ribattezata, poi, come Sonny Bono Copyright Act. Il soprannome della legge deriva dal nome del cantante pop che ha sostenuto questa legge poi approvata 1998, molto voluta anche dalla Disney in quanto stavano per scadere i diritti di Steamboat Willie. Questa legge prolungava i diritti d’autore su di un opera da 75 a 95 anni. Quindi si è passati dai 75 ai 95 dalla pubblicazione o i 120 dalla creazione dell’opera. Mickey Mouse, in questo modo, riuscì quindi ad estendere il suo copyright fino al 2024. Per sottolineare questo fatto, la legge venne chiamata anche Mickey Mouse Protection Act.
A cosa portano queste scadenze
Gli esperti del copyright, però, sono d’accordo su una cosa: il far diventare di dominio pubblico queste opere fa bene alla creatività. La stessa Disney poté sfruttare l’assenza di diritti sulle fiabe dei Grimm per riadattarle nei suoi corti o lungometraggi, così come diversi registi per i classici dell’horror. Emblematico è il caso di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, riadattamento in chiave zombesca del classico romanzo di Jane Austen ad opera di Seth Grahame-Smith. Jessica Silbey, co-direttrice del Center for Law, Innovation and Creativity della Northeastern University ha così dichiarato sulla questione:
Il pubblico dominio è la condizione necessaria alla creatività e all’innovazione. La maggior parte delle persone crea e inventa senza tenere conto dei diritti di esclusività garantiti dalla legge sulla proprietà intellettuale. Sia prima che venisse istituita la proprietà intellettuale, che oggi al di fuori dei sistemi formali che la garantiscono, venivano e vengono espresse creatività ed innovazione. La reazione più adeguata alla notizia che una serie di opere diventerà di pubblico dominio ogni anno è festeggiare.”
Certo, per la creatività, il non avere diritti sulle opere è un toccasana nonché una possibilità tangibile di poter, nel bene e nel male, rimaneggiare e riadattare moltissimi classici assoluti. A farne le spese, però, sono gli editori e sappiamo tutti che il mercato editoriale non naviga in buone acque. Chiaramente questa legge è una legge degli Stati Uniti d’America e queste scadenze non si promulgano nel resto del mondo. Ma chi più della patria di Hollywood può sfruttare la libertà di diritti di opere tanto importanti?
Commodoriani cosa ne pensate di questa situazione? Siete anche voi favorevoli al dominio pubblico delle opere? Fatecelo sapere nei commenti.
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