Chiunque segua il panorama manga e anime degli ultimi tempi non può non aver almeno sentito parlare di My Hero Academia: un battle shonen scritto e disegnato da Khoei Horikoshi e successivamente trasposto nella sua versione animata dallo studio di animazione giapponese Bones.
Gli eventi ci vengono narrati dal giovane protagonista Midoriya Izuku, uno dei pochi esseri umani nati senza quello che viene definito quirk (nella versione originale “Kosei”, cioè “Unicità”), ovvero dei veri e propri superpoteri i quali sono praticamente fondamentali in una società in cui supereroi e supercattivi sono all’ordine del giorno. Sarà il mentore del giovane Midoriya, tale All Might, a cambiare per sempre la vita del ragazzo.
Ma cosa ha portato quello che all’apparenza sembra essere un semplice shonen come qualsiasi altro a diventare una delle nuove punte di diamante della rivista nipponica Weekly Shonen Jump? In effetti, ad una prima lettura, l’opera sembra avere tutte le caratteristiche tipiche che caratterizzano il genere a cui appartiene: un protagonista inizialmente debole, un rivale che sta sempre un passo avanti al personaggio principale, dei personaggi che aiutano il protagonista nella sua crescita, dei villain all’apparenza insuperabili ed addirittura l’immancabile personaggio pervertito di turno.
Ciò che ha fatto innamorare milioni di persone in tutto il mondo di questa opera è stato principalmente il modo in cui vengono trattati e caratterizzati i personaggi. Ogni singolo personaggio, eccezione fatta per le semplici comparse, verrà caratterizzato dall’autore in modo da renderlo indimenticabile ai lettori grazie ad un ottima presentazione del background storico e psicologico ed a una descrizione del carattere curata nei minimi particolari ma narrata gradualmente per tutto il corso della trama, rendendolo quindi difficilmente prevedibile e mai banale.
Degna di nota è anche la fantasia con cui sono stati ideati i vari quirk. I superpoteri che vedremo comparire durante la storia spazieranno infatti dalla classica superforza ad altri molto più originali, come ad esempio l’abilità di trasformare delle parti del proprio corpo nell’ultimo alimento che è stato ingerito.
Ai pregi sopracitati si aggiunge il particolare stile di disegno utilizzato. Le tavole nelle quali si svolge una battaglia sembrano uscite direttamente da un fumetto americano, con tanto di onomatopee raffigurate in puro stile comics. Da non dimenticare anche le tavole ad alto impatto emotivo, alle quali l’autore conferisce una grande importanza non solo dal punto di vista narrativo ma anche da quello grafico.
Il manga purtroppo non è esente da difetti. In alcune tavole rappresentanti dei combattimenti contro avversari di grossa taglia, e quindi ricchi di particolari, l’azione può risultare confusionaria o non sufficientemente chiara al lettore, una lacuna che però viene colmata dalla sua versione animata, nella quale delle animazioni realizzate egregiamente e dei disegni altrettanto ben fatti rendono questo prodotto fruibile anche a chi preferisce la visione di un anime piuttosto che la lettura di un manga.
My Hero Academia è diventato senza dubbio parte integrante della nuova leva di Weekly Shonen Jump, sia per la sua originalità che per il modo in cui ha preso spunto dai suoi predecessori senza però commettere gli stessi errori.
Gli stessi Eiichiro Oda e Masashi Kishimoto, autori rispettivamente di One Piece e Naruto, si sono congratulati con Khoei Horikoshi per il lavoro svolto. Inoltre Kishimoto ha realizzato un disegno sulle pagine di Shonen Jump in occasione del debutto della versione animata dell’opera.
In definitiva My Hero Academia è un’ opera ancora in fase di crescita ma che ha già avuto modo di mostrare il suo potenziale a lettori e spettatori e che ci auguriamo continui a mantenere lo stesso livello di qualità che ha mantenuto fino ad oggi.