Amatoriale e ufficiale uniti in PlayStation Classic, la miniconsole usa un emulatore scaricabile gratuitamente
PlayStation Classic è stata annunciata in una coltre di ambiguità, e fin da subito è stata in grado di dividere l’utenza con un evidente squilibrio verso lo scetticismo. Quest’ultimo non deriva dalla qualità costruttiva o dall’operazione in sé, che rimarca il solco tracciato da Nintendo e Sega, bensì dall’effettiva offerta ludica proposta da Sony. Già dalla pubblicazione di NES e SNES Classic Mini scaturirono accese discussioni a causa di un parco titoli non rappresentativo dei decenni di storia coperti dalle originali console casalinghe, e il dibattito è destinato a proseguire con la riproposizione della rivale conterranea.
PlayStation Classic conterrà solamente una selezione di 20 giochi presi una produzione sterminata protrattasi per tutti gli anni ’90, e a detta di molti neppure i più caratterizzanti. Recentemente è stata confermata l’impossibilità di aggiungere ulteriori file .iso alla memoria della retroconsole, com’è ovvio non aspettarsi il contrario. In relazione al parco titoli ristretto, ciò non ha fatto certo fatto la gioia dei più, che ricordano bene il fermento ludico dell’epoca. Tuttavia, la sequela di informazioni destinate a essere oggetto di discussione non sembra finire. Infatti, proprio in questi giorni è stato svelato attraverso un thread Twitter che PlayStation Classic impiegherà il famoso emulatore PCSX per far girare i propri giochi.
The PlayStation Classic uses an open source emulator, PCSX. Lesser educated people might see this as a cause of frustration, but here's the reality: it's an acknowledgement that an "amateur" emulator can be just as valid as an "official" one (and they're usually better!). pic.twitter.com/zJztoiYiwT
— Frank Cifaldi (Sleepy).exe (@frankcifaldi) November 8, 2018
Cos’è PCSX? Sony ha il diritto di utilizzarlo?
Per i meno informati sul mondo dell’emulazione, PCSX è un software che permette, previo inserimento di BIOS, di riprodurre giochi su qualsiasi hardware supportato. Analogamente al rinomato MyBoy, che i più utilizzano su telefono per riprodurre ROM di giochi Nintendo, PCSX è distribuito in forma gratuita in rete e permette a chiunque – slegandosi dalle azioni illecite relative al download di materiale protetto da diritto d’autore – di rivivere vecchie glorie su piattaforme contemporanee, talvolta applicando effetti aggiuntivi. Nonostante da una compagnia come Sony ci si aspetterebbe un lavoro di sviluppo più profondo, la stessa ha optato per l’integrazione del programma a costo fondamentalmente nullo.
A questo modo, PlayStation Classic si affianca a SNES Classic Mini, che impiega un corrispettivo per la riproduzione di ROM per Super Famicon. Oltraggioso, potrebbero affermare alcuni, rivolgendo un pensiero agli sviluppatori del programma open source che probabilmente niente hanno guadagnato da questo operazione. Eppure nell’impiego di PCSX all’interno di PlayStation Classic, Sony rientra perfettamente nei requisiti e detiene tutto il diritto di utilizzo.
No but they don't have to be, Sony adhered to the license requirements to use it, including providing source code on their website.
— Frank Cifaldi (Sleepy).exe (@frankcifaldi) November 8, 2018
Un punto di partenza o il solito limbo?
Ribaltando il punto di vista, si cerca di vedere il lato positivo della faccenda, affinché si capisca l’importanza delle squadre che lavorano alla conservazione di prodotti ludici più datati. Questi ultimi, talvolta riproposti con efficacia, talvolta meno, sono tenuti in modo volontario nel limbo in cui legalità e illegalità si incontrano con declinazioni differenti di paese in paese. Il fatto che Sony si sia rivolta a un prodotto open-source dimostra che spesso il lavoro “amatoriale” può essere migliore di quello “ufficiale” e che, nonostante frequenti momenti di avversità nell’industria, gli emulatori rappresentino un elemento importante anche per grandi le grandi aziende.
Dopotutto, teniamo a ricordare che Sony conosce bene il potere del Gaming per vie traverse, visto il modding come uno dei tanti fattori di successo di PlayStation 2. Nonostante non stia a noi individuare una quadra nell’ambito della preservazione della memoria storica videoludica, ci auguriamo che il fermento attorno alla convergenza di hardware ufficiale e software amatoriale convinca le compagnie a fare un passo verso una soluzione congiunta e trasparente, capace di riprogrammare il futuro del retrogaming.
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