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Battlefield V, la recensione: una degna evoluzione dei giochi sulla Seconda Guerra Mondiale

Battlefield V: Battlefield torna nella seconda guerra mondiale

Quando è stato presentato Battlefield V appena sei mesi addietro, molti hanno dubitato di DICE credendo che lo scenario della Seconda Guerra Mondiale in salsa semi-arcade fosse ormai esaurito. Lo studio svedese ha ora dimostrato loro quanto si sbagliassero a livello ludico. L’impatto iniziale è sì quello di un Battlefield, ma questa nuova veste grafica che ha arricchito sempre più gli scorsi capitoli dedicati alle WWII, e ha dato nuova vita anche a un tema così “abusato” – basti pensare alla penultima iterazione del franchise di Call of Duty. Tra correttezza politica, nuove meccaniche, Storie di Guerra in aggiornamento e modalità che devono arrivare, BFV riesce a convincere come FPS arcade e riesce a migliorare come Battlefield? Secondo noi sì, al netto di alcuni incertezze e cadute di stile che vanno sottolineate. Spieghiamo però il perché di questa conclusione nei paragrafi che seguono questa introduzione, partendo ovviamente da…

Battlefield V

Single-player, sempre il solito tutorial?

La risposta? In parte. Onestamente, non possiamo dire troppo della trama e della piega presa da essa dall’ultimo capitolo, Battlefield 1. La campagna si basa su piccoli spezzoni di vita di alcuni soldati durante la Seconda Guerra Mondiale, che non faranno altro che accompagnarci nell’introduzione di alcune meccaniche di gioco. Tuttavia, queste storie di guerra non mancheranno di narrare un intreccio anche coinvolgente. Ciò che abbiamo fortunatamente notato è come questa volta il level design non si basa su un singolo tunnel, interrotto solamente da scene d’intermezzo, ma da mappe più o meno aperte, le quali lasciano libera interpretazione dell’approccio al giocatore. Stealth, tattico o in stile Rambo? Spetterà a noi decidere quale atteggiamento scegliere durante la battaglia. Una netta evoluzione rispetto al passato, che tuttavia ci fa rimpiangere il non poter avere una trama precisa, profonda e lunga, da seguire con personaggi in cui potersi immedesimare.

Multiplayer, piccoli passi in avanti

Mappe larghe, un buon numeri di armi e veicoli e un gran numero di giocatori. A grandi linee è questo ciò che si aspetta un giocatore di Battlefield mentre apre il tab multigiocatore, e anche in questo Battlefield V è quello che si ritrova. Ad arricchire le differenze dallo scorso capitolo troviamo ovviamente delle nuove mappe e delle nuove modalità. La domande è: bastano a giustificare la spesa? Per scoprirlo non possiamo fare altro che imbracciare le armi e buttarci nella mischia che imperversa. Le modalità principali si limitano a tre, ma sono più che abbastanza per assaporare a pieno ogni variante che le meccaniche peculiari di Battlefield V sono in grado di offrire.

  • La prima, Conquista, è la classica modalità da conquista la bandiera tipica di Battlefield, in cui potremo utilizzare ogni tipo di classe, arma o veicoli, terrestri o aerei. Le mappe che il gioco mette a disposizione sono molto adatte per prendere confidenza con le meccaniche, segno di un buon approccio alla comunicazione visiva. In ognuna di esse, ogni giocatore si trova a suo agio e riesce a trovare in poco tempo il modo di dare il meglio di sé, su scontri ravvicinati o lunga distanza.
  • Operazioni su larga scala invece si basa su un nuovo sistema a round, il quale permette alle varie squadre, in difesa o in attacco, di combattere su mappe di rilievo storico per la conquista territoriale.
  • Fanteria, per finire, include mappe, o parti di esse, che danno il meglio negli scontri ravvicinati, azioni regine di questa modalità. Un ottimo modo per allenarsi senza il caos delle modalità sopracitate, in modo da padroneggiare le meccaniche a tuttotondo.

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Spazio alla personalizzazione, pitture facciali e modifiche estetiche per il nostro personaggio

A partire dal capitolo One, uscito due anni fa, Battlefield ha tolto la possibilità di modificare a proprio piacimento le armi con impugnature, caricatori e add-on, ma ovviamente non si rinuncia al fattore estetico. Anche in questo capitolo dedicato alla Seconda Guerra Mondiale, questa caratteristica permane lasciando il fattore di scelta del feeling esclusivamente alle armi prerealizzate. Il giocatore dovrà infatti mettere alla prova tutti i fucili per trovare quello che più si adatta al suo stile di gioco, senza la possibilità, una volta trovato, di cambiare il suo funzionamento in alcun modo. Tuttavia, fortunatamente rimane la scelta dei mirini e delle ottiche, fondamentale in determinate mappe di gioco.

Anche il nostro personaggio sarà personalizzabile con oggetti sbloccabili in gioco o con la valuta del gioco, che approfondiremo più avanti. Il cambio estetico non sarà nella maggior parte delle volte radicale, ma rimane comunque un cambiamento che può dimostrare agli avversari l’esperienza che abbiamo maturato sul gioco. A meno che l’avversario in questione non sia un cecchino particolarmente distante. Ritorna anche la personalizzazione dei veicoli, la quale ci permetterà di scegliere il tipo di veicolo da impiegare in battaglia, oltre alla sua dotazione speciale. Tutto ciò è sbloccabile col passare dei ranghi.

Il negozio delle skin: dobbiamo storcere il naso, EA?

Ciò che potrebbe seriamente far incrinare il rapporto fra giocatore e gioco è proprio questo negozio. Questa pagina mette a disposizione, agli utenti disposti a spendere qualche soldo, delle skin aggiuntive. Fortunatamente troviamo difatti solo oggetti cosmetici per arricchire la nostra arma o cambiare l’aspetto del nostro personaggio. La moneta fortunatamente è ottenibile solo grazie a sfide in-game, tuttavia c’è la paura che questo possa essere il preludio a qualcosa di più grande, proprio come avvenuto con Star Wars Battlefront 2. Paure fondate? Questo solo il tempo ce lo saprà dire, per ora possiamo solo segnalare la sua presenza ai nostri lettori.

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Tecnicamente sempre ai vertici della categoria

Sebbene qualche piccola incoerenza grafica e qualche bug di contorno, il comparto grafico e sonoro dei vari Battlefield ha sempre lasciato a bocca aperta, e anche questa volta DICE non si smentisce. Il motore Frostbite, usato sapientemente, riesce a riportare in auge il tema della Seconda Guerra Mondiale secondo EA in maniera egregia, e permette al giocatore di vivere appieno questa esperienza. Il motore grafico è anche magnificamente ottimizzato e non fa pesare troppo questa veste grafica splendidamente realizzata anche a schede con qualche anno sulle spalle.

Modelli di armi e veicoli sono ricreati con precisione, le texture sono convincenti e un’illuminazione più che ottima non fanno mancare troppo l’assenza della tecnologia RTX. I possessori delle schede della vecchia guardia non avranno nulla da invidiare ai giocatori più fortunati muniti delle ultime ritrovate di casa Nvidia. Anche dal punto di vista sonoro il lavoro svolto è stato egregio; esplosioni, raffiche, urla, tutto è perfettamente collocato e riprodotto nel mondo di gioco in maniera tridimensionale.

Armi alla mano, la formula che distingue Battlefield nel panorama degli FPS

Arriviamo però al succo della questione: la battaglia! Ancor prima di iniziare, il gioco ci stupisce con un matchmaking fulmineo e dei caricamenti altrettanti veloci. Dieci secondi appena, a gioco installato su un SSD, e sarete già in partita. Un ottimo risultato, poco da dire a riguardo. Una volta scelta la nostra classe, scendiamo in campo per dare man forte alla nostra squadra. Gunplay efficace, formula veloce e un forte appagamento nell’uso della componente tattica: riusciamo a trovare proprio tutto quello che ci saremmo aspettati. La base di funzionamento rimane anch’essa molto simile ai vecchi BF: quattro classi, tra le quali figurano medico, assalto, supporto e recon, le quali andranno a scandire il tempo sul campo di battaglia a suon di spari. Non possono ovviamente mancare i veicoli come carri, camionette e aerei, ma anche le varie torrette, anticarro o antiaeree, perfette per difendere una determinata postazione.

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I cambiamenti

Le più grandi novità, che hanno infastidito alcuni giocatori, riguardano il TTK (Time to Kill), il quale rimane molto basso rispetto a quanto si era già visto nella beta. Nella nostra prova non possiamo che confermare tale cambiamento, tuttavia non riusciamo a identificarlo come una problematica, bensì come una semplice caratteristica. Infatti, quest’ultima premia il gioco di squadra e predilige le azioni coordinate e pensate piuttosto che la semplice tattica “corri e spara”Troviamo anche differenze nella rianimazione, adesso affidata non solo ai medici ma anche ai compagni di plotone, i quali potranno soccorrerci in cambio di punti. Anche il sistema di cure cambia, affidando il ripristino degli hp a delle sacche mediche limitate a disposizione di ogni giocatore. Queste ultime potranno essere ripristinate, una volta terminate, grazie a un medico o a delle zone prefissate.

Notevoli differenze anche nel sistema di coperture. Il sistema per mettersi al riparo non cambia, questo è certo, ma viene aggiunta la possibilità di creare barricate prefissate con un semplice martello. In tal modo, potrete barricare un edificio o delle strade e riuscire a difendere la squadra in modo ottimale dagli attacchi dei nemici. Piccoli problemi si trovano nella navigabilità della mappa, con qualche punto di appiglio non perfettamente collocato e qualche sporgenza non perfettamente posizionata. Da rivedere anche il sistema di rigenerazione, che in qualche caso fallisce nel farci nascere in una zona sicura e ci fa morire poco dopo per colpa del fuoco nemico. Gli aspetti realmente negativi sul piano ludico si limitano banalmente a questi ultimi due, ma siamo persuasi che DICE debba ancora lavorare al bilanciamento di alcune armi, come è sempre successo.

Battlefield V

Politically Correct, compromette seriamente la formula di gioco? No, però…

La correttezza politica, per quanto possa essere discussa e temuta in questi ultimi anni, in pochi casi ha realmente cambiato in modo radicale, o rovinato, interi giochi. Vale la pena pensarla come un nemico?
Col trailer, la massa si è lamentata della presenza di donne “cyborg” e pitture facciali fin troppo aggressive e per nulla azzeccate con il periodo storico. Con il tempo si è poi visto come alcune cose fossero effettivamente utilizzate all’epoca, mitigando dunque alcune chiare revisioni storiche di mano svedese. Nonostante sul piano del contenuto si possano avvertire incongruenze, è vero che sul piano ludico tutte queste piccole cose si vedono a malapena e alla fine, col passare delle ore, si finisce anche per dimenticare anche quel poco.

Nelle prime ore ci è sembrato fin troppo strano sentire una buonissima parte delle voci interpretata da donne, coinvolte sul campo di battaglia in proporzione esigua rispetto agli uomini. Tuttavia, dopo qualche ora non ci abbiamo fatto più caso, e sebbene non sia storicamente accurata, la presenza ha smesso di dare fastidio. La correttezza politica, volenti o nolenti, ormai si fa sempre più strada anche nei videogiochi, soprattutto nelle grandi produzioni, ma in Battlefield V ricopre un ruolo marginale. Invitiamo dunque a decidere il proprio atteggiamento riguardo questo fenomeno nel proprio privato.

In conclusione…

Siamo felici che lo studio svedese sia riuscito a dare una svecchiata al genere degli FPS arcade ambientati nella Seconda Guerra Mondiale, e al contempo a dare un’ulteriore miglioramento alle meccaniche dei BattlefieldPiccole, sicuro, ma precise pennellate hanno dato a questo titolo la giusta evoluzione per adattarsi al mercato odierno senza sacrificare le sue radici. Battlefield V è quindi l’ottimo prodotto sfornato da DICE e EA che tutti si sarebbero aspettati, convincente e cresciuto. L’ideale per passare qualche pomeriggio in compagnia del nostro plotone nelle poche pause della vita universitaria, ad esempio. Consigliato? Che voi siate un veterano o un novizio, questo BF darà l’occasione a tutti di divertirsi per numerose ore.

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Corrado Papucci

Corrado Papucci

Fruitore del mondo videoludico sin dalla nascita, il mio viaggio inizia partendo dalla versione freeware di Wolfenstein 3D e di Lemmings, passando per le mitiche PS2 e PS3 e le loro svariate perle , e termina ritornando ai cari e vecchi dispositivi dotati di mouse e tastiera. Un gran bel viaggio che spero possa continuare anche verso nuove direzioni e piattaforme. Possibilmente anche economicamente raggiungibili.

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