Dove trovare miliardi di foto accuratamente etichettate se non su Instagram?
Ieri, a San Jose si è concluso l’F8, l’annuale conferenza del colosso informatico californiano. Insieme alla presentazione di Oculus GO e all’annuncio di una funzionalità di dating stile Tinder si è parlato anche di Instagram. Non per l’introduzione di nuove funzionalità, bensì per l’uso che i ricercatori di Facebook ne hanno fatto.
Gli hashtag facilitano il lavoro
L’immenso database di immagini che Instagram offre è stato usato per istruire un’intelligenza artificiale al riconoscimento delle immagini. Un problema che affligge questo tipo di procedure è che l’AI, specialmente nei primi passi dell’apprendimento, va tenuta per mano come un bambino. Questa infatti sarà completamente ignara di cosa sta osservando e sarà perciò compito di un’operatore esterno etichettare ogni immagine che viene mostrata. Instagram però ha già un sistema di etichattatura integrato: gli hashtag.
I numeri
I ricercatori hanno infatti dato in pasto all’algoritmo di machine learning 3,5 miliardi di immagini affiancate da 17 mila hashtag. Si è poi passati a un modello meno ricco di dati, con 1 miliardo di immagini e 1500 hashtag, che ha portato all’accuratezza record dell’85.4%. Inoltre, il riconoscimento è risultato più dettagliato con un AI che riesce a distinguere cibi diversi, razze particolari di animali e specie di piante.
Sì ma… Perché?
Il riconoscimento dettagliato delle immagini ha diverse implicazioni positive. Innanzitutto, questo sistema aiuta a bloccare automaticamente contenti fasulli e pericolosi sulle varie piattaforme. Inoltre, migliora gli strumenti per gli utenti ciechi o con gravi problemi alla vista. E, come se non bastasse, aiuta i traduttori automatici a comprendere meglio le sfumature delle varie lingue.
Le applicazioni, dunque, sono molteplici e in continuo rinnovamento e disponibili a tutti, non solo come prodotto finito, ma anche sottoforma di progetto. Facebook, infatti, pubblica sotto licenza open source molto del materiale usato nelle ricerche. I più curiosi potranno visitare il sito di Facebook Research per approfondire gli argomenti e, chissà, contribuire loro stessi.