Per un qualsiasi lavoratore è snervante pensare di poter essere sostituito da una IA in futuro, a maggior ragione se si parla di un campo creativo tipicamente “umano” come la musica. Allo stesso tempo, software per la creazione di musica possono costituire un aiuto nel processo creativo, anziché una minaccia.
Come funziona una IA?
La maggior parte di questi software funziona utilizzando reti di deep learning, un tipo di intelligenza artificiale che analizza grandi quantità di dati. I software con IA per la musica, in particolare, raccolgono informazioni da vari successi – ad esempio su accordi, tempo, lunghezza e relazioni tra le note – per trovare pattern e scrivere le proprie melodie.
Le piattaforme IA per la creazione di musica non sono tutte uguali: vediamo le principali.
Magenta
Google sta lavorando intensamente su vari test interattivi con l’intelligenza artificiale. Quelli in ambito musicale sono: un piano che risponde alla melodia, una macchina che visualizza cinguettii di vari uccelli e uno strumento che fonde diversi suoni.
Ma il progetto principale di Google Brain è Magenta, la piattaforma dedicata alla creazione di arte e musica con intelligenza artificiale – con tanti esperimenti da provare. Magenta ha anche già creato la sua prima melodia attraverso una rete neurale partendo da sole quattro note.
AIVA Technologies
AIVA – che si basa su deep learning e apprendimento per rinforzo – è stato il primo “compositore elettronico” riconosciuto da una società musicale (SACEM). L’algoritmo legge lavori di musica classica e ne riprende i concetti e le strutture per creare nuove melodie.
Flow Machines
Flow Machines si basa sul machine learning e permette di creare canzoni in qualsiasi stile, in modalità automatica o interattiva.
Tra tutte le piattaforme di IA, Amper è indubbiamente il più facile da usare. Gli altri progetti richiedono conoscenze di programmazione e esportano il risultato in file MIDI – che va quindi rielaborato -, mentre per usare Amper basta andare sul sito web e scegliere un genere musicale e un mood. Il programma converte poi la traccia in formato audio, che può quindi essere esportato come unico file o come singoli livelli di strumenti.
Influenze sui compositori
L’intelligenza artificiale nella composizione non è una novità. Già negli anni ’90, David Bowie ha aiutato a sviluppare un’app chiamata Verbasizer, che prendeva materiale letterario e riordinava in modo casuale le parole per creare nuove combinazioni che potevano essere utilizzate come testo.
Nel 2016, una collaborazione tra Sony e il compositore francese Benoît Carré ha portato alla produzione di due canzoni interamente composte con Flow Machines.
Sempre Flow Machines ha permesso la creazione di “Hello World“, il primo album multi-artista composto con un’intelligenza artificiale.
Anche Taryn Southern ha usato l’intelligenza artificiale – Amper, in questo caso – per aiutare a generare percussioni, melodie e accordi per il suo album “I am AI”. Ora la cantante collabora anche con Google Magenta e tiene a sottolineare come l’IA sia “un potente strumento e partner, non un sostituto per i musicisti”.
Un giorno l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire i musicisti?
I risultati delle AI sono musiche piacevoli, con accordi e strutture semplici, ma più a lungo le si ascolta, meno senso hanno: le canzoni sono troppo povere e anonime, “da ascensore”. Per ora, quindi, musicisti e compositori non hanno da temere e anzi, possono avvalersi di queste tecnologie per creare nuove melodie. Ma con il crescente interesse di tante aziende verso lo sviluppo dell’IA, la domanda sul futuro della composizione rimane aperta.
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