Oggi, 25 aprile 2018, esce nelle sale Avengers: Infinity War, un film che, senza mezzi termini, segna una tappa nella storia del cinema commerciale.
RECENSIONE A CURA DI SAMUELE MALLOCI
“Nello spazio nessuno può sentirti urlare”
Apro la mia analisi con la tagline, ormai storica, del primo Alien non a caso, e vi chiedo di tenerla a mente durante la visione, perché in ben due momenti (compresa la scena d’apertura) essa si rivelerà calzante.
Perché sì, quello che vi troverete davanti in sala se andrete a vedere l’ultima avventura degli Avengers, non è il solito film scanzonato stile MCU da vedere a cuor leggero e cervello spento, ne contiene certi aspetti, ma per il resto esula dal solito format mostrando una personalità forte e creandosi un proprio stile.
Personaggi ormai storici e amati che interagiscono a schermo, ambientazioni cosmiche e urbane, ma sopratutto dramma e commedia si fondono in un film che si pone, e riesce quasi nell’impresa di essere, a livello di grandi Kolossal d’intrattenimento del passato.
Un pacchetto di ottima fattura
Nonostante durante il film mi sia spesso ritrovato a pensare ai vecchi film degli Avengers e quindi alle fantastiche scene d’azione orchestrate da Joss Whedon, ricche di fluidi movimenti di macchina e piani sequenza, la prova registica dei Russo Bros. si rivela essere azzeccata e pregevole, più serrata e al cardiopalma, ma ugualmente efficace.
Menzione d’onore, poi, per le splendide scenografie e (salvo in un paio di scene) i convincenti effetti visivi, decisamente abbondanti ma mai fastidiosi, che rendono il film un eye pleasure in molte scene più tranquille.
Perché si, nonostante la guerra sia aperta e le battaglie numerose e (sorprendentemente) violente, vi sono momenti in cui il ritmo si rilassa, per enfatizzare un particolare passaggio drammatico o una scena introspettiva, e forse sono quelli i punti in cui di più si apprezza la cura estetica riposta nel film.
La fotografia varia in base all’ambientazione, passando da toni cupi a colori più accesi, aiutando così le varie location ad assumere forma e carattere.
Il comparto tecnico è quindi ottimo, funzionale e maestoso, perfetto per l’atmosfera che il film vuole trasmettere.
Per un contenuto che non è da meno
La trama scorre nelle sue due ore e mezza di durata liscia come olio, alternando, come già detto, momenti tragici, divertenti, ansiogeni, serrati e rilassati.
La comicità che fa da firma ai film Marvel è presente, non sempre contestualizzata purtroppo, ma in questo caso più che spezzare l’azione serve a rallentarla e dare un attimo di respiro allo spettatore.
A livello di personaggi, escludendo due assenze illustri che vengono liquidate in modo abbastanza opinabile, ritroviamo praticamente tutti coloro che abbiamo imparato ad amare in questi anni, più qualche new entry – sia dal lato dei “buoni” che dei villain – cosa sempre gradita (anche se per lo più si tratta di personaggi muscolari e/o secondari poco o per nulla caratterizzati).
Due menzioni sono necessarie, una al Villain principale della pellicola, di cui però parlerò dopo, e una al personaggio che qui ricopre il ruolo di comic relief, purtroppo. Perché “purtroppo”? Perché a causa di questo (e di una sorta di “problema” non spiegato nella pellicola e che probabilmente verrà risolto in futuro) ci troviamo di fronte a un personaggio svilito e a tratti imbarazzante, quasi una parodia di se stesso.
Una graditissima sorpresa
Ma ora vorrei soffermarmi sul pezzo da novanta, il personaggio che più gode di un’approfondimento e una profonda, e a tratti struggente, caratterizzazione in questa pellicola: Thanos. Il Titano Pazzo (ma ne siamo veramente sicuri?) qui viene mostrato in tutta la sua forza e maestosità, caratterizzato come un personaggio complesso, sfaccettato, che viene esplorato a 360 gradi. Spesso, con un ovvio sforzo di immedesimazione, mi sono trovato quasi a comprenderlo, perché, in fondo, vi è logica nei suoi piani, almeno dal suo punto di vista. E dopo 10 anni di delusioni mi trovo insomma a incensare un villain del Marvel Cinematic Universe, e non potrei esserne più felice, perché questo personaggio è di una tale potenza scenica ed emotiva che mi ha lasciato veramente esterrefatto ed affascinato.
Un futuro incerto, la fine dell’innocenza
Tirando le somme questo è, a mani basse, il miglior film partorito dalla prolifica divisione cinematografica della casa delle idee sino ad oggi, a qualche ora dalla visione ho ancora i brividi a ripensare a certe scene e la commozione a ricordarne altre, dopo anni in cui i cinecomics (per il sottoscritto) si stavano appiattendo rivelandosi un more of the same abbastanza sfiancante mi sono ritrovato a esaltarmi, commuovermi e impressionarmi, a ridere e piangere, in quella che non esito a definire una vera e propria esperienza più che un semplice film ad ampia distribuzione.
Posso consigliare dunque di recarsi in sala a mente sgombra, senza aspettative precise e senza teorizzare la morte del personaggio X o la locazione della gemma dell’anima custodita nel luogo Y (tanto non ci arrivereste mai, ve lo dico), sedervi, abbracciare quell’inquietante ombra che è Thanos, il male incarnato, la morte di nome e di fatto, e farvi guidare in questo viaggio.
Alla fine, sono sicuro, che ne sarete più che soddisfatti.
E per tutto il resto, beh, dobbiamo aspettare l’anno prossimo.
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