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20 anni di iMac: due decenni dalla rivoluzione del personal computer

“The excitement of the internet. The simplicity of Machintosh.”

Con queste parole Steve Jobs introduceva il primo iMac sul palco del Flint Center di Cupertino. Il 6 maggio 1998 sarebbe stato ricordato come il giorno in cui avvenne la seconda rivoluzione del personal computer, oltre che il rilancio di Apple in quanto società, reduce da una forte crisi. L’azienda proponeva un prodotto mirato a fare ciò che tutti in quel periodo desideravano: navigare su Internet.

“We decided to make this thing fast”

La presentazione tenuta da Jobs si basò per la maggior parte su un confronto (o una critica, nemmeno molto velata) a quelli che erano i personal computer dell’epoca. Lenti, ingombranti, con schermi piccoli e spesso senza alcuna possibilità di connettersi alla rete. Il da poco reintegrato amministratore delegato prese ognuna di queste criticità e le risolse nel nuovo iMac. Il prodotto della mela equipaggiava un processore PowerPC a 233Mhz e 32Mb di RAM. Sul davanti, sotto lo schermo da 15″ con risoluzione 1024×768, i due altoparlanti stereo e il lettore CD 24x. Scelta ambiziosa, dato che il formato floppy era ancora parecchio diffuso. Molti utenti furono infatti costretti a dotarsi di un lettore esterno. Inoltre 3 porte USB erano disponibili per collegare le periferiche. Anche qui Apple andò controcorrente, dato che standard come il parallelo, il seriale e l’SCSI erano ancora d’uso comune. Infine l’elemento cardine: il modem a 33.6Kb per la connessione in rete.

15bis macintosh

“Sorry, no beige”

Ciò che però fu determinante nel successo dell’iMac non fu tanto la tecnologia al suo interno quanto il design. “Persino il retro è più bello del fronte di quegli altri” disse Jobs, riferendosi ai PC di quel periodo. Il designer dietro all’iMac è Jonathan Ive, tutt’ora impiegato presso Apple col ruolo di Chief Design Officer. Il designer britannico tagliò di netto col passato: un corpo bianco e azzurro trasparente, dalle linee stondate che integrava tutto il necessario, in contrapposizione agli altri prodotti goffi e antiestetici. Secondo lui i computer avevano la tendenza a spaventare le persone. Per questo creò un prodotto che fosse il più accessibile possibile all’utente medio. Difatti la maniglia sul retro, che permetteva di trasportare facilmente l’iMac, era anche un pretesto per invogliare la gente ad avvicinarsi al computer e sollevarlo.

iMac ad Sorry no Beige min

i(Mac)

Jobs voleva che il nome del nuovo nato di casa Apple riflettesse il fatto che fosse pensato per navigare in Internet. Il team della TWBA, di cui Ken Segall, futuro ideatore del nome iMac, faceva parte, rimase piuttosto scioccato alla vista dell’iMac.

“We were pretty shocked but we couldn’t be frank. We were being polite, but we were really thinking, ‘Jesus, do they know what they are doing? It was so radical.” 

“Eravamo piuttosto scioccati ma non potevamo essere schietti. Eravamo gentili, ma in realtà pensavamo, ‘Gesù, sanno che cosa stanno facendo? Era così radicale.” 

(Ken Segall)

Dopo il meeting, Segall si ripresentò con cinque nomi. Quattro erano dei fantocci, fatti solo per accompagnare il nome che lui stesso amava: iMac. La “i” richiamava Internet, ma anche parole come immaginazione, intuitivo e qualsiasi cosa con la i che avesse fatto comodo alla compagnia. Jobs li rifiutò tutti, compreso iMac. “I rifiuti si susseguirono, finchè ad un certo punto il nome iMac comparve sulla macchina e basta”, ricorda Segall; “Non c’è mai stata un’accettazione formale”.

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Un’idea immutata nel tempo

In vent’anni di storia l’iMac si è rinnovato costantemente, sfruttando a ogni aggiornamento le più recenti tecnologie. L’effetto più evidente è quello di riduzione delle dimensioni, specialmente dopo il 2002, anno in cui, con l’iMac G4, Apple introdusse uno schermo piatto. Due anni dopo, nel 2004, venne presentato il design che ad oggi ha subito meno variazioni, con lo spostamento dell’elettronica dietro il pannello LCD. Ciò che però non è variato da allora è l’idea che sta dietro all’iMac: un prodotto che sappia combinare facilità d’uso, estetica e alte prestazioni. Gli iMac venduti ad oggi si aggirano intorno alle 20 milioni di unità, e i numeri non accennano a diminuire.

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