Tra 100 milioni di anni dovremo dire addio agli anelli di Saturno. Questo è il parere degli esperti della Nasa riguardo il futuro del gigante gassoso famoso per i suoi ring, i quali si stanno sgretolando lentamente piovendo sulla superficie.
L’analisi dell’esperto del Goddard Space Flight Center della Nasa, James O’Donoghue, si basa sulle osservazioni dei dati raccolti dalle sonde Voyager 1 e 2 e Cassini. In particolare, da esse si è compreso che Saturno non sarebbe nato con gli anelli, anzi, sarebbero comparsi cento milioni di anni fa dalla distruzione di piccole lune ghiacciate.
Tutti i detriti di ghiaccio che orbitano in equilibrio tra la forza gravitazionale e l’energia cinetica, ora, potrebbero ricadere come pioggia su Saturno. L’ipotesi di questa pioggia anulare, in realtà, è già nota agli esperti dal 1986 in seguito agli studi riguardanti i dati forniti da Voyager. Oggi, però, con le nuove tecnologie a disposizione si possono ottenere informazioni migliori.
L’analisi in sintesi
Nel report pubblicato dalla Nasa (consultabile integralmente su questo sito) gli esperti spiegano come le bande più luminose presenti ai poli del pianeta siano il risultato di una reazione chimica tra la pioggia anulare e la ionosfera di Saturno che produce ioni H3+, ossia particelle cariche positivamente.
Misurando questa luce si è concluso che, attualmente, la pioggia ha un ritmo tale (dai 432 ai 2870 kg/s) da poter fare scomparire gli anelli di Saturno in 300 milioni di anni. Cassini però, grazie ai dati raccolti durante la caduta libera sul pianeta, ha fatto abbassare la stima a 100 milioni di anni.
Nel particolare, la pioggia anulare si concentra nella regione meridionale del pianeta a causa di Enceladus, una luna di Saturno completamente ricoperta di ghiaccio. Se il flusso si rivelasse continuo e costante, la previsione fatta grazie a Cassini verrebbe confermata.
Comunque, per nostra fortuna, lo spettacolo dato dai ring sarà ancora osservabile a lungo.
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