In attesa dell’arrivo della serie su Netflix, scopriamo le origini di Ingress
Fra poche settimane, precisamente il 17 Ottobre 2018, Netflix distribuirà in tutto il mondo una nuova serie a tema videoludico. Stiamo parlando di Ingress: The Animation, anime prodotto dallo studio Craftar e diretto da Yuuhei Sakuragi. Molti aspettano con ansia il suo arrivo, e dal nostro punto di vista è ben comprensibile il perché. La serie è infatti ispirata a un videogioco rivoluzionario nel suo genere, il quale ha funzionato da fondamentale trampolino di lancio per un titolo ben più famoso, cioè Pokémon GO. Ingress, questo è appunto il nome del gioco, ha utilizzato la realtà aumentata per creare un’esperienza senza precedenti. In questo breve articolo, vogliamo ripercorrere l’interessante storia di del progetto firmato Niantic, dando uno sguardo alle caratteristiche peculiari che l’hanno reso così importante per il mondo del gaming mobile.
Le origini
Il 6 Novembre 2012, la casa di sviluppo Niantic, che oggi conosciamo prevalentemente per Pokémon GO, rilasciò ufficialmente Ingress. Accompagnato da una campagna pubblicitaria virale, che stuzzicava l’utenza anticipando alcune caratteristiche, Ingress riuscì subito a conquistare molti giocatori. A onor del vero, i primi mesi di Ingress videro protagonisti semplicemente alcuni dipendenti Google che svolsero il ruolo di beta tester; successivamente, fu resa disponibile una closed beta, per accedere alla quale era necessario un invito, che infine diventò una open beta, aperta al pubblico. Una crescita graduale ma esponenziale, quella di Ingress, che come vedremo era tuttavia necessaria affinché la sua formula di gameplay funzionasse.
L’abilità di Niantic nel gestire lo sviluppo di Ingress ha permesso al titolo di diffondersi ampiamente, tanto che ancora oggi può contare numerosi giocatori appassionati – cosa rara per un titolo mobile. Niantic si adopera tuttora per organizzare eventi a livello mondiale, nei centri urbani più importanti delle varie nazioni. Questi eventi riescono sempre a raccogliere migliaia di giocatori, che partecipano con grande entusiasmo.
Un’idea semplice ma rivoluzionaria
Prima di passare alle vere e proprie meccaniche, riteniamo fondamentale accennare alla trama che sottostà all’intero gioco. In Ingress, la Terra è disseminata di portali, invisibili ad occhio nudo, attraverso i quali fluiscono da un’altra dimensione delle particelle di cosiddetta Materia Esotica (XM). La Materia Esotica ha il potere di stimolare l’intelligenza e la creatività degli esseri umani. Per questa ragione, in corrispondenza di ogni portale è stata costruita un’opera dell’ingegno, artistica o architettonica: la concentrazione di XM in quei punti ha stimolato gli uomini entrati in contatto con essi, portandoli a erigere creazioni degne di nota. Per la stessa ragione, dove sono presenti più portali vicini tra loro, si sono sviluppate le grandi civiltà e i loro centri urbani.
In questa trovata possiamo ravvisare il primo colpo di genio messo a segno da Niantic: nella realtà fittizia di Ingress, il portale non si trova in un certo luogo perché presente un’opera d’Arte (cosa che corrisponde alla realtà); al contrario, il giocatore è portato a credere che l’opera d’arte sia stata costruita proprio in corrispondenza di un portale. Un’inversione della realtà davvero interessante, sulla quale costruire una trama intrigante.
Illuminati vs Resistenza
Su questo framework narrativo si incardina una trama fondamentalmente semplice. Niantic Project, un gruppo di ricercatori, tra il 2012 e il 2013 ha condotto una serie di esperimenti sulla XM presso il CERN scoprendo molto al riguardo. Oltre alla proprietà della Materia Esotica e la sua origine extradimensionale, i ricercatori hanno scoperto che essa è normalmente utilizzata da una razza aliena superiore al fine di influenzare il genere umano e portarlo ad uno stadio di evoluzione più avanzato; questi alieni hanno preso il nome di Shapers. Contrapposti agli Shapers esistono però altri alieni, chiamati N’Zeer, che ritengono l’obiettivo dei primi abietto, e che pertanto usano la XM per portare gli uomini a ribellarsi a loro.
Tutte queste scoperte, presto trapelate al pubblico, hanno portato alla formazione di due fazioni: da un lato gli Illuminati, sostenitori degli Shapers; dall’altro la Resistenza, sostenitrice invece degli N’Zeer. Questi due gruppi sono in continua battaglia per il controllo della Materia Esotica con l’obiettivo di prevalere l’uno sull’altro. Il conflitto, tuttavia, non ha ancora ovviamente trovato soluzione. Supponiamo che la storia dell’anime di cui sopra si collochi proprio in questo contesto narrativo.
La guerra dei portali
Al giocatore, non appena aperta l’applicazione, viene chiesto da che parte schierarsi (Illuminati o Resistenza), spiegandogli che la scelta è definitiva e che così facendo diventerà un’agente di questo conflitto. A parte gli ideali perseguiti e il colore della fazione (verde per gli Illuminati, blu per la Resistenza), gli obiettivi e il gameplay non mutano a seconda della fazione scelta. Entrambi i gruppi si contendono il controllo della Terra, attraverso la conquista e la difesa dei portali. Per fare questo, sarà necessario raccogliere innanzitutto XM, necessaria per compiere qualsiasi azione, e altri oggetti, che hanno funzioni appunto di attacco o di difesa dei portali. I portali conquistati da una fazione possono poi essere collegati tra loro per formare dei Link, linee che non possono essere attraversate da altri Link, e infine Control zones, aree geografiche triangolari controllate dalla fazione. Le porzioni geografiche controllate si misurano in Mind Units (MU).
Di per sé, nulla di eclatante, se non fosse che Ingress sfrutta, in modo inedito, la tecnologia della realtà aumentata. I giocatori devono fisicamente spostarsi nel mondo reale (che corrisponde a quello di gioco) per raccogliere XM, raggiungere i portali e conquistarli, utilizzando il proprio “scanner” di rilevamento, ovvero lo smartphone. Questo ha sancito la supremazia di Niantic nel campo della tecnologia AR applicata ai videogames, come ha confermato il suo successivo progetto.
La svolta di Niantic
Niantic, onde riuscire nell’impresa di mappare l’intero mondo e individuarne i punti di interesse dove collocare i portali, ha collaborato ovviamente con il colosso Google. Tuttavia, in Ingress esisteva una funzione attraverso cui proporre a Niantic nuovi luoghi dove posizionare portali, dove prima invece non erano presenti. Era necessario mandare una foto con annessa descrizione del luogo, e gli sviluppatori avrebbero provveduto a valutarne l’idoneità.
Tuttavia, Niantic ha deciso di non fermarsi ad Ingress, ma di sfruttare la solida e vastissima struttura edificata grazie al titolo per svilupparne un altro, che ha avuto molto più successo. Alludiamo chiaramente a Pokémon GO, realizzato in collaborazione con Nintendo. Pokémon GO funziona di base esattamente come Ingress, pur avendo un tema completamente diverso e differenziando tra punti di interesse dove raccogliere oggetti (PokéStop) e luoghi invece da conquistare (Palestre). Infine, un sostanziale elemento di novità è costituito dalla cattura dei mostriciattoli tascabili in AR.
Non bisogna mai dimenticare che l’enorme successo di Pokémon GO, il gioco per smartphone più giocato di sempre, è dovuto in buona parte dall’esperienza di Ingress. Quest’ultimo, pur esistendo come realtà a sé stante, ha funzionato da terreno di prova per Pokémon GO, che non si sarebbe potuto permettere scivoloni.
Speriamo vivamente di essere stati esaustivi e di non aver tralasciato nulla di importante nel raccontarvi la storia di Ingress, titolo tanto coraggioso quanto rivoluzionario. Nell’attesa della serie su Netflix, vi riportiamo che presto Ingress riceverà una nuova veste grafica con l’aggiornamento Ingress Prime, nel corso di questo Ottobre. Infine, vi rimandiamo alla nostra news dedicata per scoprire tutti gli ultimi dettagli su Ingress: The Animation.
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