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Telegram contro la censura, manifestazioni in Russia

La popolazione russa insorge contro la censura del Roskomnadzor

Lo scorso 22 aprile il popolo russo ha raccolto l’appello di Pavel Durov, fondatore di Telegram ora esule per propria scelta negli Emirati Arabi Uniti. Attraverso il suo canale Telegram ha invitato tutti a supportare il movimento Digital Resistance, manifestando pacificamente contro la censura che il Cremlino ha imposto su Internet. Il 16 aprile scorso infatti il Roskomnadzor (il Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa) ha tentato, con scarsi risultati e imbarazzanti conseguenze, di oscurare Telegram.

Le manifestazioni

Durov aveva pianificato che il flash mob si tenesse il 22 aprile alle ore 19:00. Chi avesse voluto partecipare avrebbe dovuto lanciare dalla propria finestra un aeroplanino di carta, simbolo dell’app, in segno di protesta. Come testimonia un video condiviso dallo stesso Durov l’appello è stato raccolto da molti:

 

Molto più d’impatto però è stata la manifestazione tenutasi a Mosca il 30 aprile. 12 mila persone si sono riunite in Viale Sakharov per manifestare a favore della libertà di espressione su internet e opporsi alla censura sempre più forte. Simbolo della manifestazione, anche qui, l’aeroplanino di carta.

“Thousands of young and progressive people are currently protesting in Moscow in defense of internet freedom. This is unprecedented. I am proud to have been born in the same country as you. Your energy changes the world”

“Migliaia di giovani e progressisti stanno protestando a Mosca in difesa della libertà su internet. Questo non ha precedenti. Sono orgoglioso di essere nato nel vostro stesso paese. La vostra energia cambia il mondo”

(Pavel Durov, creatore di Telegram)

Il fondatore dell’app di messaggistica ha rinnovato l’impegno alla lotta contro la censura donando fondi a coloro che avessero aperto servizi di proxy e VPN.

Motivazioni e conseguenze

Il tentativo di censura è stato operato a seguito di un rifiuto da parte di Telegram di fornire le chiavi di decodifica, che avrebbero permesso al governo di monitorare il traffico dell’app. Infatti, secondo la legge Yarovaya, un provvedimento antiterrorismo entrato in vigore nel luglio 2016, i provider di messaggistica sarebbero tenuti a fornire le chiavi per la decodifica dei messaggi. Questo affinchè il governo possa intercettare messaggi potenzialmente pericolosi e, fatto mai dichiarato ma ormai palese, per operare attività di censura. Il Roskomnadzor ha così inserito in lista nera 18 milioni di indirizzi IP. A causa di ciò molti servizi che si appoggiavano a questi indirizzi, tra cui Google, Facebook, Twitter e Yahoo, hanno smesso di funzionare. Questo ha messo in luce la grave incompetenza tecnica dell’ente governativo russo, che rischia di minare la credibilità della Federazione, anche in relazione agli imminenti Mondiali di calcio.

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Perchè Telegram?

Com’è ovvio che sia la legge sul traffico di rete si applica a tutti i provider di servizi che operano in territorio russo. Allora, se è così, perchè prendere di mira proprio Telegram?

Una delle motivazioni di spicco riguarda il CEO di Telegram, il già citato Pavel Durov. Questo non viene visto di buon occhio dal governo del Cremlino, che vede nella creazione di Telegram un vero e proprio guanto di sfida nei propri confronti.

Altra motivazione è la natura molto più social di Telegram rispetto alle altre app di messaggistica. Attraverso i canali, infatti, è possibile condividere in maniera completamente anonima notizie e contenuti. Di conseguenza, il servizio diventa un utile strumento di propaganda politica. Si pensa addirittura che ci siano degli informatori negli uffici governativi che condividono anonimamente indiscrezioni e notizie interne.

Crittografia end-to-end

A ogni modo, ciò di cui tutti si avvalgono è la garanzia di segretezza data dalla crittografia end-to-end sfrtuttata dall’applicazione. Ciò che probabilmente allarma ancor di più le cariche governative è il fatto che Telgram usi un protocollo proprietario, l’MTProto. Molti hanno dubitato dell’effettiva sicurezza della tecnologia, ed è probabile che il governo voglia sfruttare questa debolezza per minare il funzionamento del servizio di messaggistica usato da circa 14 milioni di russi.

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